Pubblicato in: Devoluzione socialismo

M5S. Espulsi altri sei parlamentari.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

Cacciare a pedate 001

Ma mica che sia detto che le espulsioni siano finite qui.

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Sei parlamentari espulsi da M5s per mancate rendicontazioni

La decisione dei probiviri colpisce cinque deputati e un senatore, annuncia il Blog delle Stelle.

Sono cinque deputati e un senatore gli espulsi dai probiviri M5s per mancate rendicontazioni. Lo rende noto il Blog delle Stelle. Il senatore è Alfondo Ciampolillo. I deputati sono: Nadia Aprile, Flora Frate, Michele Nitti, Santi Cappellani, Massimiliano De Toma. I probiviri hanno esaminato i casi di 30 parlamentari.

“Un chiaro impegno preso coi cittadini fin dalla nascita del MoVimento 5 Stelle, un approccio più sobrio alle istituzioni. L’idea – si legge sul blog delle stelle – di una politica capace di spendere il denaro pubblico con la stessa oculatezza di chi spende il denaro proprio. Il percorso iniziato ad inizio novembre per la regolarizzazione di rendicontazioni e restituzioni degli eletti in Parlamento, ha portato alla regolarizzazione della maggioranza delle posizioni pendenti. Questo è motivo di orgoglio e un chiaro segnale di rispetto degli impegni presi verso i cittadini”.

“Sul totale di 30 casi aperti, alcuni portavoce hanno controdedotto in merito ai rilievi posti loro dal Collegio dei Probiviri, il quale, riscontrata la buonafede e la volontà di adempimento, ha intrapreso un dialogo per risolvere positivamente i casi. Ma la civile convivenza è basata sulle regole, e chi non le rispetta va allontanato”, prosegue il comunicato, “pertanto saranno allontanati dal gruppo parlamentare alcuni eletti, per il venire meno degli impegni presi. Di seguito l’elenco dei provvedimenti di ESPULSIONE dovuti all’azione di controllo sulle restituzioni: Alfonso Ciampolillo, Nadia Aprile, Flora Frate, Michele Nitti, Santi Cappellani, Massimiliano De Toma”.

Pubblicato in: Devoluzione socialismo

M5S. Cacciata via la deputata Flora Frate. L’ultimo spenga la luce.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

Cacciare a pedate 001

«Da circa due anni il M5S perde sistematicamente voti, in modo irreparabile. Forse non bastano quei tanto sbandierati 40 provvedimenti se poi, come sulla #scuola, si lancia una crociata ideologica contro i precari, additando i sindacati di colpe e responsabilità inesistenti. Avessimo ascoltato di più i cittadini, rinunciando a tanta spocchia salottiera, proponendoci di risolverli i problemi piuttosto che imporre la nostra visione, si sarebbe potuta arrestare questa inesorabile china.»

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Questo è il testo rilasciato dalla deputata Flora Frate.

«Da poco mi è stata comunicata l’espulsione dal Movimento 5 Stelle. Proprio oggi. Ne prendo atto e mi spiace. Per loro, si intende.

Da quando ho iniziato il mandato parlamentare ho sempre, con incessante ed infaticabile #lealtà, lavorato nell’interesse del Gruppo e del #Governo. Sempre, anche quando, per disciplina di partito, ho dovuto sostenere scelte e misure legislative che ritenevo sbagliate, parziali o ingiuste. Ma l’ho fatto con quel senso di appartenenza che si deve alla propria comunità politica, a differenza di alcuni colleghi che tante volte non hanno votato la fiducia, che si sono strategicamente assentati dall’Aula e non di rado votato in difformità, senza però essere mai messi in discussione. Dall’uno vale uno a due pesi e due misure, il passo è davvero breve.

Non ho mai nascosto le mie perplessità, perché è così che si fa nei partiti realmente democratici. Si discute, ci si confronta, si fa anche conflitto dialettico con l’ambizione di costruire rapporti di forza. Politica, in buona sostanza.

Trovo disgustoso che, tra le motivazioni a sostegno del provvedimento di espulsione, si annoverino mie presunte assenze. E non solo per una specifica condizione di diritto che mi consente di fruirne, ma, ancor di più, per la totale mancanza di rispetto del nostro lavoro.

Un parlamentare non è un dipendente del partito, ma rappresenta la Nazione intera. Il nostro dovere è quello di non perdere il contatto coi territori, non abbandonare la gente, irrobustire il confronto e sperimentare ostinatamente la ricerca della sintesi. Qualcuno, invece, ritiene che si debba starsene rintanati negli uffici romani. E gli effetti si vedono.

Da circa due anni il M5S perde sistematicamente voti, in modo irreparabile. Forse non bastano quei tanto sbandierati 40 provvedimenti se poi, come sulla #scuola, si lancia una crociata ideologica contro i precari, additando i sindacati di colpe e responsabilità inesistenti. Avessimo ascoltato di più i cittadini, rinunciando a tanta spocchia salottiera, proponendoci di risolverli i problemi piuttosto che imporre la nostra visione, si sarebbe potuta arrestare questa inesorabile china.

C’ho provato a fare la differenza, ce l’ho messa davvero tutta, anche sopportando pesanti #aggressioni verbali. Solo pochi giorni fa ho espresso le mie idee in vista degli Stati Generali, auspicando un confronto autentico ed inclusivo. Mi sono sbagliata. Evidentemente, alcune decisioni sono già prese e non si vuole ascoltare chi ha una posizione alternativa.

Devo al M5S un atto di fiducia nei miei confronti, che io ho provato a ricambiare portando nel Movimento proposte, contributi, argomenti, sensibilità. Ma questo, mi pare palese, non è servito ad essere considerata una risorsa; si preferisce, credo, un esercito di silenti esecutori. Va bene così.

Da oggi potrò sostenere le mie tesi con ancora più forza e convinzione. A cominciare dalla scuola e dalla #lotta dei #precari. Provo rammarico per alcuni compagni di viaggio coi quali ho lavorato bene e che forse, chissà, incontrerò in percorsi nuovi e più stimolanti.

Non mi pento di quanto detto e fatto fino ad ora, rifarei tutto daccapo. Per me la politica è #libertà, un valore non sacrificale sull’altare di un algoritmo. Da #donna #libera, continuerò le mie battaglie a testa alta, con fierezza e passione. E mettendoci la faccia, come sempre nella mia vita.»

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M5s: Frate, mi hanno appena espulsa

Deputata, arrivata comunicazione, mi spiace per loro

 “Da poco mi è stata comunicata l’espulsione dal Movimento 5 Stelle. Proprio oggi. Ne prendo atto e mi spiace. Per loro, si intende. Devo al M5S un atto di fiducia nei miei confronti, che io ho provato a ricambiare portando nel Movimento proposte, contributi, argomenti, sensibilità. Ma questo, mi pare palese, non è servito ad essere considerata una risorsa; si preferisce, credo, un esercito di silenti esecutori”. Così su Fb la deputata Flora Frate.

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo, Unione Europea

Eurozona. Pil trimestre +0.1, annuale +1.0. È stagnazione.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

2020-01-31__Eurozona__Pil Trimestrale 001

Mentre tutto il mondo lavora alacremente e produce, l’eurozona è entrata in una fase di stagnazione economica innescata dalla crisi politica che la sta travagliando. Germania, Francia ed Italia sono nei triboli, con crescite di poco superiore lo zero, la Francia -0.1%, ed adesso sta avviandosi a subire anche le conseguenze della Brexit, che non saranno da poco.

Di questi dati ne soffrono anche le borse.

La giornata di ieri ha avuto come protagoniste le borse asiatiche, che hanno subito crolli anche superiori ai cinque punti percentuali: una seduta particolarmente drammatica per Tokyo, Hong Kong e soprattutto Taiwan, crollato del 5,5%.

In Europa la giornata è stata più calma, ma altrettanto amara per i principali titoli. Nello specifico, in Italia Piazza Affari ha chiuso a -1,6% con Tenaris e Saipem, rispettivamente al -4,9% e -3%. Cattive performances anche per Atlantia (-3,2%) che si trova ancora nel mirino del Governo per il caso della revoca della concessione.

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Una cosa sono i sogni ed una dl tutto differente la realtà dei fatti.

2020-01-31__Eurozona__Pil Annuale 001

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo

Pil Quarto Trimestre (Q4) -0.3% mom.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

Tomba_001

«Nel quarto trimestre del 2019 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e sia rimasto invariato in termini tendenziali»

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L’Italia sta impantanandosi sempre più in una depressione economica l’uscita dalla quale apparirebbe essere sempre più remota.

E tutto questo accade proprio mentre una delle componenti del governo ha subito una clamorosa débâcle elettorale, lasciando così il governo della nazione in un limbo operativo, in attesa che si risolvano i mal di ventre di quattro gatti capitati per caso nella stanza dei bottoni.

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Istat ha rilasciato il Report Stima preliminare del Pil. [Testo Integrale]

Nel quarto trimestre del 2019 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e sia rimasto invariato in termini tendenziali.

Il quarto trimestre del 2019 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2018.

La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, mentre il comparto dei servizi ha registrato una variazione pressoché nulla. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta.

Nel 2019 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,2% così come il Pil stimato sui dati trimestrali grezzi (nel 2019 vi sono state le stesse giornate lavorative rispetto al 2018). Si sottolinea che i risultati dei conti nazionali annuali per il 2019 saranno diffusi il prossimo 2 marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 4 marzo.

La variazione acquisita per il 2020 è pari a -0,2%.

Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Giustizia, Stati Uniti, Trump

US. Suprema Corte approva la politica di immigrazione di Trump.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

Supreme Court

Come in tutti gli stati ove esista una forte componente liberal, questa sistematicamente usa le sentenze di giudici a lei vicini per interferire e bloccare l’opera del governo liberamente eletto.

È un modo estremamente potente per bypassare le elezioni e per governare de facto in modo dittatoriale. Infatti, quando si permette che un giudice di basso rango possa emettere sentenza avversa al governo, con potere ingiuntivo, di fatto si blocca l’attività governativa. Poi, con il tempo, queste sentenze sono contestate presso la Suprema Corte, che di norma le annulla, ma il danno è stato fatto.

Questa è una trasformazione del potere giudiziario in potere politico, consentendo anche ad un oscuro funzionario, nominato e non eletto, di basso livello di interferire con l’operato del Presidente degli Stati Uniti. È il perfetto opposto della democrazia.

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«Conservative Justice Neil Gorsuch, a Trump appointee who voted to lift the injunction, issued an opinion criticizing lower courts’ “increasingly common” use of nationwide injunctions to halt government policies. Gorsuch urged the court to confront the issue.»

«“What in this gamesmanship and chaos can we be proud of?” Gorsuch asked.»

«Two other federal appeals courts previously lifted nationwide injunctions ordered by lower courts blocking the rule.»

In realtà, il fatto non dovrebbe sorprendere: i liberal hanno ereditato un dna rivoluzionario dalle dottrine socialiste. E la rivoluzione consiste proprio nel fatto che una sparuta minoranza conquista il potere con la forza o con l’inganno, e quindi lo esercita.

Adesso, la sentenza della Suprema Corte ha dato il via libera lunedì per una delle politiche di immigrazione del presidente Donald Trump, consentendo alla sua amministrazione di attuare una norma che nega la residenza permanente legale a certi immigrati che si ritiene possano richiedere l’assistenza del governo in futuro.

Se i liberal democratici odiassero i nemici degli Stati Uniti con l’intensità con cui odiano Trump, l’America sarebbe la indiscussa potenza egemone a livello mondiale.

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U.S. Supreme Court lets hardline Trump immigration policy take effect

WASHINGTON (Reuters) – The U.S. Supreme Court gave the go-ahead on Monday for one of President Donald Trump’s hardline immigration policies, allowing his administration to implement a rule denying legal permanent residency to certain immigrants deemed likely to require government assistance in the future.

The justices, on a 5-4 vote, granted the administration’s request to lift a lower court’s injunction that had blocked the so-called public charge policy while litigation over its legality continues. The rule has been criticized by immigrant rights advocates as a “wealth test” that would disproportionately keep out non-white immigrants.

The court’s five conservative justices, including Chief Justice John Roberts and two justices appointed by Trump, carried the day. The court’s four liberal justices said they would have denied the administration’s request. The action was announced even as Roberts sat as the presiding officer in Trump’s impeachment trial in the U.S. Senate.

Lawsuits aiming to block the policy were filed against the administration by the states of New York, Connecticut and Vermont as well as by New York City and several nonprofit organizations.

In imposing an injunction blocking it, Manhattan-based U.S. District Judge George Daniels on Oct. 11 called the rule “repugnant to the American Dream” and a “policy of exclusion in search of a justification.”

The administration asked the high court to let the rule go into effect even before the New York-based 2nd U.S. Circuit Court of Appeals rules on Trump’s appeal of the injunction. The 2nd Circuit is considering the matter on an expedited basis, with legal papers to be submitted by Feb. 14 and arguments expected soon afterward. 

The administration can now enforce the rule nationwide except in Illinois, where a lower court has blocked its implementation.

Ken Cuccinelli, acting deputy secretary at the U.S. Department of Homeland Security (DHS), praised the high court.

“It is very clear the U.S. Supreme Court is fed up with these national injunctions by judges who are trying to impose their policy preferences instead of enforcing the law,” Cuccinelli told reporters.

GREEN CARDS

At issue is which immigrants will be granted legal permanent residency, known as a “green card.” Under Trump’s policy, immigration officers would consider factors such as age, educational level and English proficiency to decide whether an immigrant would likely become a “public charge” who would receive government benefits such as the Medicaid health insurance program for the poor.

The administration has said the new rule is necessary to better ensure that immigrants will be self-sufficient. Critics have said the rule would disproportionately bar low-income people from developing countries in Latin America, Africa and Asia from permanent residency.

“Limiting legal immigration based on an applicant’s wealth is shameful and entirely un-American,” Democratic Senator Dick Durbin wrote on Twitter.

A spokesman for U.S. Citizenship and Immigration Services, the agency that processes visa applications, said it would “determine the most appropriate method to implement the public charge rule” and would release additional information soon.

Trump has made his tough immigration stance a hallmark of his presidency and 2020 re-election campaign.

U.S. immigration law has long required officials to exclude people likely to become a “public charge” from permanent residency. U.S. guidelines in place for the past two decades had said immigrants likely to become primarily dependent on direct cash assistance or long-term institutionalization, in a nursing home for example, at public expense would be barred.

The new rule expands the “public charge” bar to anyone deemed likely to receive a much wider range of public benefits for more than an aggregate of 12 months over any 36-month period including healthcare, housing and food assistance.

The vast majority of people seeking permanent residency are not eligible for public benefits themselves. A 2019 Urban Institute survey found that the administration’s rule was already deterring people from seeking benefits for U.S. citizen children for fear of harming their own future immigration status. Benefits for family members are not considered under the rule.

Claudia Center, a lawyer with the American Civil Liberties Union, said the rule targets disabled people applying for green cards and “enshrines the false stereotype that people with disabilities do not contribute to our society.”

The high court could give Trump more victories on immigration policy. The conservative justices signaled support in November for Trump’s bid to kill a program that protects hundreds of thousands of immigrants – dubbed “Dreamers” – who entered the United States illegally as children. A ruling is due by the end of June.

The court in 2018 upheld Trump’s “travel ban” targeting people from several Muslim-majority countries.

Conservative Justice Neil Gorsuch, a Trump appointee who voted to lift the injunction, issued an opinion criticizing lower courts’ “increasingly common” use of nationwide injunctions to halt government policies. Gorsuch urged the court to confront the issue.

“What in this gamesmanship and chaos can we be proud of?” Gorsuch asked.

Two other federal appeals courts previously lifted nationwide injunctions ordered by lower courts blocking the rule.

Pubblicato in: Devoluzione socialismo

Greta Thunberg registra il trademark ‘Fridays for Future’.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

2020-01-30__Greta Thunberg 001

«Ms Thunberg also announced she has set up a non-profit foundation to handle the financial side of #FridaysForFuture.»

«It will manage money raised from donations and book royalties.»

«The foundation’s aim will be to promote ecological, climatic and social sustainability as well as mental health»

«Earlier this month US Treasury Secretary Steven Mnuchin told the teenager to go away and study economics before lecturing investors»

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Lungi da noi voler fare i conti in tasca a chicchessia, l’ammontare delle donazioni e dei finanziamenti pubblici è tutt’altro che trascurabile.

Poi, chi amministri la ‘non-profit foundation’ si ritaglierà pur sempre uno stipendiuccio con cui poter vivere dignitosamente.

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Greta Thunberg to trademark ‘Fridays for Future’

Climate change activist Greta Thunberg says she is trademarking her name and the #FridaysForFuture movement to stop people from impersonating her.

In 2018, Ms Thunberg’s school strike grew into a global movement that became known as #FridaysForFuture.

Millions of people in countries such as Australia, Ghana, Germany and the UK have taken part in the protests.

She said on Instagram that people had tried to sell products and collect money in the movement’s name.

“My name and the #Fridaysforfuture movement are constantly being used for commercial purposes without any consent whatsoever,” the 17 year old said.

Ms Thunberg has also applied to trademark Skolstrejk för klimatet (school strike for climate), the phrase used on her protest sign that she has carried around the world to #FridaysForFuture protests.

She added that people had tried to impersonate her “in order to communicate with high profile people, politicians, media and artists”.

Ms Thunberg also announced she has set up a non-profit foundation to handle the financial side of #FridaysForFuture.

It will manage money raised from donations and book royalties.

“The foundation’s aim will be to promote ecological, climatic and social sustainability as well as mental health,” she told her Instagram followers.

Ms Thunberg has become a strong voice for action on climate change. However, her message on tackling rising temperatures has not been well received by everyone.

Earlier this month US Treasury Secretary Steven Mnuchin told the teenager to go away and study economics before lecturing investors.

Last December she was named Time Magazine’s Person of the Year.

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Lo stato, questo stato, è il nemico numero uno del Cittadino Contribuente.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-31.

2019-12-30__Salvini__001

Matteo Salvini ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un interessante tabella, aggiornata con le ultime disposizioni legislative, che riportiamo in fotocopia.

Riguarda il riassunto annuale delle imposte e tasse che un commerciante con reddito lordo di 50,000 euro all’anno è tenuto a sborsare.

Sono 33,248 euro, ossia il 64.5% del reddito lordo.

Ma dai 16,752 euro rimasti si devono dedurre tutte le spese di esercizio: dall’affitto dei locali alle utenze.

In poche parole, anche un reddito lordo di 50,000 euro l’anno non consente di sopravvivere ed imposte e tasse impongono la chiusura della attività.

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Non dovrebbe servire molta fantasia per comprendere la rabbia che cova nel cuore di quanti hanno chiuso oppure sono adesso obbligati a chiudere la propria attività a causa di una pressione fiscale che fa rimpiangere il Khanato dell’Orda d’Oro.

Governo Zingaretti è inquinante: lascia un’ipoteca tossica di 47 miliardi.

Il Governo Zingaretti rosso – giallo è il tetro governo delle tasse, che ha in odio viscerale chiunque produca qualcosa, e lo ammazzano a suo di tasse.

Poi, i pidiini ed i pentastellati si guardano attorno attoniti e smarriti nel constatare che gli Elettori li rifuggono come la peste bubbonica. Non li votano più.

Lega e cdx hanno vinto consecutivamente in Lombardia, Molise, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Trentino, Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Piemonte, Umbria e Calabria.

Per tutte le persone che lavorano e producono qualcosa, lega e Salvini, il centrodestra, sono l’ultima sponda, l’unica ancora di salvezza a disposizione.

È diventata una questione di vita oppure di morte.

E, nel caso, forse quando la lega avesse vinto almeno quindici regioni su diciotto i triboli del governo romano sarebbe davvero severi.

La gente oramai è inferocita, imbestialita: nelle code alle casse dei supermercati si sentono solo maledizioni di ogni genere abbattersi sul governo Zingaretti. Anche le vecchiette da sempre miti e gentili hanno una gran voglia di ghigliottina.

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Legge Bonafede sulla prescrizione. Cinque regioni chiedono il referendum.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-30.

Gufo_017__

Avere il controllo dei governi delle regioni conta: eccome che conta. E lega e centrodestra ora ne governano tredici su diciannove: poi, dopo giugno saranno almeno qualcuna di più.

E per quanto concerne gli art. 75 e 138 della Costituzione, Emilia Romagna e Toscana contano quanto Sicilia e Calabria.

«Dalla Sicilia partirà una richiesta di abolizione della legge Bonafede, che dal primo gennaio scorso ha abolito la prescrizione, attraverso la procedura di richiesta di referendum di cinque regioni»

«L’Organismo congressuale forense (Ocf) ha elaborato il quesito per procedere alla richiesta di un referendum per abrogare la riforma della prescrizione, entrata in vigore il 1° gennaio»

«Volete voi che sia abrogato l’articolo 159, comma 2, del Codice penale … come modificato dall’articolo 1, comma 1, lettera e), n. 1, della legge 9 gennaio 2019, n. 3, ?»

«Volete voi abrogare la riforma della prescrizione voluta dal ministro Alfonso Bonafede, recentemente entrata in vigore, e che porta il cittadino che incappi nelle maglie della giustizia a non uscirne mai più?»

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Certamente questo governo ha la potestà di emanare le leggi che possano piacergli oppure tornare di utilità, ma anche le regioni hanno il potere costituzionale di richiederne il referendum abrogativo.

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Prescrizione: Miccichè lancia referendum

Presidente Ars, chiederemo abolizione legge Bonafede.

“Dalla Sicilia partirà una richiesta di abolizione della legge Bonafede, che dal primo gennaio scorso ha abolito la prescrizione, attraverso la procedura di richiesta di referendum di cinque regioni. Me lo ha chiesto il gruppo di Forza Italia. E’ un calcio al diritto”. Lo ha annunciato questa mattina il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e commissario di Forza Italia in Sicilia, il quale ha tenuto una conferenza stampa assieme al capo gruppo di Forza Italia Tommaso Calderone che ha presentato la richiesta a nome dei deputati azzurri.

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Prescrizione: pronto il referendum per abrogare la riforma

Elaborato dall’Organismo forense il quesito referendario per l’abrogazione dello stop alla prescrizione in vigore dal 1° gennaio.

L’Organismo congressuale forense (Ocf) ha elaborato il quesito per procedere alla richiesta di un referendum per abrogare la riforma della prescrizione, entrata in vigore il 1° gennaio. Il quesito, formulato in modo che ne sia garantita l’ammissibilità, sarà formalizzato nei prossimi giorni e inviato ai presidenti delle Regioni. “Volete voi che sia abrogato l’articolo 159, comma 2, del Codice penale… come modificato dall’articolo 1, comma 1, lettera e), n. 1, della legge 9 gennaio 2019, n. 3, ?”, recita il testo.

“Volete voi abrogare la riforma della prescrizione voluta dal ministro Alfonso Bonafede, recentemente entrata in vigore, e che porta il cittadino che incappi nelle maglie della giustizia a non uscirne mai più?”, lo ‘traduce’ l’Ocf. Il quesito ora elaborato sarà formalizzato e inviato ai presidenti delle Regioni.

L’Organismo congressuale forense, spiega all’agenzia stampa Adnkronos il coordinatore Giovanni Malinconico, “auspica che la nuova riforma della prescrizione sia modificata in profondità, o accompagnata da misure di sistema che riescano a ricondurne l’impatto entro soglie accettabili. Ma, per evitare nel frattempo che la riforma produca danni incalcolabili all’impianto normativo e alle tutele poste a difesa dello stato di diritto, la via più rapida è quella referendaria, che eliminerebbe chirurgicamente il nuovo articolato lasciando in vita un testo perfettamente coerente e autosufficiente”.

“Porre il processo al di fuori del flusso del tempo danneggia tutti – si legge nella nota che accompagna il quesito – la vittima e tutta la collettività, che hanno interesse ad un pronto accertamento della responsabilità e alla punizione del reato; l’innocente, già danneggiato dal solo fatto di essere sottoposto al procedimento, e per il quale ogni giorno in più di sottoposizione al giudizio penale e alla gogna che spesso ne consegue, dà luogo a un supplizio intollerabile; lo stesso colpevole, che ha diritto di veder definita in breve la sua vicenda, scontando la sanzione per poi reinserirsi in società”.

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Senato. Ripristinati i vitalizi, ed anche con gli arretrati.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-30.

Paperino che ride

La abolizione dei vitalizi dei parlamentari era stato un irrinunciabile punto programmatico del movimento cinque stelle.

Dopo incessanti lotte, alla fine m5s c’era riuscito.

Taglio vitalizi al Senato, c’è il via libera. Festa dei 5 Stelle. Di Maio: “Ora tocca alle Regioni”

«Dopo Montecitorio, passa a Palazzo Madama la riforma secondo il metodo contributivo. Pd, Forza Italia e FdI escono al momento del voto. Sulla riforma – che entrerà in vigore solo nel nuovo anno – incombe la scure dei ricorsi degli ex parlamentari.

Alla fine il via libera al taglio dei vitalizi è arrivato anche al Senato. Il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama ha approvato la riforma per gli ex parlamentari secondo il metodo contributivo disposto dalla Camera.
Il provvedimento è passato senza il sì dei senatori di Forza Italia, del Partito democratico e di Fratelli d’Italia che al momento del voto sono usciti (in tutto 10 i favorevoli e un astenuto).

L’esultanza e la festa dei cinquestelle

Esultano i 5Stelle: “Promesso, detto e fatto. È crollato un muro che separava la politica e le istituzioni dai cittadini”, il primo post su Fb del Movimento. E Luigi Di Maio si intesta subito il risultato: “Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva!”. »

«”Nella manovra ci sarà una norma che dice alle Regioni che se non tagliano i vitalizi non gli trasferiamo più i soldi per pagarli. Dopo la Camera e Senato, ora tocca alle Regioni”. Interviene anche il premier, Giuseppe Conte, che parla di una “misura di equità sociale”.»

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«Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva!»

Mai dire mai in politica: se poi ci siano di mezzo i pentastellati esistono solo le certezze delle smentite.

Così adesso il movimento cinque stelle ha cambiato idea: bentornati i vitalizi per i senatori.

Si è davvero curiosi di sapere come spiegheranno il tutti all’Elettore che gli è rimasto in Italia.

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«Lunedì sera, gli ex deputati Massimo Teodori e Giuseppe Gargani, assistiti dall’avvocato Maurizio Paniz, hanno vinto la loro battaglia. Quella del vitalizio»

«comincia tutto con l’affollamento di fronte alla porta della commissione del Senato che dovrà decidere. Anzi, che ha già deciso senza nemmeno aspettare la camera di consiglio convocata per il 20 febbraio: riavranno i loro assegni fino all’ultimo centesimo. La sentenza prevede il ripristino dei vitalizi come sempre stati: senza alcuna decurtazione imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal 1 gennaio 2019.»

«A decidere è stato l’organo di “giustizia” interna di Palazzo Madama, di cui Giacomo Caliendo è ai vertici, un forzista designato dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Con Caliendo anche Cesare Martellino, amico di vecchia data del capo di gabinetto di Sua presidenza, Nitto Palma»

«la delibera del 2018 con cui il Senato si è adeguato ai tagli imposti mesi prima dalla Camera sarà cancellata perché “si sostanzia in una totale rimozione di provvedimenti di liquidazione a suo tempo legittimamente adottati in riconoscimento e attuazione del diritto assicurato dalle norme allora vigenti e impone, anche dopo più decenni, una nuova liquidazione sulla base di una diversa disciplina che introduce criteri totalmente diversi, con assoluta negazione del legittimo affidamento»

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Poi i sodali del movimento cinque stelle si domandano attoniti per quale strano motivo l’Elettorato abbia loro voltato le spalle.

Cosa dirà adesso Mr Di Maio? Cosa dirà adesso Mr Conte?

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Vitalizi, il Senato se li riprende: verranno restituiti pure gli arretrati

A decidere è stato l’organo di “giustizia” interna di Palazzo Madama, organo in cui Giacomo Caliendo è ai vertici, un forzista voluto dalla Casellati.

Lunedì sera, gli ex deputati Massimo Teodori e Giuseppe Gargani, assistiti dall’avvocato Maurizio Paniz, hanno vinto la loro battaglia. Quella del vitalizio. Come scrive Il Fatto Quotidiano, comincia tutto con l’affollamento di fronte alla porta della commissione del Senato che dovrà decidere. Anzi, che ha già deciso senza nemmeno aspettare la camera di consiglio convocata per il 20 febbraio: riavranno i loro assegni fino all’ultimo centesimo. La sentenza prevede il ripristino dei vitalizi come sempre stati: senza alcuna decurtazione imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal 1 gennaio 2019.

A decidere è stato l’organo di “giustizia” interna di Palazzo Madama, di cui Giacomo Caliendo è ai vertici, un forzista designato dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Con Caliendo anche Cesare Martellino, amico di vecchia data del capo di gabinetto di Sua presidenza, Nitto Palma. Neanche a dirlo anche lui tra gli ex senatori che beneficeranno della decisione della commissione da cui a novembre si dimise la pentastellata Elvira Evangelista proprio per prendere le distanze dal curioso intreccio di amicizie e conoscenze che si è coagulato nell’organismo.

“Un conflitto di interessi” lo aveva chiamato Paola Taverna, vice presidente del Senato del Movimento 5 Stelle che della lotta ai vitalizi ha fatto una battaglia identitaria. Ora quella battaglia anti-vitalizi rischia di essere cancellata. Il conto da pagare per il Senato è alto: 22 milioni all’anno che riprenderanno a essere erogati ai senatori fuori corso a cui verranno restituiti pure gli arretrati.

Perché la commissione Caliendo (di cui fanno parte oltre ai due membri laici Martellino e Alessandro Mattoni anche i senatori Simone Pillon della Lega e Alessandra Riccardi del M5S) ha già pronto il suo verdetto nonostante l’istruttoria si sia conclusa appena poche ore fa. Il Fatto Quotidiano è in grado di anticiparla: “la delibera del 2018 con cui il Senato si è adeguato ai tagli imposti mesi prima dalla Camera sarà cancellata perché “si sostanzia in una totale rimozione di provvedimenti di liquidazione a suo tempo legittimamente adottati in riconoscimento e attuazione del diritto assicurato dalle norme allora vigenti e impone, anche dopo più decenni, una nuova liquidazione sulla base di una diversa disciplina che introduce criteri totalmente diversi, con assoluta negazione del legittimo affidamento”.

E ancora. La delibera del 2018 è un intervento “non in linea con gli insegnamenti della Corte Costituzionale ” perché, per la commissione Caliendo, il vitalizio sarebbe equiparabile alla pensione. “Il vitalizio ha una connotazione previdenziale, quanto meno prevalente che lo rende soggetto alle regole e ai principi affermati dalla Corte Costituzionale… che ammette che tali trattamenti possano essere modificati solo a certe condizioni e ponendo limiti a mutamenti peggiorativi”.

In soldoni vuol dire che il Senato, se proprio lo vorrà, potrà al massimo pretendere dai suoi ex inquilini un contributo più “ragionevole” del taglio oggi in vigore e che sia soprattutto limitato nel tempo. La delibera del 2018 che ha invece imposto per sempre il ricalcolo su base contributiva facendo dimagrire sensibilmente gli assegni va dunque cestinata. La commissione contenziosa, come si legge sempre nel dispositivo che il Fatto è in grado di anticipare, “accoglie i ricorsi e annulla le disposizioni nella parte in cui prevedono una rideterminazione degli assegni vitalizi anziché la loro riduzione”.

Pubblicato in: Devoluzione socialismo

M5S. Gli stati generali subirebbero una dilazione. Chaos.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-01-30.

Brüghel il Vecchio. La parabola dei ciechi.

Il 54% degli italiani ritiene che il M5S sia morto e la débâcle elettorale in Emilia Romagna e soprattutto in Calabria pesano come macigni.

Tutto è possibile, ma recuperare gli Elettori disaffezionati sembrerebbe essere cosa ben ardua. Così i parlamentari M5S si trovano nella quasi certezza che una eventuale rielezione potrebbe essere del tutto improbabile.

Il problema consta nella credibilità.

«La collocazione politica del futuro M5S resta il nodo centrale per i pentastellati, al bivio tra la scelta di aderire al progetto di un campo largo con il Pd in chiave anti-sovranista e la ‘terza via’ (“né a destra né a sinistra”) indicata dall’ex capo politico Luigi Di Maio»

«Durante l’assemblea plenaria dei gruppi grillini di martedì sera va in scena lo scontro tra queste due visioni»

«Scontenti i sostenitori della linea filo riformista. Paolo Lattanzio – che, dopo l’intervento del capo politico Vito Crimi, ha posto con fermezza il tema del posizionamento politico – parla di “strategia dello struzzo” da parte dei vertici stellati»

«Dal canto suo, Crimi ribadisce quella che molti ritengono essere anche la posizione di Di Maio: “Ai cittadini non interessa in quale campo ci collochiamo, ma se abbassiamo le tasse”.»

«In attesa di capire le mosse di Alessandro Di Battista, la corsa alla leadership non è ancora entrata nel vivo»

«In un Movimento dove resta alto il livello di guardia per i possibili nuovi addii ai gruppi – mentre si attendono a breve le sanzioni disciplinari per i morosi – tiene banco soprattuto il dossier regionali»

«Da oggi su Rousseau sono aperte le candidature per i consiglieri in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, e Veneto. Sul Blog delle Stelle viene precisato che “la fase tecnica di acquisizione delle disponibilità degli iscritti a candidarsi come consiglieri regionali rimane in ogni caso collegata ad ogni eventuale decisione politica assunta per i singoli territori regionali”.»

«Diversi eletti in assemblea hanno chiesto di riaprire il tavolo del confronto con le altre forze di maggioranza per poter ragionare su una candidatura comune»

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Se è di ovvia importanza che M5S chiarisca una volta per tutte la sua reale linea politica, il vero problema sarà se i residui Elettori del M5S saranno poi disposti a votarlo nelle urne.

Un tracollo completo è sempre più probabile.

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M5S, slittano gli stati generali

La collocazione politica del futuro M5S resta il nodo centrale per i pentastellati, al bivio tra la scelta di aderire al progetto di un campo largo con il Pd in chiave anti-sovranista e la ‘terza via’ (“né a destra né a sinistra”) indicata dall’ex capo politico Luigi Di Maio. Durante l’assemblea plenaria dei gruppi grillini di martedì sera va in scena lo scontro tra queste due visioni. Scontenti i sostenitori della linea filo riformista. Paolo Lattanzio – che, dopo l’intervento del capo politico Vito Crimi, ha posto con fermezza il tema del posizionamento politico – parla di “strategia dello struzzo” da parte dei vertici stellati. “Non è cambiato nulla – si sfoga il deputato con l’Adnkronos – non mi sembra ci sia reale voglia di analizzare errori, approfondire, dialogare”.

Duro l’affondo di Giorgio Trizzino e Carla Ruocco contro la gestione della comunicazione (entrambi hanno chiesto anche di rendere l’assemblea un luogo ‘decisionale’, con voto), mentre Danilo Toninelli, responsabile delle campagne elettorali, se la prende con chi ‘spiffera’ le notizie ai giornali. Dal canto suo, Crimi ribadisce quella che molti ritengono essere anche la posizione di Di Maio: “Ai cittadini non interessa in quale campo ci collochiamo, ma se abbassiamo le tasse”.

L’ex leader grillino per ora tace sulle questioni interne, concentrandosi sul suo ruolo di ministro degli Esteri. Ma agli stati generali (rinviati a dopo il 29 marzo a causa del referendum sul taglio dei parlamentari) porterà le sue idee. Intanto circolano le prime proposte sul futuro assetto del M5S. Stefano Buffagni, per esempio, è per la creazione di un “Politburo” con lo schema “6+1”. Un “ufficio politico” che comprenda la figura di un “segretario generale” o presidente. Idea sposata, tra gli altri, da Giancarlo Cancelleri. Manlio Di Stefano, fedelissimo di Di Maio, invece propone una sorta di “consiglio (con regole ad-hoc) a sostegno di un capo politico (a tempo pieno)”.

In attesa di capire le mosse di Alessandro Di Battista, la corsa alla leadership non è ancora entrata nel vivo. I rumors su una candidatura di Paola Taverna si fanno sempre più insistenti, così come non si spengono le voci circa una discesa in campo del sindaco di Torino Chiara Appendino. Un confronto tra donne non è escluso secondo il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, il quale si dice sicuro che alla fine Di Maio non si ricandiderà come capo politico.

In un Movimento dove resta alto il livello di guardia per i possibili nuovi addii ai gruppi – mentre si attendono a breve le sanzioni disciplinari per i morosi – tiene banco soprattuto il dossier regionali. Da oggi su Rousseau sono aperte le candidature per i consiglieri in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, e Veneto. Sul Blog delle Stelle viene precisato che “la fase tecnica di acquisizione delle disponibilità degli iscritti a candidarsi come consiglieri regionali rimane in ogni caso collegata ad ogni eventuale decisione politica assunta per i singoli territori regionali”.

Diversi eletti in assemblea hanno chiesto di riaprire il tavolo del confronto con le altre forze di maggioranza per poter ragionare su una candidatura comune. Il tema sta creando fibrillazioni, in particolare tra i liguri. Domenica, invece, a Napoli gli attivisti e i ‘portavoce’ locali si riuniranno in un albergo per tracciare la rotta e decidere il da farsi. Molti eletti campani, tra cui il deputato Luigi Iovino, vedrebbero di buon occhio un passo avanti del ministro dell’Ambiente Sergio Costa come candidato governatore. Ma prima va sciolto il nodo alleanze: tema non semplice, visto che il derby tra anti-dem e filo-dem sembra ancora in alto mare.