Pubblicato in: Economia e Produzione Industriale, Medicina e Biologia, Unione Europea

Automotive. EU. 18 giorni di chiusura. 1.5 mln di veicoli in meno.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-04-16.

Cranach Lucas der Ältere. Die Bezahlung. Nationalmuseum Stockholm. 1532.

«I dati dell’Acea anticipano la portata del crollo in Europa»

«Produzione nel settore automotive in frenata per il ventesimo mese consecutivo»

«A febbraio l’indice di produzione dell’intero comparto è in calo dell’1% rispetto al 2019 – in recupero del 2,2% su gennaio 2020 – mentre la produzione dei componenti è in calo del 7%»

«Sono dati che non risentono ancora della crisi sanitaria e delle misure di lockdown messe in atto, ma che si inseriscono nel quadro di una costante flessione produttiva del settore nell’ultimo anno e mezzo»

«Ma ad anticipare la portata dell’impatto della chiusura degli stabilimenti in Italia e in Europa ci sono i numeri diffusi dall’Acea, l’associazione dei produttori di auto del Vecchio Continente: in circa 18 giorni di chiusura la perdita di produzione di veicoli è stata pari a quasi 1 milione e mezzo di unità, tra auto, truck e commerciali»

«Numeri destinati ad aggravarsi con il permanere delle misure straordinarie di chiusura degli stabilimenti, serrata che riguarda direttamente, aggiunge Acea, oltre 1 milione e 100mila lavoratori impegnati direttamente negli stabilimenti di assemblaggio, a cui si aggiunge una quota ancora più alta di addetti nell’indotto»

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Germania. Lo spettro di Detroit. 85,000 esuberi nell’automotive.

Germania. Immatricolazioni auto -7.3% yoy, -13.1% mom.

«A malaise in Germany’s mighty automobile industry, caused by weaker demand from abroad, stricter emission rules and electrification, is starting to leave a wider mark on Europe’s largest economy by pushing up unemployment, eroding job security and hitting pay»

«The German auto sector is expected to cut nearly a tenth of its 830,000 jobs in the next decade»

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Nell’attuale situazione di crisi economica mondiale, se anche il comparto dell’automotive riprendesse la produzione a pieno regime non saprebbe poi a chi poterla vendere.

Ad un prezzo medio ponderato di 26,000 euro per veicolo, la perdita assommerebbe a 39 miliardi netti.

Ma una chiusura della produzione di un mese indurrebbe una perdita di fatturato di 65 miliardi.

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Sono cifre da capogiro, che mettono crudamente in luce quanto poco stiano facendo Unione Europea, Banca Centrale e Governi nazionali. Ci si rassegni: sarà una crisi ben peggiore di quella del 1929.

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Automotive, prodotti 1,5 milioni di veicoli in meno in 18 giorni di chiusura.

I dati dell’Acea anticipano la portata del crollo in Europa- La produzione industriale di febbraio conferma il quadro di un settore in frenata da 20 mesi.

Produzione nel settore automotive in frenata per il ventesimo mese consecutivo. A febbraio l’indice di produzione dell’intero comparto è in calo dell’1% rispetto al 2019 – in recupero del 2,2% su gennaio 2020 – mentre la produzione dei componenti è in calo del 7%. Questa è la fotografia dell’Istat, elaborata dall’Anfia, su un settore che negli ultimi mesi ha registrato una delle performance più fiacche e che ha affrontato un vero e proprio crollo delle produzioni a marzo, per colpa del blocco delle attività per l’emergenza coronavirus . Sono dati che non risentono ancora della crisi sanitaria e delle misure di lockdown messe in atto, ma che si inseriscono nel quadro di una costante flessione produttiva del settore nell’ultimo anno e mezzo.

La produzione in Europa

Ma ad anticipare la portata dell’impatto della chiusura degli stabilimenti in Italia e in Europa ci sono i numeri diffusi dall’Acea, l’associazione dei produttori di auto del Vecchio Continente: in circa 18 giorni di chiusura la perdita di produzione di veicoli è stata pari a quasi 1 milione e mezzo di unità, tra auto, truck e commerciali. Numeri destinati ad aggravarsi con il permanere delle misure straordinarie di chiusura degli stabilimenti, serrata che riguarda direttamente, aggiunge Acea, oltre 1 milione e 100mila lavoratori impegnati direttamente negli stabilimenti di assemblaggio, a cui si aggiunge una quota ancora più alta di addetti nell’indotto.

La produzione in Italia

Per l’Italia, su base annua, a febbraio scorso la fabbricazione di autoveicoli ha registrato il proprio indice invariato rispetto a febbraio 2019, in calo invece dell’1,9% nel cumulato dei primi 2 mesi del 2020, quello della fabbricazione di carrozzerie per autoveicoli, rimorchi e semirimorchi si è ridotto del 12,7% nel mese e del 5,3% nel cumulato e quello della fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e loro motori si è ridotto del 7% nel mese e del 3,9% nel cumulato. «È questo lo scenario – commenta Gianmarco Giorda segretario dell’Anfia – in cui contestualizzare il fermo produttivo attuale, necessaria misura di contenimento per la diffusione della pandemia da Covid-19, che ha un impatto molto pesante sull’intera filiera. Il comparto – aggiunge Giorda – non può sopportare ancora a lungo questo stato di cose e chiede quindi di poter riavviare le attività il prima possibile, in maniera graduale e ragionata e, soprattutto, garantendo il rispetto di tutte le misure di sicurezza necessarie a tutelare la forza lavoro e proseguire nella lotta al virus».

Le richieste al Governo

Fondamentale per i produttori il sostegno delle misure economiche e fiscali già messe in campo e che arriveranno dal Governo per aiutare le imprese a superare questa fase. «Parallelamente però è fondamentale anche che la ripartenza sia congiunta e coordinata a livello dei maggiori mercati europei, avendo di fronte un comparto che si basa su catene di fornitura complesse e globalizzate».

Per comprendere il livello di compenetrazione tra i componentisti automotive italiani e l’intera filiera europea dell’auto, basta guardate i dati delle esportazioni nel corso del 2019: l’Italia ha esportato oltre 21 miliardi di componenti e ne ha importati per 15 miliardi, con una bilancia commerciale positiva per 6,53 miliardi. «Il trade della componentistica Italia-Germania, per esempio, nel 2019 vale 8,55 miliardi – spiega Giorda – di cui 4,63 di esportazioni dall’Italia e 3,92 miliardi di importazioni».

È ancora presto per ragionare sul calo dei volumi nei singoli Paesi, al momento è disponibile soltanto il dato sulla produzione di autovetture in Germania a marzo, calato del 37% nel mese e del 20% nel primo trimestre dell’anno. Numeri che anticipano il trend molto negativo che caratterizzerà la produzioni veicoli a motore nei principali paesi europei.