Italia. Gallerie. ‘Sette su otto non sono sicure’, Automobilclub tedesco.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-30.

Aulla. A proposito del ponte crollato. Ecco la manutenzione (non) fatta.

Per l’Anas il ponte crollato ad Albiano non aveva problemi.

Stato assassino e Gavio correi. Crollato un altro ponte autostradale.

Crolla tratto viadotto su Torino-Savona

Ponte Benetton. I primi venti indagati. “Sapevano ma non hanno fatto nulla”.

Ponte Benetton. J’accuse contro i Governi del partito democratico dal 2011 ed il 2018.

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Ponte Benetton. J’accuse contro i Governi del partito democratico dal 2011 ed il 2018.

Italia. Gallerie Autostrade. Un crollo al giorno toglie le auto di intorno.

Si stacca rivestimento della volta, chiusa galleria sulla A6

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Lo stato manutentivo del sistema viario italiano, massimamente quello autostradale, è da decine di anni inesistente. Qualche volta si asfalta una carreggiata, ma poco o punto è stato fatto per controllare la statica dei ponti né quella dei rivestimenti interni delle gallerie.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ponti che crollano, gallerie che si sgretolano, frane che si abbattono sulle strade, i pochi lavori di durata quasi eterna, inchieste giudiziarie che durano quel tanto che basta a mandare tutto in prescrizione.

Non ci si stupisce quindi se l’Automobilclub tedesco pubblica dei titolacci.

«Italia flop»

«gallerie: Sette su otto non sono sicure»

«tunnel del Centro-Nord: Mancano estintori, telefoni e uscite di emergenza. In 15 anni nessun intervento»

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Il problema è che in questo caso i tedeschi hanno ragione.

«Siamo molto arrabbiati, il vostro Paese in 15 anni non ha fatto i lavori che doveva per la sicurezza stradale»

«L’associazione degli automobilisti è in allarme: avverte i vacanzieri in rotta verso il Sud di fare attenzione a circolare sulle nostre strade, mentre promuove Austria e Croazia»

«A preoccupare così tanto la Germania sono i tunnel autostradali, che secondo i test effettuati a campione a febbraio scorso dall’ente di Monaco di Baviera non rispettano i criteri minimi di sicurezza»

«Anche la Ue, ad ottobre scorso, ci aveva avvertito, ma da molti anni facciamo orecchie da mercante»

«Non si scherza sulla pelle dei guidatori»

«Si va dalle carenze più comuni, come la mancanza di aree di sosta per i veicoli in avaria, all’assenza di estintori o di telefoni di emergenza, e ancora, poche o niente uscite di emergenza, pochi ripetitori del segnale radio, segnaletica inesistente o poco chiara»

«Sono sette su otto le gallerie testate che non hanno passato l’esame»

«Sono dislocate tra Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta»

«Abbiamo scelto quelle che si trovano sulle rotte per raggiungere il mare e il Meridione, cioè quelle strade che migliaia di tedeschi ogni estate percorrono in auto, compreso in queste settimane»

«Dal tunnel del Tarvisio sull’A23 Udine-Villaco, alla galleria Allocco sulla Milano-Firenze (l’unica che ottiene la quasi sufficienza), e ancora Banzole sempre sulla Milano-Firenze presso Montefredente, Castelletto sulla Genova-Livorno presso Recco, Fornaci sulla A10 Genova-Ventimiglia, Les Cretes sulla A5, Roccaccia sulla SS 33/E 45 Perugia-Cesena, vicino a Bagno di Romagna»

«Abbiamo avuto remore a pubblicare l’indagine, scusateci ma non potevamo nascondere la verità, e cioè che le vostre gallerie non rispettano gli standard richiesti dall’Ue per la sicurezza. Stiamo parlando della vita degli automobilisti»

«L’Unione europea aveva lasciato tempo fino all’aprile 2019 ad alcuni Paesi tra cui il nostro per raggiungere gli standard. Cinque anni in più di altri Stati, per mettere a norma le gallerie»

«Cinque anni in più di altri Stati, per mettere a norma le gallerie. Ne abbiamo molte e vecchie, e dobbiamo investire molti soldi: per questo Bruxelles aveva concesso una dilazione nelle verifiche. Non è bastata, e a ottobre abbiamo ricevuto una notifica di inadempienza, a cui abbiamo dovuto rispondere con un piano di lavori infrastrutturali delle opere. Ma per ora ben poco si è mosso»

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“a ottobre abbiamo ricevuto una notifica di inadempienza”

Ad ottobre mica che c’era il coronavirus cui dare tutte le colpe: c’era solo codesto desolante, imbelle governo, disonore del popolo italiano.

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La Stampa. L’allarme della Germania sulle nostre gallerie: “Sette su otto non sono sicure”

L’ispezione dell’Automobil club tedesco su alcuni tunnel del Centro-Nord: “Mancano estintori, telefoni e uscite di emergenza. In 15 anni nessun intervento”.

“Siamo molto arrabbiati, il vostro Paese in 15 anni non ha fatto i lavori che doveva per la sicurezza stradale”. E l’Adac, l’Automobilclub tedesco, senza remore titola: “Italia flop”. L’associazione degli automobilisti è in allarme: avverte i vacanzieri in rotta verso il Sud di fare attenzione a circolare sulle nostre strade, mentre promuove Austria e Croazia. A preoccupare così tanto la Germania sono i tunnel autostradali, che secondo i test effettuati a campione a febbraio scorso dall’ente di Monaco di Baviera non rispettano i criteri minimi di sicurezza. Anche la Ue, ad ottobre scorso, ci aveva avvertito, ma da molti anni facciamo orecchie da mercante. “Non si scherza sulla pelle dei guidatori”, tuona l’Adac. Si va dalle carenze più comuni, come la mancanza di aree di sosta per i veicoli in avaria, all’assenza di estintori o di telefoni di emergenza, e ancora, poche o niente uscite di emergenza, pochi ripetitori del segnale radio, segnaletica inesistente o poco chiara. “La sicurezza in strada non riguarda solo la stagione estiva e i turisti, dovrebbe interessare sempre e tutti gli italiani”, dice la portavoce dell’Aci tedesca Melanie Mikulla.

Sono sette su otto le gallerie testate che non hanno passato l’esame. Sono dislocate tra Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. “Abbiamo scelto quelle che si trovano sulle rotte per raggiungere il mare e il Meridione, cioé quelle strade che migliaia di tedeschi ogni estate percorrono in auto, compreso in queste settimane”. E’ una sorta di autocertificazione per i propri vacanzieri, quella che fa l’Adac dal 1999. Quest’anno è la 15° edizione dell’ispezione delle gallerie. E mentre rimbalza, tra quotidiani e tg tedeschi, la notizia dell’inaugurazione dell’ex ponte Morandi dopo la tragedia del 2018, in cui morirono 43 persone, purtroppo ai loro occhi l’Italia delle autostrade è sempre meno affidabile nel tempo. “Abbiamo ispezionato 16 tunnel in Europa, tutti con più di un chilometro di lunghezza e senza preavviso alla società che li gestisce. Li abbiamo percorsi con auto dotate di misuratori e telecamere. Il test è stato effettuato prima del lockdown, i risultati sono arrivati solo ora”.

Dal tunnel del Tarvisio sull’A23 Udine-Villaco, alla galleria Allocco sulla Milano-Firenze (l’unica che ottiene la quasi sufficienza), e ancora Banzole sempre sulla Milano-Firenze presso Montefredente, Castelletto sulla Genova-Livorno presso Recco, Fornaci sulla A10 Genova-Ventimiglia, Les Cretes sulla A5, Roccaccia sulla SS 33/E 45 Perugia-Cesena, vicino a Bagno di Romagna. “Abbiamo avuto remore a pubblicare l’indagine – rivela Mikulla -, scusateci ma non potevamo nascondere la verità, e cioè che le vostre gallerie non rispettano gli standard richiesti dall’Ue per la sicurezza. Stiamo parlando della vita degli automobilisti”. L’Unione europea aveva lasciato tempo fino all’aprile 2019 ad alcuni Paesi tra cui il nostro per raggiungere gli standard. Cinque anni in più di altri Stati, per mettere a norma le gallerie. Ne abbiamo molte e vecchie, e dobbiamo investire molti soldi: per questo Bruxelles aveva concesso una dilazione nelle verifiche. Non è bastata, e a ottobre abbiamo ricevuto una notifica di inadempienza, a cui abbiamo dovuto rispondere con un piano di lavori infrastrutturali delle opere. Ma per ora ben poco si è mosso.

“La maggior parte delle gallerie italiane sono di proprietà privata – continuano dall’Adac -. Autostrade per l’Italia è uno dei maggiori operatori a pedaggio. Gestisce sei dei tunnel testati da noi ed è stato ripetutamente criticato per non curare infrastrutture già fatiscenti”. L’Aci tedesco non si spinge a dire che il turismo risentirà del loro disincentivo a viaggiare sulle strade italiane. Però lancia l’allarme, e forse dovremmo ringraziarlo: “C’è da temere che gli operatori privati continueranno a non effettuare i necessari lavori di ristrutturazione nel prossimo futuro. I mancati ricavi del pedaggio durante il Covid non devono servire come scusa per trascurare le norme salvavita necessarie”. In particolare, “i miglioramenti rapidamente introducibili come l’installazione di estintori e telefoni d’emergenza, devono essere affrontati immediatamente”. Nell’ottica di un tedesco, continuare a tenere gallerie fuori norma è impensabile: “Da noi è diverso – spiega la portavoce -. Il 30% dei tunnel in Germania è gestito dallo Stato. Noi paghiamo le tasse e i soldi devono essere reinvestiti in sicurezza, non abbiamo problemi da questo punto di vista, le nostre infrastrutture sono molto buone”. 

Italia. Quattro banche a confronto. Miseri i risparmiatori.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-30.

Per fortuna dell’umanità, al mondo ci sono tante persone semplici ed oneste, senza le quale la vita sarebbe una giungla.

Ma le persone semplici ed oneste hanno la caratteristica di pensare che anche gli altri abbiano le stesse doti, e così spesso devono soffrire ustioni urticanti.

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Prendiamo il caso di una brava persona che una ventina di anni fa avesse comprato azioni di grosse banche nazionali. In perfetta buona fede il nostro uomo pensava di essersi messo al sicuro: titoli solidi e buoni dividendi.

Il Banco Popolare il 1° febbraio 2000 valeva 119.94, ed oggi è quotato 1.36.

Banca Intesa Sanpaolo il 1° dicembre 1999 era quotata 3.58 ed oggi quotata 1.701.

Unicredit il 1° gennaio 2001 valeva 149.60 ed oggi vale 8.23.

Diciamo che il nostro amico non fece buoni affari. Nel caso migliore si sarebbe visto dimezzato il capitale impiegato, ma con Banco Popolare ed Unicredit avrebbe virtualmente perso tutto.

Invece, se il nostro omino avesse comprato delle azioni della Banca Generali, le avrebbe pagate 9.61 nel dicembre 2006 ed adesso quoterebbero 26.54, ossia quasi tre volte tanto: un ragionevole affare.

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Adesso cerchiamo di ragionare, nei limiti del possibile.

Tutte e quattro queste banche sono presenti ed operano in Italia, sotto le leggi dello stato italiano, e sotto la stretta sorveglianza della Banca di Italia e della Banca Centrale Europea.

Due banche hanno un azionariato al limite del fallimentare, una si è dimezzata, mentre la quarta sta guadagnando alla grande.

La conclusione dovrebbe essere una soltanto: consiglio di amministrazione e quadri dirigenziali sono essenziali per gestire in modo sano una banca. La colpa dei fallimenti non ricade sugli uscieri.

Il ragionamento di voler investire una parte dei risparmi in titoli bancari era corretto, ma non tutti i consigli di amministrazione meritano la stessa stima. C’è banca e banca.

Con ciò, ciascun compri le azioni che meglio crede e si serva dagli istituti che più lo soddisfino.

MES. Zingaretti vorrebbe imporlo, M5S non ne vorrebbe sapere.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-30.

«Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?»

Cicero. Oratio in Catilinam Prima, 1, 1.

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Mr Zingaretti dalle pagine amiche del Corriere della Sera elenca dieci degli undici motivi per i quali vorrebbe imporre all’Italia la richiesta di adire al Mes.

Non ha detto l’undicesima: Zingaretti è al governo per compiacere in tutto e per tutto i liberal socialisti europei, ai quali vorrebbe consegnare l’Italia come gradito dono, in omaggio alla ideologia. Tali i padroni, tali i servi.

I suoi allegri compagni di merende invece del Mes non ne vorrebbero sapere, almeno a parole. Conoscendoli, vorrebbero solo alzare il prezzo.

Questo minuetto la tira avanti da diversi mesi, e l’unica perdente è l’Italia.

Zingaretti.

«Non credo possiamo permetterci ancora di tergiversare. La danza immobile delle parole, slogan, furbizie lasciamoli alle destre, noi dedichiamoci a dare risposte alle persone e ricostruire l’Italia uniti »

«Il governo non può più tergiversare»

Movimento Cinque Stelle.

«Il Pd dovrebbe prima spendere i soldi che i loro ministri hanno in portafoglio e che i loro presidenti di Regione hanno per la sanità e non stanno spendendo. Oltre i 16 miliardi che ci sono già per gli investimenti. Il Paese ha bisogno di spendere i soldi stanziati e non di fare campagna su uno strumento che è diventato una bandierina»

«La posizione del Movimento non cambia»

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Conoscendo sia il partito democratico sia il movimento cinque stelle, l’impressione netta è che finirà come al solito a tarallucci e vin santo.

L’altra alternativa sarebbe solo il crollo di questo governo ed il ritorno anticipato alle urne, evento che nessuno dei partiti al governo effettivamente vorrebbe.

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Mes: M5s, nostra posizione non cambia. Pressing Pd, posizione miope. Basta tergiversare.

Pressing del Pd per il Mes. In un intervento sul Corriere della Sera, Zingaretti elenca 10 ragioni per chiedere l’utilizzo del fondo: per l’Italia 37,5 miliardi subito per la sanità. ‘Non credo possiamo permetterci ancora di tergiversare. La danza immobile delle parole, slogan, furbizie lasciamoli alle destre, noi dedichiamoci a dare risposte alle persone e ricostruire l’Italia uniti’.

Per M5s replica il viceministro allo Sviluppo Buffagni: ‘Il Pd dovrebbe prima spendere i soldi che i loro ministri hanno in portafoglio e che i loro presidenti di Regione hanno per la sanità e non stanno spendendo. Oltre i 16 miliardi che ci sono già per gli investimenti. Il Paese ha bisogno di spendere i soldi stanziati e non di fare campagna su uno strumento che è diventato una bandierina’.

“La posizione del Movimento non cambia”. Con queste parole il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se la posizione del M5S sul Mes sia cambiata, rispetto al no all’utilizzo dei fondi europei, dopo l’insistenza del Partito Democratico e dopo in particolare le parole di Nicola Zingaretti (‘Il governo non può più tergiversare’).

“Patuanelli sostiene che la posizione del Movimento 5 Stelle sui fondi del Mes per la sanità non cambia e “rimane la stessa di mesi fa”. Appunto, è esattamente questo il problema. In questi mesi è cambiato tutto, in Europa sono stati messi in campo strumenti mai visti prima e rimanere fermi significa solo essere miopi e irresponsabilmente ideologici”. Lo afferma Michele Bordo, vice capogruppo del Pd alla Camera.

“Il Mes è stato criticato e combattuto da molti, ma ora è uno strumento finanziario totalmente diverso da quello del passato. Le destre sono abituate a cavalcare i problemi e non a trovare soluzioni per risolverli. Chi sta governando l’Italia ha il compito opposto. Io non credo possiamo permetterci ancora di tergiversare. La danza immobile delle parole, slogan, furbizie lasciamoli alle destre, noi anche nel nostro partito dedichiamoci a dare risposte alle persone e ricostruire l’Italia uniti”. Lo scrive il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, nell’ intervento sul Corsera.

“La Sanità è stata capace di uno sforzo immane. Ma l’attuale sistema di cura e presa in carico ha mostrato tutti i suoi limiti”, evidenzia Zingaretti. Con il Mes “oggi possiamo avere le risorse mai viste prima per fare quei grandi investimenti che ci permetteranno di migliorare la qualità dell’assistenza e della cura delle persone e, insieme, anche di dare un concreto impulso alla ripresa economica”.

“Bisogna avere coraggio, visione e concretezza, anche per far uscire la discussione sul Mes dall’attuale confronto ancorato al passato e concentrarlo invece sulle opportunità e le cose possibili da fare per il bene comune”, prosegue Zingaretti. Il segretario dem elenca quindi dieci filoni su cui puntare: “Investire nella ricerca; rivoluzionare e digitalizzare il settore sanitario; dare più centralità a medicina territoriale e distretti; dare più forza alla medicina di base; riformare i servizi per anziani e malati cronici, rivisitando il funzionamento delle Rsa; modernizzare e adeguare gli ospedali; aumentare gli investimenti nel personale sanitario; garantire l’accesso alle terapie; ampliare le borse di studio; aumentare i posti finanziati per gli specializzandi”.  

“Il Mes? Il Pd dovrebbe prima spendere i soldi che i loro ministri hanno in portafoglio e che i loro presidenti di Regione hanno per la sanità e non stanno spendendo. Oltre i 16 miliardi che ci sono già per gli investimenti. Il Paese ha bisogno di spendere i soldi stanziati per far ripartire l’economia e non di fare campagna su uno strumento che è diventato una bandierina”. A dirlo è Stefano Buffagni, viceministro M5s allo Sviluppo, in un’intervista al Corriere della Sera. “Questo governo ha bisogno di un cambio di passo e di più coraggio. Superata la giusta fase di lockdown è necessario andare oltre, perché le condizioni del Paese ce lo impongono e ce lo consentono”, afferma Buffagni, secondo cui le responsabilità dello stallo sono “di tutta la maggioranza. Condivido l’esigenza di accelerare e cominciare a correre e non mi sembra di avere accanto dei ghepardi”, dichiara in riferimento agli alleati di governo. Parlando del Movimento, una scissione “farebbe solo danno a noi e al Paese. Capisco che è più facile scendere dalla barca piuttosto che mettersi a remare tutti insieme, ma sono amareggiato per l’uscita di alcuni senatori”, dice Buffagni. Quanto al premier Conte, “lo aspetto sempre a braccia aperte nel M5s, è una risorsa indipendentemente dalla leadership. E sprono anche lui ad avere più coraggio”. Su Aspi, “auspico che si chiuda prima possibile. Chi ha gestito in modo così fallimentare la società deve andare via. Invito a vedere i disastri che ci sono sulle autostrade della Liguria, oltre al ponte che hanno fatto cadere lesinando sulla manutenzione”, conclude il viceministro.

Eurozona. Giugno. Fiducia Consumatori -14.7. Più che fiducia è esecrabilità.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-29.

La European Commission ha rilasciato l’Indice di Fiducia del Consumatori per il mese di giugno: -14.7.

«La Fiducia dei consumatori misura il livello di fiducia da parte dei consumatori nell’attività economica.
Si tratta di un indicatore chiave, in grado di anticipare la spesa dei consumatori, che rappresenta una quota fondamentale nell’attività economica totale.

Il dato proviene da un’indagine effettuata presso circa 2.300 consumatori nei paesi Euro, nella quale agli intervistati si chiede di valutare le prospettive economiche per il futuro.

Dati più alti implicano un maggiore ottimismo da parte dei consumatori.»

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L’istogramma dovrebbe essere ben chiaro. La fiducia dei consumatori nella Unione Europea è negativo dal 2015.

Più che indice di fiducia dovrebbe essere chiamato tasso di esecrabilità.

Francia. Elezioni Amministrative.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-29.

La République en Marche    2 sindaci

Les Républicains                    1 sindaco

La France Insoumise            1 sindaco

Rassemblement National    3 sindaci

Parti socialiste                       5 sindaci      

Europe Écologie/Les Verts  5 sindaci

Mouvement démocrate       1 sindaco

Parti communiste                 1 sindaco

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La République en Marche, Les Républicains e La France Insoumise hanno perso, ed anche seccamente.

Rassemblement National della Marine Le Pen si conquista a sorpresa ben tre sindaci.

Ma i veri vincitori sono il Parti socialiste e Europe Écologie/Les Verts.

Cina. Maggio. Profitti Industriali +6% anno su anno.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-29.

Ecco in estrema sintesi gli ultimi macrodati pubblicati.

– PMI. Manifatturiero 50.7

– PMI. Non Manifatturiero 53.6

– Produzione industriale annuale (degli ultimi 12 mesi) -2.8%

– Produzione industriale annuale +4.4%

– Vendite al Dettaglio (Annuale) -2.8%

– Vendite al Dettaglio (degli ultimi 12 mesi) -14.01%

– Profitti Industriali +6% anno su anno

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«Profits at China’s industrial firms rose for the first time in sixth months in May, suggesting the country’s economic recovery is gaining traction and brightening the outlook for manufacturing investment and jobs»

«China’s national bureau of statistics said profits at China’s industrial firms in May rose 6% year-on-year to 582.3 billion yuan ($82.28 billion)»

«The rebound followed a 4.3% fall in April, and is its sharpest monthly gain since March 2019»

«Economic activity in China is clearly improving after the lifting of tough virus containment measures that led to weeks of near paralysis»

«Earnings for Chinese factories were hit by the sharpest factory-gate price drop in more than four years recorded in May, while exports slipped again, erasing a transient gain in April»

«For the first five months of 2020, industrial firms’ profits fell 19.3% from the same period last year to 1.84 trillion yuan»

«the oil refinery sector recorded a profit of 11.6 billion yuan in May, up 8.9% year-on-year, swinging from a loss of 21.8 billion yuan the previous month»

«Power sector profits grew 10.9% in May, compared with a decline of 15.7% in April.»

«Liabilities at industrial firms rose 6.6% on year at end-May, compared with a 6.2% increase as of end-April.»

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Il sistema economico cinese ha imboccato la strada della ripresa, mostrando una vitalità che molti non le riconoscevano.

Sarà un processo lungo, ma il trend sembrerebbe essere ben definito.

Sicuramente la Cina si scontrerà con la questione degli accordi commerciali con gli Stati Uniti e con il fatto che molti dei paesi nei quali esportava sono al momento in piena crisi, e senza mezzi risulta essere impossibile finanziare un import.

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China industrial firms’ May profits post first monthly rise in 6 months

Profits at China’s industrial firms rose for the first time in sixth months in May, suggesting the country’s economic recovery is gaining traction and brightening the outlook for manufacturing investment and jobs.

China’s national bureau of statistics said profits at China’s industrial firms in May rose 6% year-on-year to 582.3 billion yuan ($82.28 billion), according to a statement on Sunday.

The rebound followed a 4.3% fall in April, and is its sharpest monthly gain since March 2019.

Economic activity in China is clearly improving after the lifting of tough virus containment measures that led to weeks of near paralysis. But the recovery has been uneven and demand at home and abroad remains sluggish amid concerns of a second wave of infections and a global recession.

Despite May’s earnings growth, “market demand remains relatively weak amid the epidemic, and sustainability of the profit recovery deserves further observation,” Zhu Hong, senior statistician at the statistics bureau said in the statement.

Earnings for Chinese factories were hit by the sharpest factory-gate price drop in more than four years recorded in May, while exports slipped again, erasing a transient gain in April.

Futures prices for steel, which have surged this year on a government push for more infrastructure projects, fell last week as rising steel production and lean demand from downstream users stoked worries about oversupply.

For the first five months of 2020, industrial firms’ profits fell 19.3% from the same period last year to 1.84 trillion yuan.

May’s profit growth was aided by significant profit recoveries in key industries including oil refinery, power, chemicals and steel.

For example, the oil refinery sector recorded a profit of 11.6 billion yuan in May, up 8.9% year-on-year, swinging from a loss of 21.8 billion yuan the previous month. Power sector profits grew 10.9% in May, compared with a decline of 15.7% in April.

Zhu also attributed May’s profit growth to easing cost pressures, improving profit margins, positive impact from policy stimulus and much higher investment returns.

Earnings at China’s state-controlled industrial firms were down 39.3% on an annual basis for January-May, versus a 46.0% fall in the first four months, the statistics bureau data showed.

Private sector profits fell 11% in the first five months, narrowing from January-April’s 17.2% slump.

Liabilities at industrial firms rose 6.6% on year at end-May, compared with a 6.2% increase as of end-April.

Italia. Q1. Conto trimestrale delle PA e Reddito e Risparmio delle Famiglie. – Istat.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-29.

In estrema sintesi.

– Nel primo trimestre 2020 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al 10.8%, anno su anno;

– Il saldo corrente e il saldo primario delle AP sono risultati con un’incidenza sul Pil del -7.8%;

– Pressione fiscale 37.1%, +0.5 punti percentuali anno su anno;

– Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dell’1.6% rispetto al trimestre precedente;

– La spesa per consumi finali si è ridotta del 6.4%;

– La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stimata al 12,5%, in aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2019.

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Istat. Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società.

«Report.

– Il Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP), e le stime relative alle famiglie e alle società presentati in questo comunicato stampa sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle AP sono commentati in forma grezza, mentre quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.

– Nel primo trimestre 2020 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al 10,8% (7,1% nello stesso trimestre del 2019).

– Il saldo corrente e il saldo primario delle AP sono risultati negativi, entrambi con un’incidenza sul Pil del -7,8% (rispettivamente, -4,1% e -4,2% nel primo trimestre del 2019).

– La pressione fiscale è stata pari al 37,1%, in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

– Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali si è ridotta del 6,4%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stimata al 12,5%, in aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2019.

– Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito rispetto al trimestre precedente dell’1,7%, a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi (+0,2% la variazione del deflatore implicito dei consumi delle famiglie rispetto al trimestre precedente).

– La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,3%, è aumentata di 0,4 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2019. Il tasso di investimento, pari al 20,9%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

– Le stime dei conti trimestrali delle AP, delle famiglie e delle società risentono dei problemi, dovuti all’emergenza sanitaria, legati alla raccolta dei dati di base che costituiscono l’input per l’elaborazione dei conti. Ove necessario, sono state sviluppate azioni correttive che hanno permesso di elaborare e diffondere i dati relativi al primo trimestre 2020 (si veda Nota metodologica, pag. 10). Come di consueto, le stime rilasciate oggi saranno oggetto di revisione nelle prossime diffusioni, man mano che si renderanno disponibili ulteriori informazioni. Tali revisioni potrebbero essere di entità superiore alla norma.

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Il commento L’incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil è sensibilmente aumentata rispetto al primo trimestre del 2019 per la riduzione delle entrate e l’aumento delle uscite. Queste includono, in base al principio della competenza economica, le spese straordinarie per cassa integrazione guadagni e varie tipologie di indennità relative al mese di marzo. Le misure di sostegno ai redditi introdotte per contenere gli effetti negativi dovuti all’emergenza sanitaria hanno limitato in misura significativa la caduta del reddito disponibile e del potere di acquisto delle famiglie. A fronte della brusca contrazione della spesa per consumi finali delle famiglie legata alle misure.»

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«Amministrazioni Pubbliche.

Le uscite totali nel primo trimestre 2020 presentano una crescita del 3,8% rispetto al corrispondente periodo del 2019 e la loro incidenza sul Pil (pari al 51,7%) è aumentata in termini tendenziali di 4,4 punti percentuali. (Prospetto 2, Prospetto 3).

Le uscite correnti hanno registrato, nel primo trimestre 2020, una aumento tendenziale del 4,1% mentre le uscite in conto capitale sono diminuite in termini tendenziali dell’ 1,1% (Prospetto 3).

Le entrate totali nel primo trimestre 2020 sono diminuite in termini tendenziali del 3,6% e la loro incidenza sul Pil è stata del 40,8%, in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2019 (Prospetto 2, Prospetto 3).

Le entrate correnti nel primo trimestre 2020 hanno segnato, in termini tendenziali, una riduzione–del 3,6% Si registra, invece, una crescita delle entrate in conto capitale dello 0,7% (Prospetto 3).

Complessivamente, nel primo trimestre del 2020 le AP hanno registrato un indebitamento netto pari al 10,8% del Pil, in aumento rispetto al 7,1% del corrispondente periodo del 2019. Nei primi tre mesi del 2020, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati negativi, pari entrambi al -7,8% (rispettivamente -4,2% e -4,1% nello stesso periodo del 2019). Nello stesso periodo, la pressione fiscale si attesta al 37,1% del Pil, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2019. (Prospetto 2).»

«Famiglie Consumatrici.

Nel primo trimestre 2020 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è diminuito dell’1,6% rispetto al trimestre precedente. A fronte di un lieve aumento del deflatore implicito dei consumi (+0,2%), il potere d’acquisto è diminuito dell’1,7%. (Prospetto 4 e Figura 1).

La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel primo trimestre 2020 è stata pari al 12,5% (+4,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente). Tale aumento deriva da una flessione della spesa per consumi finali molto più sostenuta rispetto a quella registrata per il reddito disponibile lordo (-6,4% e -1,6% rispettivamente) (Prospetti 1 e 4, Figura 3).

Il tasso di investimento delle famiglie consumatrici nel primo trimestre del 2020 è stato pari al 5,3%, 0,4 punti percentuali più basso rispetto al trimestre precedente, a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi dell’8,6% e della già segnalata flessione dell’1,6% del reddito disponibile lordo (Prospetti 1 e 4).»

Germania. Pedofilia. Un vaso di Pandora di raccapriccianti orrori.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-29.

«The Kentler Project was just one manifestation of a perverted notion

of Germany’s sexual liberation that goes back to the 1960s»

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Berlino. Da trenta anni le Autorità affidavano i trovatelli ai pedofili.

«Deutsche Welle or DW is a German government-funded public international broadcaster. The service is available in 30 languages. DW’s satellite television service consists of channels in English, German, Spanish, and Arabic. While funded by the German government, the work of DW is regulated by the Deutsche Welle Act, meaning that content is intended to be independent of government influence.» [Fonte]

Di fatto, almeno fino a pochi mesi or sono, DW era feudo incontrastato dei liberal socialisti. Negli ultimi mesi si è lentamente discostato dell’ideologia liberal, anche se al momento questa matrice culturale ed operativa è ancora fortemente radicata.

Gli articoli che stanno uscendo sulla pedofilia in Germania editi dal Deutsche Welle assumono quindi la dimensione di warning governativi, verosimilmente ascrivibili al fatto che la Union, Cdu e Csu, sono adesso quotate attorno al 40% nelle prospezioni di propensione al voto.

Si leggano con molta attenzione.

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German authorities overwhelmed by the increase in child abuse

’68 movement brought lasting changes to German society

the dark legacy of all that 1968 stood for is Germany’s environmentalist Green party.

the Odenwald boarding school in the southwestern state of Hesse.

‘If I’m attracted to children, I must be a monster’.

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«The dark legacy of sexual liberation in Germany.

Pedophiles in the guise of foster fathers — with vulnerable young boys in their care: The Kentler Project was just one manifestation of a perverted notion of Germany’s sexual liberation that goes back to the 1960s»

«all the more shocking is that the Berlin authorities who were responsible for the welfare of the youngster apparently looked the other way and ignored evidence of the abuse he was suffering or, worse still, tacitly accepted what was going on.»

«Under the cover of academic interest»

«A team of researchers from the University of Hildesheim had published a report commissioned by Berlin’s Department for Education, Youth and Family»

«Abuse disguised as sexual liberation»

«One key figure behind such thinking was the Berlin-based psychology professor Helmut Kentler. Today, it is clear that he was nothing less than a matchmaker for pedophiles»

«His theory of “emancipating sexual education” was based on the premise that children are also sexual beings who have are right to express their sexuality»

«Liberating children’s sexuality from repressive moral strictures would help to unleash energies that would in turn lead to political protest and the true democratization of German society»

«Rising up against outdated moral values»

«All traditional and authoritarian moral values were subjected to critical scrutiny»

«The utopia of a free and unshackled society was shared by many»

«In this potent mood of social liberation, the previously unthinkable became thinkable: It was suddenly acceptable, it seemed, for pedophiles to indulge their sexuality with young children.»

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«Among those that struggled to come to terms with the dark legacy of all that 1968 stood for is Germany’s environmentalist Green party»

«In their early days four decades ago, they even considered advocating the abolition of Paragraph 176 of the German Criminal Code, which criminalized sexual activity with children below the age of 14»

«Five years later, the Greens in the western state of North Rhine-Westphalia even agreed to push for the legalization of sex between adults and children as long as it was “consensual.”»

«Abuse was also systematic at one of West Germany’s most “progressive” schools: the Odenwald boarding school in the southwestern state of Hesse. As many as 900 pupils were victims of sexual abuse in the three decades from 1966 to 1989.»

«There is a link between the Odenwaldschule and the Kentler project: In both cases, it was Berlin’s youth welfare offices that had sent what were seen as “difficult boys” to a place where they would suffer systematic abuse»

«Kentler proudly commented on how he “succeeded in winning the backing of responsible local authority employees.”»

«The report points to what is described as a “network” that included everything from academic facilities to state welfare offices»

«Under Helmut Kentler’s influence, pedophile tendencies were tolerated and defended»

«one man suspected of having been involved in the system of abuse – the former head of a youth welfare office, is still alive»

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Anche al di là dell’inquadramento religioso, se rettamente formulata sulla base della logica non contraddittoria, la morale e l’etica non sono cappe imposte alla persona umana, bensì scudi posti a sua difesa. La morale è una ed una sola: se esistessero più morali queste sarebbero in contraddizione tra di loro.

Il principio morale cardine è esprimibile nello statement

“non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.

Certo, chi non rispetta sé stesso, di conseguenza non rispetta gli altri.

Grande è la contraddizione di quanti a parole patrocinano i diritti umani e poi vedono nel proprio prossimo solo un oggetto di sfruttamento sociale, economico e sessuale. Per costoro i bambini non hanno diritto umano alcuno.

La pedofilia è un vizio disgustoso che affonda le proprie radici nel motto sessantottino “vietato vietare”.

A ciò consegue che, senza vincolo etico e morale alcuno, chiunque ne abbia la forza impone il proprio volere e, di conseguenza, i propri vizi. Poi parlano del rule of law.

Né ci si creda che una simile depravazione sia limitata alla sola enclave di Berlino.

Bimbi scomparsi, nel 2019 8.331 denunce in Italia.

«nel Regno Unito si registrano circa 80 mila casi di scomparsa, in Russia oltre 45.000, in India 111.569, negli Stati Uniti oltre 421.394»

È facile immaginare la fine che hanno fatto questi fanciulli. Usati e quindi soppressi.

Sarebbe ben difficile comprendere cosa stia succedendo nel mondo senza tenere presente le nefaste azioni dei network che cementano i pedofili in una possente organizzazione del vizio, che ha anche il suo braccio politico.

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The dark legacy of sexual liberation in Germany.

Pedophiles in the guise of foster fathers — with vulnerable young boys in their care: The Kentler Project was just one manifestation of a perverted notion of Germany’s sexual liberation that goes back to the 1960s.

“Our lives have been ruined,” says Marco. He is one of the victims of the Kentler Project, which placed homeless children with pedophile men for decades.

Marco is now 40, but you would not guess it. There are no signs, either, of the traumatic experiences he went through, beginning when he was just nine years old. From that age on, he was at the mercy of a pedophile foster father, who sexually abused him over a number of years.

What makes Marco’s story, and that of many others, all the more shocking is that the Berlin authorities who were responsible for the welfare of the youngster apparently looked the other way and ignored evidence of the abuse he was suffering or, worse still, tacitly accepted what was going on.

“You can never really get over it,” adds Sven, who was sent to live with the same foster father, Fritz H, a man with a criminal record.

The violence and the abuse they went through have left Sven and Marco with a profound sense of hurt. Both have struggled in later life. Both are dependent on state welfare payments.

Under the cover of academic interest

But they have not given up in their fight — a fight to see those responsible for their suffering finally being brought to justice. That will not, however, include Fritz H; The former foster father died in 2015.

Read more: German authorities overwhelmed by the increase in child abuse

Marco and Sven standing in the bright light and warm afternoon sun, in front of a restaurant in the central Berlin district of Mitte, have just attended a press conference that they hoped would at last cast some light on the structures behind the torment for so long inflicted on them and other young boys.

A team of researchers from the University of Hildesheim had published a report commissioned by Berlin’s Department for Education, Youth and Family. It is the same department that had been responsible for protecting Marco and Sven.

The researchers were given access to files relating to what was called Foster Home Fritz H. It was here that Marco, Sven, and eight other boys and youths were placed in the years from 1973 to 2003. The youngsters were put into the care of Fritz H. by Berlin’s youth welfare offices.

Abuse disguised as sexual liberation

In Germany in the 1960s, people in some circles viewed sex with children not as a taboo but as progressive.

One key figure behind such thinking was the Berlin-based psychology professor Helmut Kentler. Today, it is clear that he was nothing less than a matchmaker for pedophiles. But for a long time, he was widely viewed as a visionary and one of Germany’s most prominent sexologists, or sex experts.

His books on education sold well, and he was a popular expert and commentator on radio and TV. His theory of “emancipating sexual education” was based on the premise that children are also sexual beings who have are right to express their sexuality.

Liberating children’s sexuality from repressive moral strictures would help to unleash energies that would in turn lead to political protest and the true democratization of German society that Kentler believed was still necessary.

Rising up against outdated moral values

During the late 1960s, a new young generation of Germans began to ask what exactly their parents and grandparents had got up to during the Nazi Third Reich.

Read more: ’68 movement brought lasting changes to German society

All traditional and authoritarian moral values were subjected to critical scrutiny. The utopia of a free and unshackled society was shared by many. In this potent mood of social liberation, the previously unthinkable became thinkable: It was suddenly acceptable, it seemed, for pedophiles to indulge their sexuality with young children.

Among those that struggled to come to terms with the dark legacy of all that 1968 stood for is Germany’s environmentalist Green party.

In their early days four decades ago, they even considered advocating the abolition of Paragraph 176 of the German Criminal Code, which criminalized sexual activity with children below the age of 14.

Five years later, the Greens in the western state of North Rhine-Westphalia even agreed to push for the legalization of sex between adults and children as long as it was “consensual.”

Abuse was also systematic at one of West Germany’s most “progressive” schools: the Odenwald boarding school in the southwestern state of Hesse. As many as 900 pupils were victims of sexual abuse in the three decades from 1966 to 1989.

There is a link between the Odenwaldschule and the Kentler project: In both cases, it was Berlin’s youth welfare offices that had sent what were seen as “difficult boys” to a place where they would suffer systematic abuse.

Exposed and abandoned

The current report from the University of Hildesheim has not been able to find out precisely how many youngsters were exposed to pedophile foster fathers in Berlin and West Germany. Instead, it has focussed on Foster Home H.

In an official report from 1988, Kentler gave a detailed account of how his “experiment” worked. Beginning in 1969, homeless boys were turned over to pedosexual “caretakers” for — as the perfidious system would have it — their mutual benefit. Kentler proudly commented on how he “succeeded in winning the backing of responsible local authority employees.”

Read more:‘If I’m attracted to children, I must be a monster’

But the vulnerable boys were not just turned over to “pedophile caretakers.” The Hildesheim report is clear: “Evidence so far gathered shows that the care homes were, in fact, men living alone, often powerful and influential men (…) from academic life, research organizations and other educational contexts.”

The report points to what is described as a “network” that included everything from academic facilities to state welfare offices. Under Helmut Kentler’s influence, pedophile tendencies were tolerated and defended. He, too, will never be brought to justice. Kentler died in 2008.

Sandra Scheeres is the current Berlin senator responsible for the Kentler case. She has been outspoken in expressing her sympathy for the victims and condemnation of crimes she calls, “simply unimaginable.” Although the statute of limitations for these crimes has expired, Scheeres has promised financial compensation for the suffering.

For Marco and Sven, it is all too little, too late. After all they say, one man suspected of having been involved in the system of abuse – the former head of a youth welfare office, is still alive. So far, though, there has been no investigation. As Marco puts it: “They didn’t want anybody to be named. And they have achieved their goal. They’ve defended the system.”

Francia. Amministrative. Molto male per Mr Macron.

Giuseppe Sandro mela.

2020-06-28.

Questi sarebbero i primi exit polls, da prendersi con tutta prudenza.

Il partito di Mr Macron e quello dei Repubblicani sono i grandi perdenti.

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Francia, ballottaggio municipali: premier Philippe eletto a Le Havre.

Secondo exit poll, a Parigi la sindaca socialista uscente Hidalgo si sarebbe riconfermata per un secondo mandato battendo Buzyn, candidata del partito di Macron. Affluenza bassa.

Il primo ministro francese, Edouard Philippe, è stato confermato con il 58% dei voti a Le Havre, il  comune in cui si presentava per il rinnovo della carica di sindaco, nel secondo turno delle elezioni municipali in Francia, rinviate a causa della pandemia di coronavirus. Philippe era già stato eletto sindaco nel 2010 e nel 2014. Dal 2017 è primo ministro. La sua elezione potrebbe portare a un necessario rimpasto di governo.

Anne Hidalgo, secondo exit poll, sarebbe stata rieletta a Parigi con il 50,2% dei voti battendo così Agnès Buzyn, candidata del partito di Emmanuel Macron, En Marche.

Raggiunto l’obiettivo principale del partito di estrema destra: Louis Aliot, deputato e dirigente del Rassemblement National, ex compagno di Marine Le Pen, è stato eletto sindaco di Perpignano, nel Sud della Francia.

Si è votato in 4.820 Comuni francesi. Secondo i dati resi noti dal ministero dell’Interno alle 17, l’affluenza si è attestata al 34,67 per cento dei votanti, in calo di quattro punti rispetto a quella del primo turno e di quasi 18 punti rispetto alle elezioni del 2014. Il primo turno si era disputato il 15 marzo tra le polemiche per il rischio dei contagi.

Polonia. Lì si decide il destino dell’Unione Europea. – Bloomberg

Giuseppe Sandro Mela.

2020-06-28.

Elezioni in Polonia, il presidente Duda corre per il secondo mandato

«Quelle del 28 giugno in Polonia potrebbero essere le elezioni più combattute dalla caduta del comunismo, 30 anni fa ….

I due principali sfidanti sono il presidente uscente, Andrzej Duda, sostenuto dal partito populista conservatore Diritto e Giustizia (Pis), e il sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski per il maggiore partito di opposizione, Piattaforma civica ….

nessuno dei due candidati dovrebbe riuscire a superare la soglia del 50% dei voti, ragione per la quale probabilmente ci sarà bisogno di un secondo turno che si terrà il 12 luglio ….

I 27mila seggi apriranno alle 7 di mattina per chiudere alle ore 21»

I sondaggi elettorali prevedrebbero per il ballottaggio un testa a testa.

Da quanto risulterebbe, il vincitore vincerebbe per una manciata di voti.

Sebbene la carica presidenziale non disponga di reali poteri politici, l’impatto emotivo sarà molto elevato.

«The Future of Europe Could Be Decided in Poland»

«The European Union has many problems, but the most fundamental may be the rift between northern and southern member states and the even deeper fault line running between west and east»

«That latter fissure is especially dangerous because, unlike the largely economic one between north and south, it tears at the EU’s core values, including democracy, freedom of the press and the rule of law.»

«For the past decade, Hungary’s prime minister, Viktor Orban, has been flouting these principles in the name of “illiberalism.” And for half a decade, Poland has been inching in the same direction, by whittling away at the independence of its judiciary and more»

«If Duda wins a majority, Poland will stay on its “Hungarian” path.»

«At that point, all those voters who want change are likely to converge around the strongest challenger, Rafal Trzaskowski, the popular mayor of Warsaw. Liberal, cosmopolitan and pro-European, he seems like a perfect foil for Duda and the reactionary PiS mentality.»

«Poland’s situation is not yet this dire: The power of PiS isn’t as monolithic as that of Orban and Fidesz. The eminence grise in Polish politics isn’t Duda but Jaroslaw Kaczynski, leader of PiS, a party he co-founded with his twin brother Lech, who died in 2010 in a plane crash»

«PiS, moreover, doesn’t have controlling majorities in parliament»

«The president keeps comparing the West’s use of “LGBT ideology” with the old communist yoke and says it is a threat to the Polish way of life.»

«PiS talks about Brussels as a new imperial occupation force»

«If Trzaskowski wins in the second round, he won’t be able to flip Polish policy single-handedly — the presidency is mostly a ceremonial office. But he would have the power of veto, which parliament can override only with a three-fifths majority»

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Come si constata, la posta in gioco è davvero molto alta.

Nota.

Ricordiamo come Bloomberg sia dichiaratamente liberal socialista.

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The Future of Europe Could Be Decided in Poland.

The first round of the Polish presidential election on Sunday could signal a welcome change in direction for the country and continent.

The European Union has many problems, but the most fundamental may be the rift between northern and southern member states and the even deeper fault line running between west and east. That latter fissure is especially dangerous because, unlike the largely economic one between north and south, it tears at the EU’s core values, including democracy, freedom of the press and the rule of law.

For the past decade, Hungary’s prime minister, Viktor Orban, has been flouting these principles in the name of “illiberalism.” And for half a decade, Poland has been inching in the same direction, by whittling away at the independence of its judiciary and more. But Poland, more than Hungary, could yet change course. And that could start on Sunday.

That’s when the first round of Poland’s presidential election takes place. It pits the incumbent, Andrzej Duda, against a gaggle of challengers. A Polish president isn’t allowed to belong to a party. But Duda used to be a member of the ruling Law & Justice Party (PiS), enjoys its unambiguous support, waves through its legislation and evangelizes its nationalist, populist and anti-Brussels message. If Duda wins a majority, Poland will stay on its “Hungarian” path.

But, according to polls, Duda will secure only about 40% of the vote, thus sending the election into a second round on July 12. At that point, all those voters who want change are likely to converge around the strongest challenger, Rafal Trzaskowski, the popular mayor of Warsaw. Liberal, cosmopolitan and pro-European, he seems like a perfect foil for Duda and the reactionary PiS mentality.

The mere possibility of such a change shows how Poland differs from Hungary. In Budapest, Orban’s right-wing party, called Fidesz, has a constitutional supermajority in parliament and rules without regard for any opposition. Orban has in effect neutered the country’s judges, universities and newspapers. Freedom House, an American think tank, reckons Hungary can no longer be called a democracy.

Poland’s situation is not yet this dire: The power of PiS isn’t as monolithic as that of Orban and Fidesz. The eminence grise in Polish politics isn’t Duda but Jaroslaw Kaczynski, leader of PiS, a party he co-founded with his twin brother Lech, who died in 2010 in a plane crash. PiS, moreover, doesn’t have controlling majorities in parliament. The opposition has a majority in the senate, and even in the lower house Kaczynski must hold together a fragile and tense alliance with other parties called the “United Right.”

In May, when the presidential election was postponed because of the coronavirus, PiS had reason to be confident about Duda strolling into another term. But Poles haven’t been enamored with the government’s handling of the pandemic and recent allegations of corruption. Tellingly, Duda and PiS have reverted to a classically Orbanesque campaign mode, using an “us against them” stigmatization of minorities to rally the rural, Catholic base.

This Duda-PiS push started with stunningly one-sided portrayals of Trzaskowski — shown on taxpayer-funded and nominally independent public television — that insinuated he isn’t a good Catholic and, with barely disguised anti-Semitic overtones, that he does the bidding of “a powerful foreign lobby.” Media watchdogs called the coverage pure propaganda.

The Duda campaign then plumbed new lows by singling out gays, lesbians and transgender people as their bogies. The president keeps comparing the West’s use of “LGBT ideology” with the old communist yoke and says it is a threat to the Polish way of life. 

Duda, and eventually PiS, deserves to be kicked out just for this kind of bigotry. But he also needs to go for the EU to have any chance of moving forward. Under PiS, Poland has — often with Orban’s help — played a purely negative role, obstructing the bloc’s attempts to reform migrant policy, become carbon neutral and make progress generally. PiS talks about Brussels as a new imperial occupation force, even as Poland is the biggest net recipient of European development aid.

If Trzaskowski wins in the second round, he won’t be able to flip Polish policy single-handedly — the presidency is mostly a ceremonial office. But he would have the power of veto, which parliament can override only with a three-fifths majority. In effect, Trzaskowski would become the checks and balances that PiS has been dismantling. In that role, he could moderate the legislature and cabinet. This would strain the United Right alliance, possibly triggering a new parliamentary election.

Poland is hardly the only country where populations of largely urban cosmopolitans are in conflict with generally rural nativists — one author has called this a standoff between “anywheres” and “somewheres.” But as Europe is pulled apart by other forces, Poland’s return to a constructive and liberal mindset would be a big step. By choosing Trzaskowski over Duda, Poles could start healing one of Europe’s most painful rifts.