Pubblicato in: Armamenti, Banche Centrali, Devoluzione socialismo, Economia e Produzione Industriale

Partecipate da rinnovare. Il governo Meloni tesse la tela del vero potere. Una tonnara.

Giuseppe Sandro Mela.

2023-04-03.

Tonnara 001

«Per legge entro il 24 gennaio possono essere sostituiti 40 dirigenti centrali nei vari ministeri. Ma il vero obiettivo sono i 67 cda delle partecipate tra cui Eni, Terna, Enel, Poste. Una ricca tornata di nomine.»

«le unità economiche partecipate dal settore pubblico sono 8.175 e impiegano 932.714 addetti.»

«Tutti coloro che sono stati nominati da Pd e 5 Stelle saranno sostituiti»

Saranno trattati per come hanno trattato.

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La partita delle nomine in 135 società a controllo pubblico: da Eni a Rai ecco chi entra e chi esce

Sono 135 le società a controllo pubblico i cui organi di amministrazione dovranno essere rinnovati in questi due anni, tra la primavera del 2023 e il 2024. Si va dalle grandi partecipate del Mef e di Cdp (Enel, Eni, Terna, Fs, Rai) fino alle società più piccole, controllate di secondo o terzo livello, come Manifattura Tabacchi o Corneliani, la storica azienda tessile di Mantova trasformata nel 2021 in una newco con un intervento massiccio di Invitalia. Secondo il monitoraggio della Camera, nel 2023 rientreranno nella raffica di nomine affidate al governo Meloni gli organi di amministrazione di 18 società direttamente partecipate dai ministeri, 49 società di secondo livello, a loro volta cioè partecipate dalle grandi controllate, e 3 società di terzo livello indirettamente partecipate da Cassa Depositi e Prestiti.

Al 31 dicembre 2023, invece, scadranno e dovranno quindi essere rinnovati nel 2024 gli organi di amministrazione di 10 società direttamente partecipate, 51 società di secondo livello e 4 società di terzo livello indirettamente partecipate da Cdp. Quest’anno tra le società a diretto controllo del ministero dell’Economia compaiono Amco, Banca Monte dei Paschi di Siena, Cinecittà (limitatamente a due consiglieri), Consap, Consip, Enav, Enel, Eni (partecipata al 4,4% dal Mef e al 26,2% ma rientrante comunque nelle nomine dirette del ministero); Equitalia Giustizia; Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Ita, Leonardo, Poste Italiane, Sogesid, Sport e Salute (limitatamente alla carica di presidente/ad), Sogin (l’incarico della struttura commissariale della società scade il 18 luglio 2023).

Tra le controllate degli altri ministeri compaiono invece Difesa Servizi (ministero della Difesa) e Ferrovie Appulo lucane (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti). Tra quelle di secondo livello spiccano Poste Pay e Poste Vita (controllate di Poste), Rai Cinema e Rai Way (Rai), Infratel (Invitalia), Rfi e Trenitalia (FS), Avio (Leonardo), Enel Plenitude, LNG Shipping, Raffineria di Gela (Eni), Acquirente Unico (Gse).

Tra quelle di terzo livello compaiono invece Terna (Cdp Reti) e Manifattura Tabacchi (Cdp Immobiliare). Nel 2024 tra le società direttamente partecipate dal Mef toccherà innanzitutto proprio a Cassa, che a sua volta dovrà nominare i vertici di Fintecna. Per Cinecittà il ministero dovrà invece nominare il presidente, l’a.d e un consigliere.

Sempre tra le partecipate di Via XX Settembre saranno invece da rinnovare interamente invece il cda di Eur, Gse, Invimit, Mefop, Rai, Sogei, Sose e Ferrovie dello Stato, che a sua volta nominerà quelli di Anas, BusItalia e Italferr. Ad Eni spetterà invece il rinnovo dei gasdotti Trans Tunisian Pipeline Company e Transmed, oltre che di Saipem. Ad Invitalia, oltre Corneliani, spetterà infine il compito di rimettere mano all’ex Ilva con il rinnovo del consiglio di Acciaierie d’Italia.

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Nomine partecipate 2023, tempi stretti per decisioni su vertici

La stagione assembleare è alle porte e detta i tempi delle decisioni politiche nella cruciale partita delle nomine ai vertici delle grandi partecipate pubbliche, da Eni a Enel, da Leonardo a Poste, a Terna ed Enav. Decisioni attese a breve se si considera che le liste dei candidati dei nuovi consigli di amministrazione e dei collegi sindacali devono essere depositate dagli azionisti entro il 25esimo giorno precedente la data dell’assemblea e sono, inoltre, messe a disposizione del pubblico presso la sede sociale, sul sito internet e con le altre modalità, previste dalla Consob, almeno 21 giorni prima dell’assemblea.  

Calendari finanziari alla mano, dunque, la prima data cerchiata di rosso è quella del 20 aprile, giorno in cui si svolgerà in un’unica convocazione l’assise di Monte dei Paschi di Siena (non a caso la prima realtà per cui è già giunta una indicazione chiara). Per il 28 aprile è convocata quella di Enav. Si passa poi a maggio con l’assemblea di Poste Italiane convocata per l’8. Poi toccherà all’Assemblea di Terna che si svolgerà in unica convocazione il 9 maggio. Ma il giorno più caldo sarà sicuramente il 10 maggio che vede la convocazione dei soci di Eni ed Enel. Se non si svolgerà in prima convocazione il 2 maggio, per quel giorno c’è anche l’assemblea di Leonardo in seconda convocazione.  

La partita è, dunque, quanto mai nel vivo così come il toto-nomine dei top manager che saliranno sulla plancia di comando delle grandi aziende statali. Il fatto nuovo che contraddistingue questa tornata è la scelta di una Ceo donna, come ha indicato la premier Giorgia Meloni, nelle scorse settimane. Parole le sue che hanno allargato l’orizzonte di una rosa decisamente improntata al maschile. 

ENI. Il Governo Meloni ha espresso pareri estremamente positivi per il management uscente il quale, supportato anche dai risultati molto positivi, sembrerebbe vicino alla riconferma. L’amministratore delegato Claudio Descalzi, infatti, è in pole position, per una sua riconferma e quindi per un quarto mandato. Se la riconferma di Descalzi sarebbe da intestare al Fdi, la partita del presidente invece dovrebbe essere giocata dalla Lega che sembra aver già selezionato un nome per sostituire Lucia Calvosa. Per la presidenza circola il nome di Antonio Maria Rinaldi, una ipotesi che oggi è stata accolta con reazioni forti da parte dell’opposizione con il senatore pd Filippo Sensi e Luigi Marattin di Azione-IV che chiedono al governo una smentita (mentre l’interessato ricorda il suo passato da direttore generale della capogruppo finanziaria dell’Eni). 

                         ENEL. Il governo in quel caso starebbe puntando alla discontinuità per i vertici. Potrebbe arrivare, al posto dell’attuale ad Francesco Starace, l’ad di Terna Stefano Donnarumma. Un altro nome che circola è quello di Flavio Cattaneo, l’attuale vice presidente esecutivo di Italo. Tra i nomi per la presidenza, negli ultimi giorni, è tornato auge quello di Paolo Scaroni che tra il 2022 e il il 2005 stato l’ad di Enel e tra il 2005 e il 2014 amministratore delegato di Eni. 

                         LEONARDO. È ancora un rebus il rinnovo al vertice di Leonardo, che Alessandro Profumo ha guidato per due mandati. Dato in pole per mesi, l’ex ministro della Transizione energetica nel Governo Draghi, Roberto Cingolani sembra fuori dai giochi dopo il suo ingresso nel board del Fondo per l’innovazione della Nato. Si dovrebbe andare quindi verso una soluzione interna, con Lorenzo Mariani, l’attuale Ceo di Mbda Italia. Per quanto riguarda la presidenza tra i nomi che circolano in queste ore ci sono quelli di Elisabetta Belloni, l’attuale direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. 

                         POSTE ITALIANE. E’ una delle partite più complesse. L’ad Matteo Del Fante, in carica dall’aprile 2017, resta in pole per una sua riconferma. Nel caso in cui il Governo decidesse di cambiare i vertici in pista ci sarebbe anche Flavio Cattaneo. Per la presidenza si potrebbe andare anche verso una riconferma di Maria Bianca Farina.  

                         TERNA. Se l’ad Stefano Donnarumma dovesse sostituire Starace all’Enel in lizza per la guida del gruppo potrebbe arrivare una donna e in pole position in queste ore ci sarebbe Roberta Neri, l’ex ad di Enav. In queste ore tra i nomi che sono circolati c’è anche quello di Giuseppe Lasco, l’attuale condirettore generale di Poste Italiane. Tra gli altri nomi che circolano c’è anche quello di Giuseppina di Foggia, vicepresidente e amministratore delegato di Nokia Italia e quello di Lucia Morselli, l’attuale amministratore delegato di Acciaierie d’Italia. 

                         ENAV. Tra i nomi che circolano, in caso di cambiamenti dell’attuale ad Paolo Simioni, ci sarebbe l’attuale presidente dell’Autorità portuale di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti. L’attuale presidente dell’Enav, Francesca Isgrò potrebbe essere riconfermata ma nel caso in cui non lo dovesse essere un’alternativa potrebbe essere Roberta Neri, che ha guidato proprio l’Enav per 5 anni dal 2015 al 2020. 

MPS. Qui la partita è stata chiusa nelle ultime ore dall’annuncio del Mef che ha indicato per il prossimo Cda Luigi Lovaglio che sarà riconfermato ad mentre per la presidenza l’incarico andrà ad Nicola Maione al posto di Patrizia Grieco che si è dimessa dopo la sua nomina alla presidenza di Anima. 

Ma al di là dei massimi vertici, la partita è decisamente più ampia se si considera che a scadere e ad andare a rinnovo con le assemblee di bilancio sono 142 organi sociali, di cui 94 consigli d’amministrazione e 48 collegi sindacali, in 105 società del ministero dell’Economia Finanze. Secondo i calcoli del centro studi Comar, sono attualmente composti da 610 persone, di cui 403 consiglieri e 207 sindaci. Oltre alle società quotate, vanno a conclusione i mandati triennali (2020-2022) di molte altre società come Consip, Ipzs ma anche Ita-Italia Trasporto Aereo, alcune controllate Rai; o, nel settore energia, per Gse e Sogin; e nomine sono previste anche in Cinecittà, Consap, Sogesid, Sport e Salute. 

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Tra spoils system e nomine di 67 partecipate, il governo Meloni tesse la tela del vero potere

«Tutti coloro che sono stati nominati da Pd e 5 Stelle saranno sostituiti»

Per legge entro il 24 gennaio possono essere sostituiti 40 dirigenti centrali nei vari ministeri. Ma il vero obiettivo sono i 67 cda delle partecipate tra cui Eni, Terna, Enel, Poste. Un ricca tornata di nomine che spiega anche la crisi di governo in piena estate.

Ieri dalla colonne del Corriere della Sera il professor Sabino Cassese l’ha detto chiaro e tondo e modo suo: lo spoils system è una iattura. “Lo dico da trent’anni, da quando fu introdotto con la legge Bassanini (correva l’anno 2001, ma tutto era iniziato nel 1997, primo governo Prodi, ndr), cambiare i vertice dell’amministrazione dello Stato a seconda della maggioranza politica al governo è un errore e un danno”. Molto meglio, sarebbe, procedere alla copertura di quei ruoli chiave con i concorsi, con il merito e non con la lottizzazione. Lo spoils system invece c’è, da trent’anni appunto, abbiamo voluto scimmiottare gli Stati Uniti e ha prodotto i danni così bene elencati ieri dal professor Cassese. Ma le forze politiche, tutte, nessun esclusa, non vogliono certo rinunciare, una volta conquistato palazzo Chigi a quello che è il vero potere, il deep state, i ruoli decisionali negli uffici, nei ministeri e nelle agenzie centrale come Entrate, Inps, Dogane. Si sentirebbero anatre zoppe senza aver il controllo di quelle consolle così decisive.

Ma la vera partita di potere questo governo è il rinnovo dei Cda di 67 aziende pubbliche partecipate direttamente (17) e indirettamente (50) dal Tesoro, che hanno visto decadere il proprio vertice il 31 dicembre scorso.  Al governo Meloni toccherà dunque una tornata di nomine ricca, che comprende le big come Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna. Altro che spoils system. Parliamo di una lega fetta di Pil italiano. Tanti che non pochi sussurrano che sia questa larga fetta di potere la spinta che ha mandato a casa Draghi e fatto anticipare le elezioni.politiche di quella manciata di mesi necessari per garantirsi tute le nomine.  

                         Almeno 40 dirigenti e direttori generali        

La partita sullo spoils system è già iniziata. Ed è anche la più scontata. Così fan tutti. Entro il 24 gennaio, i 40 manager/dirigenti che guidano i ministeri, decadono dalle funzioni. Possono essere riconfermati. In caso di silenzio, cessano le funzioni. Sono vacanze agitate e incerte per molti di loro.  Certo, si presume che il criterio guida sia sempre quello del merito e non quello dell’occupazione militare dei posti. Ma visto che Fratelli d’Italia non ha mai governato, si può capire come la voglia di occupare quei posti per avere in mano le chiavi del vero potere possa alla fine essere prevalente. La domanda è quella che accompagna la legislatura dal suo inizio: la destra di governo ha classe dirigente adeguata?  Guido Crosetto ha detto di “voler usare il machete anche contro chi nelle amministrazioni si è contraddistinto per la capacità di dire no”. La premier Giorgia Meloni è stata più cauta e comunque ha avvisato di “voler cambiare la Bassanini”. Si presume nel senso che lo spoils system debba riguardare non solo i vertici dei ministeri ma anche il livello subito sotto, cioè altre 400 teste circa. L’operazione, si diceva, è già iniziata: Nicola Magrini, al vertice di Aifa, l’agenzia del farmaco per voler dell’ex ministro Speranza, pur essendo un tecnico è già stato sostituito.  Due giorni prima aveva rilasciato un’intervista in cui diceva che il governo ha abbassato la guardia sui vaccini. Stesso destino per Giovanni Legnini, ex senatore Pd, ex vicepresidente del Csm, abruzzese, gli è stata tolta la carica di commissario per la ricostruzione del centro Italia. Stava facendo molto bene Legnini. Tanto che lo hanno incaricato anche per il dossier Ischia dopo l’ennesima e rovinosa frana. Ma non importa: al suo posto il senatore Guido Castelli, ex sindaco di Ascoli, amministratore capace. In questo caso possiamo dire che il merito è stato garantito. Ma era così necessario? Le capacità di Castelli non potevano essere destinate a qualche altro incarico?  Si fa un gran parlare del destino di due big come Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro da quattro anni e mezzo, l’uomo che gestisce le partite economiche con Ecofin e Bruxelles. E di Biagio Mazzotta, a capo della ragioneria generale subito dopo Daniele Franco.  E’ a loro che si riferiva Crosetto quando ha parlato di “machete”? Vedremo. Una cosa è certa: su alcuni nomi il Quirinale vuole essere informato in tempo utile per le valutazioni del caso. Spoils system quanto si vuole, ma su certe caselle non si può scherzare. E tanto Rivera che Mazzotta sono molto stimati a Bruxelles dove si stanno decidendo, tra le altre cose, le eventuali modifiche del Pnrr e del Patto di stabilità.

                         Gran ballo? O Grande abbuffata?

E poi c’è il “gran ballo” delle nomine. Altri la chiamano “la grande abbuffata”.  Non solo le big come Eni, Enel e Leonardo. Nel rapporto del servizio di controllo parlamentare della Camera dei Deputati «Ricognizione degli assetti organizzativi delle principali società a partecipazione pubblica», si parla di almeno altre 70 società i cui cda hanno perso efficacia alla fine del 2022(https://temi.camera.it/leg18/dossier/OCD18-17063/ricognizione-degli-assetti-organizzativi-principali-societa-partecipazione-pubblica-n-46-xviii-luglio-2022.html).

Ci sono anche Amco, la società che si occupa di acquisto e gestione dei crediti delle banche, Consap, Consip, Enav , Equitalia Giustizia, Ipzs (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato), Monte dei Paschi di Siena, Sogesid, Sogin (in parte), Sport e Salute. Tra le società partecipate dai ministeri, vanno al rinnovo Acciaierie d’Italia, Cdp Venture Capital Srg, Difesa e Servizi, Ferrovie Appulo lucane, Infratel Italia, Medio Credito Centrale – Banca del Mezzogiorno, Monte dei Paschi fiduciaria, Mpd Capital Service, Mps Leasing & Factoring, Techno Sky–Technologies For Air Traffic Management e Enel Italia. Tra le partecipate di Eni, ci sono invece Agi, Eni Global Energy Markets (presidente Cristian Signoretto in un cda di quattro membri), Eni Plenitude, Eni Sustainable mobility, Eni, trade & biofules, EniMed. Nel gruppo Fs si cambia in Ferservizi, Fs International, Grandi Stazioni immobiliare, Italcertifer, Rfi, Trenitalia, Tav. Al cambio si apprestano anche alcune partecipate di Gse, Ipzs, Leonardo, Poste italiane (Consorzio per i servizi di telefonia mobile; Mlk Deliveries; Poste Air Cargo; Poste Vita; Postepay e Sennder Italia), Rai (Rai Cinema, Rai Com e Rai Way) e Sogei. Ma prima di tutto bisognerà riempire le caselle vuote dal 2019, come Eur Tel (Eur spa), e nel 2021, come G.Imm.Astor, Mps Covered Bond, Mps Tenimenti (Mps). Un elenco lunghissimo in cui facile perdersi e chiedersi: e questi chi sono? Che fanno? Ma soprattutto, che fine ha fatto la spending review? Sarebbe interessante capire se “il machete” di Crosetto possa essere usato nel senso di chiudere finalmente qualcuna di questa società.

                         Chi l’ha vista (la spending review)?

Si tratta solo di una fetta del mondo economico nella mani pubbliche che il rapporto dei tecnici di Montecitorio mette sotto la lente. Per capirne l’importanza viene citato il Rapporto «Le partecipate pubbliche in Italia» (Istat,3 febbraio 2022) dal quale emerge che, nel 2019, le unità economiche partecipate dal settore pubblico sono 8.175 e impiegano 932.714 addetti. Se si restringe l’analisi alle sole imprese controllate pubbliche, si individuano 3.502 imprese attive, per un totale di 583.244 addetti. Tra queste, 2.339 appartengono a gruppi che hanno al vertice un’unica amministrazione pubblica. Le rimanenti 1.163 controllate pubbliche attive fanno invece riferimento a gruppi con al vertice una pluralità di amministrazioni pubbliche, che esercitano il controllo in modo congiunto oppure singole unità (non appartenenti a gruppi) il cui capitale è controllato in modo congiunto da più amministrazioni pubbliche. Nel 2019, però, il numero di imprese a controllo pubblico è continuato a scendere: rispetto al 2018 si è ridotto del 2,3%, ma il numero di addetti cresce dello 0,8%. Attraverso il controllo diretto o indiretto esercitato sui grandi gruppi, il Ministero dell’economia e delle finanze rimane il soggetto controllante di maggiore rilevanza in termini di occupazione, con il 53,5% di addetti delle controllate pubbliche e una crescita del 5,5% in termini di controllate, che presentano però una dimensione media ridotta rispetto al 2018 Complessivamente, al netto delle attività finanziarie e assicurative, l’Istat evidenzia che le imprese a controllo pubblico generano oltre 58 miliardi di valore aggiunto (il 7% di quello prodotto dai settori dell’Industria e dei Servizi) con una crescita del 3,2% rispetto al 2018. E’, questa, la vera geografia del potere. Su cui il governo Meloni sta per mettere le mani. “Ci guideranno merito e competenze” assicurano da palazzo Chigi. “Tutti coloro che sono stati nominati da Pd e 5 Stelle saranno sostituiti” assicurano fonti di maggioranza. Un po’ di pazienza e sarà tutto più chiaro.