Giuseppe Sandro Mela.
2018-05-28.
Tutta questa complessa problematica sarebbe facilmente comprensibile rileggendo, e meditando, questi scarni dati pubblicati dall’International Monetary Fund World Economic Outlook (October – 2017).
Le proiezioni al 2022 danno la Cina ad un pil ppa di 34,465 (20.54%) miliardi di Usd, gli Stati Uniti di 23,505 (14.01%), e l’India di 15,262 9.10%) Usd. Seguono Giappone con 6,163 (3.67%), Germania (4.932%), Regno Unito 3,456 (2.06%), Francia 3,427 (2.04%), Italia 2,677 (1.60%). Russia 4.771 (2.84%) e Brasile 3,915 (2.33%).
I paesi del G7 produrranno 46,293 (27.59%) mld Usd del pil mondiale, mentre i paesi del Brics renderanno conto di 59,331 mld Usd (35.36%).
– Gli Stati Uniti non sono più la prima potenza economica mondiale, contano il 14.01% quando la Cina raggiunge il 20.54%.
– Ma assieme agli Stati Uniti tutto il sistema economico occidentale non funziona più come in passato: i paesi afferenti il G7 costituiscono il 27.59% del pil ppa mondiale contro il 35.36% dei paesi del Brics.
Dimenticate Russia, Arabia, Iran, Opec. È la Cina che fa i prezzi del petrolio.
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Volenti o nolenti si sta chiudendo il periodo in cui il dollaro americano era l’unica valuta usata per gli scambi internazionali. Questo non significa certo che lo yuan abbia soppiantato già il dollaro, ma la strada è questa.
La convivenza non sarà certo facile.
The Risks of the China-Saudi Arabia Partnership
Lead Story: China acts to make petro-yuan a reality
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«Già nel 2015 la Cina è diventata il primo importatore di greggio saudita e ha scavalcato gli Stati Uniti. Il trend si è consolidato.»
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«Nel 2017 l’Arabia Saudita, primo esportatore al mondo con una media 7 milioni di barili al giorno, ne ha venduti 1.070.000 alla Cina e soltanto 950.000 agli Usa»
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«E’ una «spinta verso Est» che rende sempre più importanti i rapporti fra i due Paesi: sono su fronti geopolitici diversi ma complementari dal punto di vista economico»
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«Per cementare gli scambi Pechino e Riad hanno deciso di lanciare contratti denominati in yuan, e ancorati all’oro, sullo Shanghai Energy Stock Exchange. I contratti in «petro-yuan» hanno debuttato il 26 marzo e i contratti futures sono stati subito trattati da giganti finanziari come Glencore e Trafigura.»
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«A maggio gli Shanghai crude oil futures sono arrivati a coprire il 12 per cento del mercato mondiale, in crescita dall’8 per cento di marzo e con un raddoppio degli scambi settimanali. Il prezzo del barile denominato in yuan ha oscillato in questi due mesi fra i 429 e 447 yuan»
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Le conseguenze non sono però solo contabili oppure economiche: potrebbero essere anche politiche, e di gran peso.
«l’Iran potrebbe aggirare le sanzioni vendendo il greggio in Asia senza usare la valuta americana»
6 pensieri riguardo “Cina. Arabia Saudita accetta i petro-yuan”
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