Giuseppe Sandro Mela.
2018-10-25.
Affrontiamo il problema chiarendo dapprima i termini usati.
«Il carbone (o carbon fossile) è un combustibile fossile o roccia sedimentaria estratto da miniere sotterranee o a cielo aperto, o prodotto artificialmente. La formazione del carbone risale a circa 345 milioni di anni fa, quando un clima caldo e umido e un’elevata concentrazione di CO2 favorirono la crescita di alberi giganti: dopo la loro morte (favorita da inondazioni) si veniva a creare un ampio strato di legname, che non veniva degradato a causa dell’assenza di funghi e batteri specifici ancora non sviluppati, coperto poi da vari strati di altri sedimenti che lo sottoponevano a pressioni elevate e all’assenza di ossigeno. Questo continuo processo ha portato alla formazione di quelli che conosciamo come carboni fossili.
È un combustibile pronto all’uso, formatosi entro rocce sedimentarie di colore nero o bruno scuro. È composto principalmente da carbonio e contiene tracce di idrocarburi, oltre a vari altri minerali accessori assortiti, compresi alcuni a base di zolfo. Esistono vari metodi di analisi per caratterizzarlo. L’inizio del suo massiccio sfruttamento è spesso associato alla Rivoluzione industriale, e ancora oggi rimane un combustibile importante: viene prodotta usando il carbone un quarto dell’elettricità mondiale, circa la metà dell’elettricità negli Stati Uniti e circa il 10% in Italia. ….
L’era geologica, durante la quale si formò la maggior parte dei depositi di carbone attualmente conosciuti nel mondo, è il Carbonifero (fra i 280 e i 345 milioni di anni fa). ….
Il carbone è una delle principali fonti di energia dell’umanità. Nel 2010 circa il 40% dell’energia elettrica mondiale è stata prodotta bruciando carbone e le riserve accertate ammontavano ad almeno 300 anni di produzione. ….
[La lignite] ha un contenuto di carbonio di circa 70% e un potere calorifico di 18,8-25,1 MJ/kg (4500-6000 kcal/kg); la sua formazione risale a circa 80 milioni di anni fa. ….
Il litantrace è il carbone fossile inteso nel senso vero e proprio del termine. Ha un contenuto di carbonio tra il 75% e il 90% e un potere calorifico di 29,3-35,6 MJ/kg (7000-8500 kcal/kg); la sua formazione risale a circa 250 milioni di anni fa ….
[L’antracite] contiene una percentuale di carbonio pari al 90% e ha un potere calorifico di 35.6 MJ/kg (8500 kcal/kg). ….
Il coke è un residuo solido carbonioso di litantrace bituminoso con bassi livelli di cenere e di solfuri, dal quale le componenti volatili siano state estratte attraverso la cottura in forno alla temperatura di 1000 °C e in assenza di ossigeno. ….
Il coke è ottenuto da dei processi di raffinazione del petrolio e del litantrace in impianti chiamati cokerie, che solitamente fan parte del complesso di un impianto siderurgico …. È grigio, duro e poroso, e ha potere calorifico pari a 29,6 MJ/kg. » [Fonte]
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Nel 1970 si estrassero 261 milioni di tonnellate nella Germania dell’est e 108 in quella dell’ovest, per un totale di 369 milioni di tonnellate. A partire dal 2000 la produzione tedesca si è assestata sui 170 – 180 milioni di tonnellate l’anno, sfruttando prevalentemente le miniere nell’est.
Ma il carbone serve non solo per generare corrente elettrica: il suo uso è fondamentale per l’industria siderurgica, chimica, cemetificia, e delle plastiche.
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Il 42% della energia elettrica generata a livello mondiale è prodotta dal carbone, contro il 33% dell’Europa.
Generare energia elettrica dal carbone infatti più agevole e meno costoso rispetto all’uso di altri combustibili e, spesso, gioco il fattore della disponibilità nazionale di giacimenti carboniferi.
La Cina sta costruendo centinaia di nuove centrali a carbone
«Dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi – il più importante trattato internazionale sul clima – molti avevano visto nella Cina un nuovo possibile leader per guidare la difficile transizione verso forme di energia rinnovabili, riducendo le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altre sostanze inquinanti nell’atmosfera. ….
Un recente studio ha scoperto infatti che in molte province della Cina è ripresa la costruzione di centinaia di centrali elettriche a carbone ….
I lavori sono ripresi in buona parte dei siti analizzati, per realizzare impianti che complessivamente raggiungeranno una capacità di 259 gigawatt, dato comparabile con la potenza installata negli impianti a carbone di tutti gli Stati Uniti.»
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Unione Europea. Il carbone tira alla grande, alla faccia del ‘clima’.
«ci sarà più elettricità generata dal carbone e meno dal gas, piuttosto che viceversa, come sarebbe auspicabile per l’ambiente. Il fenomeno è già osservabile in Germania – dove si produce “in casa” e si brucia molta lignite, scadente, superinquinante ma economica».
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Germania. Kontrordine, kompagni. Il carbone è bello, buono ed anche profumato.
«the Greens said they were ready to admit that their goal of a ban on combustion engines by 2030 was unrealistic. …. The CSU in particular has indicated its readiness to move to the right in order to claw back the millions of voters both parties lost to the rightwing populist Alternative für Deutschland (AfD).»
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«The reality is that Germany still lacks the grids for transporting electricity from the renewables-dense north to the south, and that in 2016 electricity consumers had to pay around €1 billion to fire up old oil-powered plants in the south when wind power dropped in the north»
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Energia. Il problema degli elettrodotti a lunga distanza. Le dissipazioni.
Il problema della rete di distribuzione dell’energia elettrica prodotta è solitamente sottotaciuto, anche perché per la Germania è una pulpite purulente.
Le grandi centrali elettriche, massimamente quelle da energie alternative, sono locate nel nord mentre la maggior parte dei consumi industriali avviene nel sud. Oltre un terzo dell’energia elettrica immessa negli elettrodotti è dissipata lungo il tragitto, riscaldando l’aria come se fosse un’immensa stufetta elettrica.
A conti fatti, anche riguardo i così detto ‘riscaldamento globale‘, sarebbe ben più conveniente disporre di un elevato numero di centrali sparse sul territorio.
Non solo.
Il pensare che una riduzione delle emissioni da parte dell’industria tedesca possa influenzare tutto il mondo è semplicemente un’idea demenziale, enunciata in perfetta malafede.
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La recente crescita politica dei Grüne pone ancora una volta il problema di dismettere la produzione di energia elettrica ottenuta bruciando il carbone, quasi invariabilmente lignite.
Su questo tema la confindustria tedesca ha già espresso il suo autorevole giudizio, per i tipi di Handelsblatt, il suo organo di stampa.
Germany’s great environmental failure
«Angela Merkel wore green to the annual German Industry Day meeting in Berlin last month. There, she told a crowd of 1,200 CEOs, entrepreneurs and lobbyists that carbon-emissions targets for the car industry shouldn’t be too overly ambitious — a 30 percent reduction goal by 2030 was perfectly fine. “Anything beyond that carries the risk of killing off Europe’s car industry,” she warned.
That was music to the ears of Ms. Merkel’s audience that day. But the irony wasn’t lost on observers: The German chancellor, cloaked in green, hacked away at environmental hopes — yet again.
It hasn’t always been like this. In fact, a decade ago, both Germany and Ms. Merkel were seen as global environmental leaders, boldly plotting a course to reform industrial society and devise a sustainable future. Unfortunately, measured by its own standards, Berlin has since failed to follow through on its lofty environmental promises.
Despite Germany’s much-vaunted energy reform, the country is now certain to fail to reach its key environmental benchmark – a reduction in overall CO2 emissions by 40 percent by 2020, measured by 1990 levels. Berlin has all but dumped that original target. At this point, the government will be happy with 30 percent.
German carbon emissions have not decreased for the last nine years (see chart below), and transport emissions have not fallen since 1990. “We have to draw up a very sober balance sheet. And the fact is, we have now lost an entire decade,” Ottmar Edenhofer, incoming head of the Potsdam Institute for Climate Impact Research, told Handelsblatt. ….
It even turns out that the country’s initial reputation as environmentally progressive may have been exaggerated. A 1990 benchmark was a very convenient one for Berlin: It was the year of the German reunification. Within a few years, most of East Germany’s highly polluting industry went bust, as it wasn’t competitive in a market economy. Retrospectively, this made Germany’s CO2 reduction look a lot better than it actually was.
Some speculate that Berlin lost some of its environmental zeal as the international situation worsened. High hopes of concerted international action turned to despair when Donald Trump abandoned the Paris climate agreement last year. But the truth is that in recent years the United States has reduced its carbon emissions more than Germany, in both relative and absolute terms. ….
But this comes at a cost. Around €25 billion in subsidies flows to renewables every year, mostly through premiums paid by consumers, rather than by taxpayers. The renewables boom has also raised other questions, notably whether the country’s overstrained power grid can cope with the changes. ….
Ultimately, there are limits to emissions reduction for some industrial processes. The five industries with heaviest carbon use — steel, metals, chemicals, paper and cement — are already part of the European emissions trading system. ….
it will have to buy emissions permits, at a possible cost of €60 billion. ….
for many industries, there may be “no alternative” to carbon storage»
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Ma il problema, come tutti i problemi, è decisamente molto più complesso.
Che il progetto di decarbonizzazione sia fallito è semplicemente evidente.
Però di questi tempi i Grüne stanno emergendo come seconda formazione politica a livello federale. Siano o meno al governo, cancelliere e Bundestag un qualcosa di ‘verde’ devono pur ben farlo, ed il carbone è ovviamente nel collimatore.
Ma gran parte delle miniere carbonifere, notabilmente di lignite, sono nei Länder orientali. Chiudere quelle miniere significherebbe accoltellare alla schiena i tedeschi dell’est, che già non è che siano stati trattati poi bene dai tedeschi dell’ovest.
Però, attenzione!
«Money doesn’t equal jobs»