Giuseppe Sandro Mela.
2018-03-12.
Handelsblatt è il giornale della confindustria tedesca. Formalmente filogovernativo, qualsiasi sia il governo in carica, è sostanzialmente scettico sulla attuale situazione: il paziente era vivo un secondo prima di morire. Il fatto dunque che la Germania stia in piedi non è certo garanzia che prosegua a starci.
I dati sono molto semplici da leggersi, ma difficili da essere interiorizzati.
Secondo l’International Monetary Fund nel 2017 il pil ppa della Germania arriva a 4,149.573 miliardi Usd, contro un pil ppa mondiale di 126,687.917 miliardi Usd: la Germania conta quindi il 3.27% dell’economia mondiale. Per paragone, l’India con un pil ppa di 9,446.789 miliardi Usd vale il 7.46% del pil ppa mondiale: oltre il doppio della Germania.
In parole estremamente povere, la Germania è obbligata dalla realtà a dover ritornare nei ranghi: non si può essere supponenti quando si vale solo il 3.27%, e, per di più, si è in declino.
Piaccia o non piaccia, al mondo esistono anche gli altri.
Per esempio, la detassazione in atto negli Stati Uniti, unitamente al ritorno dei dazi, nonché la svalutazione politica del dollaro sono elementi dei quali la Germania dovrebbe tenere in un’accurata attenzione. Ripetiamo: tutti i pugili stavano in piedi prima di finire ko.
Tutti si sciacquano la bocca con le future nuove tecnologie: future, non attuali. Ma oggi, adesso, in questo momento, si devono comprare all’estero le materie prime delle quali la Germania non dispone. Fuori i soldi, quindi, ed accettare prezzi anche triplicati.
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«Growing global demand for everything from aluminum to zinc is squeezing Germany’s muscular export economy»
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«A global rebound in raw-materials prices has boosted the profits of mining companies»
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«But it also threatens to pinch German manufacturers …. Many depend on imports like iron ore, copper, and coal, as well as lithium, graphite, and cobalt for electric autos, batteries, wind turbines and other new technologies»
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«Germany spends more than $100 billion a year on imported oil, gas, coal, ore, metals and other basic commodities»
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«The bad news for German industry is that prices for iron ore, coal, nickel and copper have risen more than 75 percent on average from their lows two years go. The big global mining companies – Glencore, BHP Billiton, Rio Tinto and Anglo American – reaped combined profits of $23.6 billion in 2017, almost 20 times more than in the previous year»
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«Demand for lithium, a vital component for the batteries in electric autos, is expected to quadruple by 2035»
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«China, in particular, explains the demand increases. It accounts for 40 to 60 percent of demand for industrial metals by itself»
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«This boom in input prices “increases the costs for the manufacturing industry in Germany»
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«It is estimated to cost more than $100 billion.»
9 pensieri riguardo “Germania. Gigante dai piedi di argilla. – Handelsblatt”
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