Giuseppe Sandro Mela.
2021-08-13.
La situazione tedesca è del tutto metastabile.
Il pil è aumentato dell’1.5% trimestre su trimestre, il PPI – Indice dei prezzi alla Produzione – è salito all’8.5%, il PCI – prezzi al consumo – vale 3.8% segno di un crescente effetto inflattivo, l’Indice dei Prezzi alla Importazione vale ora +12.9%. Ma sono i costi dell’energia a colpire tutto il sistema produttivo, più che raddoppiati nell’ultimo biennio, sia per gli aumenti delle materie prime sia per perché gravati dalle tasse ecologiche.
The Energy Report: The Price Of Green
«The price of the green energy transition is starting to worry policymakers across the globe as it is becoming apparent the rash move to alternative energies is going to be so costly that it could put the global economy at risk. The fears of inflation, or what could be called green inflation, are starting to hit home to policymakers that maybe have not thought about the real cost of the energy transition and the impact that is going to have on people’s daily lives.»
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A settembre si terranno le elezioni politiche, e le previsioni elettorali sarebbero quelle riportate nelle tabelle, tenendo conto che di norma in Germania i risultati elettorali differiscono anche grandemente dalle prospezioni.
Si prospetterebbe una situazione nella quale nessun partito risulterebbe essere chiaramente egemone. A ciò conseguirebbe la necessità di formare una coalizione tra forze politiche con anime contrastanti.
Ma il problema si prospetta ben più ampio del solo quadro politico.
ECB. Weidmann e Wunsch votano contro la Lagarde sui tassi di interesse.
Weidmann. ECB dovrebbe ridurre gli stimoli dettati dalla emergenza.
ECB’s Knot Warns Central Bank Could Be Underestimating Inflation
Gli interessi tedeschi divergono sempre più vistosamente da quelli della Ecb, e si potrebbe anche arrivare ad un punto di rottura, che i risultati elettorali potrebbe accelerare.
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««Effetto alluvione» in vista del voto del 26 settembre. Ma è il combinato di congestione sulla supply chain, rischio lockdown in Cina e nuova guidance sull’inflazione a mettere la Germania in allerta»
«Mentre la Bce tratteggia magnifiche sorti e progressive per il terzo trimestre di quest’anno e Mario Draghi invita gli italiani alla cautela sanitaria in vacanza, al fine di non intaccare un’economia che va addirittura meglio del previsto, dalla Germania arriva solo cauta attesa»
«Perché il tanto temuto effetto alluvione si è alla fine palesato sui sondaggi: stando all’ultima rilevazione Kantar per il settimanale Focus, infatti, le risate fuori luogo del candidato cancelliere della Cdu, Armin Laschet, avrebbero portato il distacco fra cristiano-democratici e Verdi a soli 2 punti»
«Il partito di Angela Merkel avrebbe perso 3 punti percentuali, attestandosi al 24%, mentre quello di Annalena Baerbock ne avrebbe guadagnati altrettanti, salendo al 22%. Sempre terza al 18% la Spd»
«E che la tensione stia salendo lo conferma anche la decisione della Commissione elettorale tedesca, la quale ha escluso i Verdi dalla possibilità di correre nel Land della Saarland per irregolarità nella scelta del candidato»
«Ma al netto delle dietrologie, la Germania sconta con almeno un trimestre di anticipo criticità che Bce e governo italiano paiono ignorare in vista dell’autunno»
«In primis, il possibile deterioramento delle condizioni già estreme sulla supply chain globale, già capaci di rallentare all’1,5% il Pil della locomotiva europea nel secondo trimestre contro attese del 2% e, soprattutto, infliggere una pesante battuta d’arresto alla produzione industriale»
«A fronte di prezzi già record per il trasporto merci via container»
«se il contagio dovesse invece portare a uno stop anche di terminal e hub di trasporto, l’autunno diventerebbe un incubo a livello di approvvigionamenti»
«Senza contare l’interscambio commerciale record fra Germania e Cina, il quale oggi – a livello di export teutonico – è ancora secondo in termini assoluti dopo quello con Washington ma ormai solo per 8 miliardi di controvalore, dopo aver polverizzato quello tra Berlino e Parigi»
«Berlino ragiona su questo»
«Bce, la quale, ottenuta la vittoria di Pirro della nuova guidance sull’inflazione, appare certa di aver vincolato la prosecuzione del Pepp – sotto altro nome e formula – fino al raggiungimento formale del 2% di inflazione»
«Bundesbank, il cui numero uno infatti ha platealmente e pubblicamente votato contro la politica di tassi a zero perenni implicita nel nuovo approccio monetario dell’Eurotower»
«Con l’intera curva dei rendimenti obbligazionari sovrani in negativo, Deutsche Bank ha calcolato la perdita di valore implicita per un Bund trentennale acquistato oggi in base al tasso di inflazione»
«Se già con un 1% la perdita sarebbe attorno al 25%, giungere al nuovo obiettivo Bce del 2% implicherebbe qualcosa come il 45%»
«La Germania stia pagando un pesante scotto all’inflazione energetica, sia a livello di costi dell’elettricità che del gas, quest’ultimo direttamente legato alla disputa geopolitica fra Ue e Russia e alla scelta di quest’ultima di inviare un segnale di minaccia tramite il dimezzamento dei flussi verso l’hub tedesco di Mallnow»
«Insomma, visto da Berlino il terzo trimestre del 2021 già oggi appare in netta antitesi con quello dalle mille tonalità di rosa tratteggiato da Christine Lagarde e Mario Draghi»
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Tra Cdu e Verdi solo 2 punti. Draghi e Bce fanno i loro conti senza l’oste di Berlino?
«Effetto alluvione» in vista del voto del 26 settembre. Ma è il combinato di congestione sulla supply chain, rischio lockdown in Cina e nuova guidance sull’inflazione a mettere la Germania in allerta.
Berlino è silenziosa. Troppo. Mentre la Bce tratteggia magnifiche sorti e progressive per il terzo trimestre di quest’anno e Mario Draghi invita gli italiani alla cautela sanitaria in vacanza, al fine di non intaccare un’economia che va addirittura meglio del previsto, dalla Germania arriva solo cauta attesa. Elettorale.
Perché il tanto temuto effetto alluvione si è alla fine palesato sui sondaggi: stando all’ultima rilevazione Kantar per il settimanale Focus, infatti, le risate fuori luogo del candidato cancelliere della Cdu, Armin Laschet, avrebbero portato il distacco fra cristiano-democratici e Verdi a soli 2 punti. Il partito di Angela Merkel avrebbe perso 3 punti percentuali, attestandosi al 24%, mentre quello di Annalena Baerbock ne avrebbe guadagnati altrettanti, salendo al 22%. Sempre terza al 18% la Spd. E che la tensione stia salendo lo conferma anche la decisione della Commissione elettorale tedesca, la quale ha escluso i Verdi dalla possibilità di correre nel Land della Saarland per irregolarità nella scelta del candidato. Di fatto, un 1,3% degli aventi diritto totali al voto del 26 settembre cui gli ambientalisti dovranno giocoforza fare a meno.
A detta di molti, una decisione a orologeria. Ma al netto delle dietrologie, la Germania sconta con almeno un trimestre di anticipo criticità che Bce e governo italiano paiono ignorare in vista dell’autunno. In primis, il possibile deterioramento delle condizioni già estreme sulla supply chain globale, già capaci di rallentare all’1,5% il Pil della locomotiva europea nel secondo trimestre contro attese del 2% e, soprattutto, infliggere una pesante battuta d’arresto alla produzione industriale.
A fronte di prezzi già record per il trasporto merci via container, Goldman Sachs ritiene che l’attuale, nuova emergenza pandemica scoppiata in Cina possa ulteriormente esacerbare la situazione.
La quale, a livello di code in attesa per sdoganare e scaricare nei principali hub portuali, oggi è del 76% superiore alla media a 5 anni. E con 25 città in 10 province ritenute oggi a rischio medio-alto dalle autorità cinesi contro le 6 città nella sola Guangdong riferite ai focolai di maggio, il rischio è decisamente serio. Se da un lato, infatti, un lockdown limitato alle attività industriali e manifatturiere potrebbe far respirare i porti e diminuire i tassi di congestione, dall’altro se il contagio dovesse invece portare a uno stop anche di terminal e hub di trasporto, l’autunno diventerebbe un incubo a livello di approvvigionamenti. E prezzi, stante la necessità di ricostruire gli stock di magazzino andati bruciati dai consumi durante i periodi di fermo. Senza contare l’interscambio commerciale record fra Germania e Cina, il quale oggi – a livello di export teutonico – è ancora secondo in termini assoluti dopo quello con Washington ma ormai solo per 8 miliardi di controvalore, dopo aver polverizzato quello tra Berlino e Parigi.
Berlino ragiona su questo. E lo fa con un occhio ben spalancato sulla competizione elettorale e l’altro sulle mosse della Bce. La quale, ottenuta la vittoria di Pirro della nuova guidance sull’inflazione, appare certa di aver vincolato la prosecuzione del Pepp – sotto altro nome e formula – fino al raggiungimento formale del 2% di inflazione e il suo consolidamento fino all’over-shooting. Ma qualcosa comincia a fare male, dalle parti della Cancelleria. E della Bundesbank, il cui numero uno infatti ha platealmente e pubblicamente votato contro la politica di tassi a zero perenni implicita nel nuovo approccio monetario dell’Eurotower.
Le due facce della medaglia del frutto avvelenato di un Qe inteso ormai come perenne, alla luce di un’inflazione che in Germania a luglio è salita al 3,8% su base annua, il massimo dal 1993. Dopo i pessimi conti presentati da Commerzbank (secondo istituto dell’indice ma con un market cap di soli 6,4 miliardi) nell’ultima trimestrale, infatti, l’indice bancario tedesco è sceso sotto quota 100, addirittura un livello inferiore a quello toccato durante la crisi finanziaria del 2008-2009. Al netto delle mille criticità possibili nel comparto, a erodere profittabilità a tal punto da imporre costi accessori sui conti correnti più elevati in ammontare è il tasso negativo sui depositi deciso dalla Banca centrale europea, a cui il tiering introdotto nel 2019 sta letteralmente facendo il solletico.
Con l’intera curva dei rendimenti obbligazionari sovrani in negativo, Deutsche Bank ha calcolato la perdita di valore implicita per un Bund trentennale acquistato oggi in base al tasso di inflazione. Se già con un 1% la perdita sarebbe attorno al 25%, giungere al nuovo obiettivo Bce del 2% implicherebbe qualcosa come il 45%. Ingestibile sul lungo termine.
La Germania stia pagando un pesante scotto all’inflazione energetica, sia a livello di costi dell’elettricità che del gas, quest’ultimo direttamente legato alla disputa geopolitica fra Ue e Russia e alla scelta di quest’ultima di inviare un segnale di minaccia tramite il dimezzamento dei flussi verso l’hub tedesco di Mallnow. Ingestibile sul lungo termine.
Insomma, visto da Berlino il terzo trimestre del 2021 già oggi appare in netta antitesi con quello dalle mille tonalità di rosa tratteggiato da Christine Lagarde e Mario Draghi, al netto della variante Delta e dei suoi stop-and-go forzati. Ed essendo quei tre mesi gli stessi che porteranno il Paese al voto legislativo, a fronte di un vantaggio della Cdu praticamente finito sott’acqua con l’alluvione delle scorse settimane, è più che probabile che Jens Weidmann arrivi al board Bce del 9 settembre con un chiaro mandato politico di rinnovata intransigenza. Quantomeno, al fine di inviare un segnale a cittadini e aziende (banche in testa) rispetto alle reali priorità che si intende imporre all’agenda. Mario Draghi e Christine Lagarde, forti della nuova guidance e del sostegno della variante Delta al Pepp, stanno forse facendo i conti senza l’oste tedesco?