Pubblicato in: Devoluzione socialismo

Istat. Produzione industriale -5.5% a/a. Beni di Consumo -7.2%.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-02-08.

Operazione anti-accattonaggio

Produzione Industriale.

«A dicembre 2018 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,8% rispetto a novembre»

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«diminuiscono invece in misura marcata i beni di consumo (-2,9%) e l’energia (-1,5%)»

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«Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2018 l’indice è diminuito in termini tendenziali del 5,5%»

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«un’accentuata diminuzione tendenziale per i beni di consumo (-7,2%) e per i beni intermedi (-6,4%); diminuzioni più contenute si osservano per l’energia (-4,4%) e per i beni strumentali (-3,5%).»

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«dell’industria del legno, della carta e stampa (-13,0%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-11,1%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-7,9%).»

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Commercio al Dettaglio.

«Su base annua, le vendite al dettaglio registrano una variazione negativa dello 0,6% in valore e dello 0,5% in volume»

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«marcata flessione per le imprese operanti su piccole superfici (-2,2%).»

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Si può distribuire o ridistribuire solo quello che si ha.

Lo stato distribuisce ciò che introita tramite l’esazione di imposte e tasse: ma se la produzione industriale crolla, crollano anche le tasse che prima pagava: entrano sempre meno denari.

Una cosa è promettere ed una ben differente il mantenere.

L’Italia sta vivendo momenti schizofrenici: tutte le componenti politiche sono tese ad annunciare sempre nuovi benefici e sembrerebbero non curarsi di mantenere almeno le entrate.

Il comparto produttivo italiano avrebbe un bisogno disperato di delegiferazione, deburocratizzazioone, e di abbattimento consistente delle tasse.

Non si vuole far ciò? Nessun problema: il comparto dapprima produce di meno e quindi chiude.

Le imprese chiuse non possono essere ulteriormente tormentate.

Ma ogni impresa che chiude lascia disoccupati i dipendenti: per lo stato quindi meno entrate e maggiori spese assistenziali.

L’Italia elargisce oltre quattro milioni di assegni assistenziali?

Prepariamoci quindi a finire come il Venezuela, che per un po’ si è goduto il reddito di cittadinanza e poi, finite di mangiare le sementi, ha messo tutti alla fame.

Nota. Quando il comparto produttivo sarà scomparso, oramai è solo questione di qualche anno, l’Italia sarà ecologicamente pura. Lo stato non incasserà più nulla di imposte e tasse e quindi non potrà più dare nulla a nessuno, ivi compresi i cinque milioni di persone che prendono stipendi da stato e parastato. Se è vero che adesso stanno andando alla fame quanti lavoravano nel comparto produttivo, tra poco ci saranno anche burocrati e funzionari.


Istat. Commercio al dettaglio

A dicembre 2018 si stima, sia per il valore che per il volume delle vendite al dettaglio, una diminuzione dello 0,7% rispetto al mese precedente. La flessione è sostanzialmente analoga per i beni alimentari (-0,6% in valore e -0,7% in volume) e per quelli non alimentari (-0,7% in valore e in volume).

Nel quarto trimestre 2018, rispetto al trimestre precedente, le vendite al dettaglio registrano un aumento dello 0,1% in valore e dello 0,3% in volume. Le vendite di beni alimentari registrano una variazione negativa dello 0,3% in valore e dello 0,1% in volume, mentre quelle di beni non alimentari aumentano dello 0,2% in valore e dello 0,5% in volume.

Su base annua, le vendite al dettaglio registrano una variazione negativa dello 0,6% in valore e dello 0,5% in volume. Risultano in flessione le vendite di beni alimentari (-0,8% in valore e -1,3% in volume), mentre quelle di beni non alimentari diminuiscono dello 0,6% in valore e aumentano dello 0,2% in volume.

Per quanto riguarda le vendite di beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee per i gruppi di prodotti. Gli aumenti maggiori riguardano Altri prodotti (+2,9%) e Mobili e articoli tessili per la casa (+1,9%), mentre le flessioni più marcate si registrano per Prodotti farmaceutici (-3,3%) e Giochi, giocattoli, sport e campeggio (-2,7%).

Sempre a livello tendenziale, il valore delle vendite al dettaglio registra un lieve aumento per la grande distribuzione (+0,2%) e una marcata flessione per le imprese operanti su piccole superfici (-2,2%). In lieve crescita il commercio elettronico (+0,6%).


Istat. Produzione industriale

A dicembre 2018 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,8% rispetto a novembre. Nel complesso del quarto trimestre il livello della produzione registra una flessione dell’1,1% rispetto ai tre mesi precedenti.

L’indice destagionalizzato mensile mostra un lieve aumento congiunturale solo nel comparto dei beni intermedi (+0,1%); diminuiscono invece in misura marcata i beni di consumo (-2,9%) e l’energia (-1,5%) mentre i beni strumentali registrano una variazione nulla.

Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2018 l’indice è diminuito in termini tendenziali del 5,5% (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 18 di dicembre 2017). Nella media del 2018 la produzione è cresciuta dello 0,8% rispetto all’anno precedente.

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a dicembre 2018 un’accentuata diminuzione tendenziale per i beni di consumo (-7,2%) e per i beni intermedi (-6,4%); diminuzioni più contenute si osservano per l’energia (-4,4%) e per i beni strumentali (-3,5%).

Tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni tendenziali negative. Le più rilevanti sono quelle dell’industria del legno, della carta e stampa (-13,0%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-11,1%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-7,9%).

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