Giuseppe Sandro Mela.
2017-04-28.

Cerchiamo di chiarire innanzitutto i fatti accertati e le frasi pronunciate.
Carmelo Zuccaro. Procuratore di Catania.
«alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti di uomini …. le finalità potrebbe essere quella di destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi»
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«La Procura di Catania ha delle ipotesi di lavoro, che non sono al momento prove, neppure quella sui loro finanziamenti»
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«alcune Ong potrebbero essere finanziate da trafficanti»
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«Ci sono dei natanti di Ong che superano i confini delle acque internazionali, staccano i transponder (i segnalatori satellitari, ndr) per non farsi localizzare e rendersi invisibili a chi li deve monitorare. Vi sono Ong che prendono chiamate dalla Libia in cui si dice: Stiamo per mettere in mare i gommoni, intervenite!»
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«Alcune agenzie che non svolgono attività di polizia giudiziaria (intendendo cioè dei servizi segreti, ndr), hanno documentato i contatti ma si tratta di atti che non posso utilizzare processualmente, anche se mi danno la conoscenza certa che questo avviene»
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Luigi Di Maio. Movimento Cinque Stelle.
«Non so se è chiaro: Ong forse finanziate dagli scafisti! Gli ipocriti continuino pure ad attaccarmi, io vado fino in fondo»
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Matteo Salvini. Leader lega Nord.
«bisogna arrestare i trafficanti e affondare tutte le navi usate!»
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Andrea Orlando. Guardasigilli. (PD).
«la procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione. In generale, non è giusto ricostruire la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficanti, è una menzogna»
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«Spero che la procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione»
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«la visione degli operatori delle Ong che sono tutti al servizio degli scafisti, come detto da qualche aspirante statista, non va bene»
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Marco Minniti. Ministro degli Interni. (PD).
«Vanno evitate generalizzazioni e conclusioni affrettate. Deve esserci una rigorosa valutazione degli atti»
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«la commissione Difesa del Senato sta svolgendo una serie di audizioni, e ha preannunciato sue conclusioni entro la prima settimana di maggio»
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«generiche accuse non suffragate ancora da riscontri concreti»
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Vincenzo Melone. Comandante generale della Guardia Costiera.
«chi ha ricevuto per primo la chiamata di emergenza ha l’obbligo giuridico di proseguire nell’attività di soccorso»
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«la violazione di tale obbligo, oltre alle implicazioni di ordine morale, prevede conseguenze penalmente rilevanti»
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La Stampa. Giornale.
«La sua indagine poggia sui report di alcuni servizi segreti – quello tedesco e quello olandese – che da mesi monitorano alla loro maniera le comunicazioni da e per la Libia. Si sono mossi, i servizi d’intelligence del Nord Europa, attraverso le navi militari inquadrate nel dispositivo europeo Eunavformed-Sophia e attraverso alcuni natanti fantasma. Dapprima sono stati informati i rispettivi governi. Poi i loro rapporti sono stati veicolati da Frontex alla procura di Catania attraverso canali riservati»
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Dal nostro sommesso punto di vista, le procure della repubblica fanno più che bene ad indagare ogniqualvolta ricevano denuncie oppure vogliano chiarire se in una certa quale situazione siano o meno accaduti fatti penalmente rilevanti: è questo un loro preciso dovere.
Nel converso, sempre a nostro modo di vedere, le indagini dovrebbero essere sempre coperte da un segreto istruttorio. Qualora i giudici inquirenti ritengano di avere in mano prove probanti, allora rinviino a giudizio, perché un Tribunale accerti, sentite le accuse e valutate le difese, fatti e responsabilità.
Sempre a nostro parere, ai magistrati inquirenti dovrebbe essere proibito rivelare fatti istruttori in corso di indagine, massimamente in conferenze stampa oppure in interviste televisive.
Infine, la politica dovrebbe tenersi ben lontana dai procedimenti giudiziari.
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Di questi giorni un Procuratore della Repubblica ha avanzato severe accuse contro le ong, e non solo loro, di essere finanziate e corrotte dal denaro degli scafisti o, meglio, dei loro mandanti.
Se da un punto di vista logico formale la cosa non sorprende – sarebbe invero impossibile organizzare simili migrazioni di massa senza connivenze o combutte – si resta sorpresi di diversi elementi emersi:
– Oltre alle indagini della procura, esisterebbero report di intelligence che avvalorerebbero la tesi della connivenza ong – scafisti. I servizi segreti non lavorano certo con il metodo giuridico cui devono attenersi i Magistrati. Ciò non significa che i loro report non siano veritieri: significa solo che non sono utilizzabili in sede di giudizio, salvo speciali procedure.
– «Dapprima sono stati informati i rispettivi governi. Poi i loro rapporti sono stati veicolati da Frontex alla procura di Catania attraverso canali riservati». Il silenzio dei Governi su fatti di simile portata è semplicemente sinonimo di omertosa connivenza, sempre che non siano essi stessi i mandanti di questi processi migratori.
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Ciò appurato, il giudizio sulle organizzazioni non governative è severamente negativo. Nessuno intende generalizzare, ma nella stragrande maggioranza dei casi esse sono vere e proprie associazioni per delinquere.
Il procuratore di Catania in tv, Minniti: vanno evitate generalizzazioni e conclusioni affrettate. Orlando: parli con gli atti. In serata la precisazione: non ho prove.
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Le reazioni dei ministri dell’Interno e della Giustizia all’ennesima sortita del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sugli sbarchi di migranti, fanno ben comprendere l’irritazione del governo. Perché di fronte alla scelta del magistrato di andare in televisione per ribadire il sospetto che «alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti di uomini» e addirittura che «le finalità potrebbe essere quella di destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi» prima Marco Minniti e poi Andrea Orlando lo invitano a «non trarre conclusioni affrettate» e soprattutto a «parlare con gli atti». Tanto che in serata Zuccaro è costretto a precisare: «La Procura di Catania ha delle ipotesi di lavoro, che non sono al momento prove, neppure quella sui loro finanziamenti». L’appello alla cautela del governo non viene però accolto da Luigi Di Maio del Movimento Cinque Stelle che ormai da giorni soffia sul fuoco della polemica e ora rilancia: «Non so se è chiaro: Ong forse finanziate dagli scafisti! Gli ipocriti continuino pure ad attaccarmi, io vado fino in fondo.» Una posizione che lo accomuna al leader della Lega Matteo Salvini secondo il quale «bisogna arrestare i trafficanti e affondare tutte le navi usate!».
Lo scontro
Sceglie «Agorà» su Raitre il procuratore per ripetere le sue accuse. «Io so» dichiara sibillino, e forse è proprio questa sua affermazione a provocare la reazione del governo. Mentre Orlando auspica che «la procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione. In generale, non è giusto ricostruire la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficanti, è una menzogna», Minniti spiega in Parlamento: «Vanno evitate generalizzazioni e conclusioni affrettate. Deve esserci una rigorosa valutazione degli atti». Poi sottolinea che oltre alle indagini svolte a Catania «la commissione Difesa del Senato sta svolgendo una serie di audizioni, e ha preannunciato sue conclusioni entro la prima settimana di maggio».
La Guardia costiera
Uno degli appuntamenti chiave dell’indagine parlamentare è fissato il 4 maggio con l’audizione del comandante generale della Guardia Costiera Vincenzo Melone. Perché sarà l’occasione per comprendere cosa accade nel Mediterraneo. Nessuno nega che possa esserci un interesse dei trafficanti a caricare sulle navi il maggior numero possibile di disperati che cercano di arrivare in Europa. Il problema è che i mezzi utilizzati dalle organizzazioni criminali non hanno alcuna capacità di effettuare l’intera traversata. E dunque, spesso, sono gli stessi scafisti a contattare con i telefoni satellitari il Centro Nazionale di Soccorso Marittimo della Guardia Costiera a Roma. A questo punto la procedura prevede di allertare i centri competenti, ma spesso dalla Libia non arrivano risposte e dunque la legge impone che «chi ha ricevuto per primo la chiamata di emergenza ha l’obbligo giuridico di proseguire nell’attività di soccorso». E quindi di contattare il mezzo navale più vicino e adatto a svolgere il salvataggio. Non c’è possibilità di sottrarsi, più volte il comandante Melone ha chiarito che «la violazione di tale obbligo, oltre alle implicazioni di ordine morale, prevede conseguenze penalmente rilevanti».
La Libia
Di fronte a tutto questo si sta cercando di far funzionare l’accordo con la Libia che invece incontra numerose difficoltà. l’Italia si è impegnata a consegnare motovedette e chiede in cambio il controllo delle coste e delle spiagge. Un negoziato che le polemiche non aiutano. Soprattutto se, fanno notare al Viminale, si basano su «generiche accuse non suffragate ancora da riscontri concreti».
Il Guardasigilli contro il procuratore di Catania: atti, non parole
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Sulla vicenda delle Ong, nel governo si parlano lingue diverse. A qualche giorno dall’esplosione della polemica su quale sia il ruolo delle organizzazioni non governative nel salvataggio dei migranti in mare, dopo che ancora ieri il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ad «Agorà», ha affermato che «alcune Ong potrebbero essere finanziate da trafficanti» (salvo poi chiarire che si tratta di «ipotesi di lavoro, non prove») impostazioni diverse si sono chiaramente avvertite ieri, quando sono intervenuti il ministro della giustizia, Andrea Orlando, e quello dell’Interno, Marco Minniti. Ma anche l’ex segretario ricandidato del Pd, Matteo Renzi.
«Spero che la procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione», richiama il Guardasigilli Orlando a evitare di esprimersi con valutazioni personali. «In generale, non è giusto ricostruire la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficanti, è una menzogna», bacchetta, dopo che già mercoledì sera, nel corso del confronto tra candidati alle primarie Pd, aveva attaccato il grillino Di Maio per le sue parole sui «taxi del Mediterraneo»: «Dovrebbe vergognarsi». Perché, oltre che ministro del governo Gentiloni, Orlando è candidato alle primarie, e non dimentica di voler rappresentare l’ala sinistra del partito. Quella che sta con le Ong, che le difende, e sull’inchiesta si mostra più che prudente.
E se sulla frase di attacco a Di Maio c’è sintonia col resto del governo («evitare giudizi affrettati», ha raccomandato anche Minniti) e con Renzi («la visione degli operatori delle Ong che sono tutti al servizio degli scafisti, come detto da qualche aspirante statista, non va bene»), è sull’impostazione generale che si individua una linea di frattura.
«Che qualcuno non si stia comportando bene direi che è possibile. Arrivo a dire, è probabile», dichiara l’ex premier a «Porta a porta»: «Che ci siano state alcune vicende discutibili, per me è innegabile. Se qualche Ong va a qualche miglio dalla costa, credo si debba intervenire», considera, «dopodiché vanno combattuti gli scafisti, non i volontari». Altro che la cautela di Orlando. Una linea che, nel governo, incarna bene il ministro Minniti: «Le questioni sollevate non possono essere sottovalutate», ha spiegato ieri in un question time alla Camera, per questo il governo «segue lo sviluppo» di numerose indagini – da quella della procura di Catania a quella della Commissione difesa – e «ha aperto un canale di scambio informativo con la Commissione europea e l’agenzia Frontex».
Certo, anche il responsabile del Viminale invita a «non generalizzare», ma anche a non sottovalutare, e garantisce che «gli esiti finali» di tutte le inchieste in corso «verranno valutati con grande attenzione». D’altra parte, quando il presidente della Commissione difesa del Senato, Nicola Latorre, propose un’indagine conoscitiva sul tema, i segnali che gli arrivarono dall’esecutivo furono di incoraggiamento.
Due linee a confronto, insomma. Quella «dura» di Minniti sulla questione migranti in generale, secondo qualcuno stava rischiando di trovarsi isolata: più vicina a un approccio solidale è considerata la ministra Pinotti, legata al mondo scout, così come il cattolico Delrio, o anche la Farnesina, dove il viceministro Mario Giro è molto legato alla comunità di Sant’Egidio ed è stato il primo a rifiutare di considerare il salvataggio in mare da parte delle Ong come «pull factor», fattore di attrazione per le partenze. «Ma il Parlamento e l’opinione pubblica sono con Minniti», assicura un sostenitore del governo. E, soprattutto, è con lui il quasi certo nuovo segretario del Pd.
Il cul de sac dell’inchiesta catanese, la disomogeneità delle procedure.
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All’ennesima intervista del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che forse mai si era espresso tanto chiaramente sui comprovati contatti tra scafisti e alcune associazioni umanitarie, spingendosi a dire che a suo avviso «alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti», si è alzata un coro sdegnato: Fuori le prove! Come se fosse facile.
Intanto c’è da dire che un procuratore della Repubblica non può andare in televisione e squadernare atti coperti dal segreto investigativo. Ma in questo caso Zuccaro ha un problema in più: le poche intercettazioni che ha sul tavolo provengono da servizi segreti e non sono state acquisite secondo le regole della procedura penale italiana. Di qui il suo grande imbarazzo.
È un rebus giuridico che al momento non ha soluzione. La sua indagine poggia sui report di alcuni servizi segreti – quello tedesco e quello olandese – che da mesi monitorano alla loro maniera le comunicazioni da e per la Libia. Si sono mossi, i servizi d’intelligence del Nord Europa, attraverso le navi militari inquadrate nel dispositivo europeo Eunavformed-Sophia e attraverso alcuni natanti fantasma. Dapprima sono stati informati i rispettivi governi. Poi i loro rapporti sono stati veicolati da Frontex alla procura di Catania attraverso canali riservati.
Quei rapporti, però, pur utilissimi per l’inchiesta, sono assolutamente inutilizzabili ai fini del procedimento italiano. La legge è molto chiara. Siccome gli 007 tedeschi e olandesi si muovono senza avere avuto l’autorizzazione preventiva di un magistrato, a differenza dell’intelligence italiana, le loro intercettazioni è come se non esistessero.
Ed ecco perché Zuccaro si agita tanto: «Alcune agenzie – diceva anche ieri al sito LiveSicilia – che non svolgono attività di polizia giudiziaria (intendendo cioè dei servizi segreti, ndr), hanno documentato i contatti ma si tratta di atti che non posso utilizzare processualmente, anche se mi danno la conoscenza certa che questo avviene». Il rischio, insomma, è che il caso finisca nel nulla per mancanza di prove processualmente valide.
Su quanto avviene in mare, Zuccaro ha le idee chiare: «Ci sono dei natanti di Ong che superano i confini delle acque internazionali, staccano i transponder (i segnalatori satellitari, ndr) per non farsi localizzare e rendersi invisibili a chi li deve monitorare. Vi sono Ong che prendono chiamate dalla Libia in cui si dice: Stiamo per mettere in mare i gommoni, intervenite!». Pare che siano stati documentati comportamenti ambigui di marinai libici in divisa, che non si sa se e a quale Guardia costiera rispondano.
Nel frattempo sono arrivati a Catania anche i rapporti riservati dell’intelligence italiana. Altre segnalazioni delicatissime. È stato ricostruito, ad esempio, l’enorme andirivieni dei gommoni nei giorni di Pasqua, con porti di partenza e navi delle Ong in attesa. Sono quelle ricostruzioni che nel governo italiano hanno fatto pensare che vi fosse «una regia» dietro la partenza simultanea di ben 8500 migranti.
Questi rapporti, ai sensi della legge 124 sui servizi segreti, sarebbero acquisibili dal magistrato, tramite una delega specifica alla polizia. Ma forse non possono bastare per impiantarvi un procedimento penale. Occorre molto di più. Servirebbe ad esempio qualche prova concreta di un trasferimento di soldi che accompagni i «contatti». Zuccaro lo sa, perciò ha dato disposizione ai suoi investigatori di seguire prioritariamente i flussi finanziari. Ha anche chiesto rinforzi specialistici a Roma. E certo ha trovato un orecchio attento nel ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ieri in Parlamento da una parte ha invitato a evitare «giudizi affrettati, attenendosi quindi ad una rigorosa valutazione degli atti», ma dall’altra ha riconosciuto le questioni sollevate dai deputati di Forza Italia «non possono essere sottovalutate».