Pubblicato in: Banche Centrali, Unione Europea

Foreign Exchange Market e cambio euro dollaro. Le dimensioni.

Giuseppe Sandro Mela.

2018-06-05.

 2018-05-28__euro-dollaro.

Cerchiamo prima di tutto di definire alcuni termini e chiarire alcuni concetti.

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«Il foreign exchange market (scambio di valuta estera), detto più comunemente Forex, FX, o mercato valutario, si ha quando una valuta viene scambiata con un’altra. Il foreign exchange market è di gran lunga il più grosso mercato nel mondo, in termini di valore delle transazioni, e include gli scambi che avvengono tra grosse istituzioni bancarie, banche centrali, speculatori valutari, imprese multinazionali, governi, e altri mercati finanziari ed istituzioni. L’attività di scambio che ha luogo nei mercati fx globali assomma a più di 1.900 miliardi di dollari al giorno (in media). I trader retail (piccoli speculatori) rappresentano una minima parte di questo mercato. Essi possono partecipare solo indirettamente per il tramite di broker o banche. ….

Il mercato fx è un mercato monetario interbancario o tra altre controparti, creato nel 1971 quando cominciarono ad apparire tassi di cambio fluttuanti. Il foreign exchange market è enorme se comparato ad altri mercati. Ad esempio, il volume medio giornaliero di scambi che riguardano i buoni del Tesoro USA è di 300 miliardi di dollari e il mercato azionario USA ha un volume medio giornaliero di meno di 10 miliardi di dollari. Dieci anni fa il Wall Street Journal ha stimato che il volume giornaliero degli scambi che avvengono sul forex ecceda i 1.000 miliardi di dollari. Oggi il volume delle transazioni è stimato intorno ai 4.000 miliardi di dollari al giorno.» [Fonte]

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Banca di Italia. Il sistema Continuous Linked Settlement (CLS)

«CLS è un sistema di regolamento per i pagamenti multivalutari interbancari che tratta 17 valute; la parte prevalente delle contrattazioni si concentra sulle operazioni nella coppia di divise euro/ dollaro USA.

Il regolamento avviene su base lorda, secondo il seguente meccanismo: il sistema prevede che i partecipanti immettano i saldi debitori alla fine della finestra temporale relativa a ciascuna valuta (pay-ins); una volta completato il versamento di queste somme, CLS effettua il pagamento delle somme dovute ai partecipanti che presentano posizioni lunghe (pay-outs).

Il regolamento ha luogo attraverso la movimentazione di conti detenuti da CLS presso le banche centrali di emissione delle valute trattate. In questo modo il rischio di credito, e quindi di regolamento, viene fortemente limitato.

CLS ha 63 aderenti diretti – tutte banche con spiccata operatività in cambi – e circa 10.000 aderenti indiretti, comprese alcune controparti centrali.

Gli elevati volumi gestiti dal sistema e il suo collegamento con tutti i sistemi di regolamento lordo in tempo reale (RTGS systems) che regolano nelle valute trattate fanno di CLS un’infrastruttura di mercato sistemicamente rilevante (Financial Market Utility) per la piazza finanziaria statunitense e globale: essa è quindi soggetta alle raccomandazioni contenute nel CPSS-IOSCO Principles for Financial Market Infrastructures.

Il sistema CLS è gestito da una banca insediata negli Stati Uniti e vigilata dalla Federal Reserve Bank of New York. Esso è inoltre soggetto alla sorveglianza cooperativa delle banche centrali di emissione delle diverse valute trattate; nel Comitato di sorveglianza di CLS l’Eurosistema è rappresentato dalle banche centrali dei paesi del G-10 che hanno promosso la costituzione e il lancio di CLS (avvenuto nel 2002), compresa la Banca d’Italia.»

Segnaliamo due utili letture di approfondimento.

CLS – Foundamental to FX

CPSS-IOSCO Principles for Financial Markets Infrastructures

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CLS. CLS FX trading activity March 2018

«In March 2018:               

–  average daily traded volume* submitted to CLS was USD1.855 trillion down 4.8 percent from USD1.949 trillion in February 2018.

While February’s volatility caught significant attention, we have observed a strong underlying trend towards higher volumes throughout the first quarter with a record average daily volume in Q1 2018 of USD1.87 trillion, compared to the previous record of USD1.67 trillion in Q1 2013.

“There are a number of drivers that have led to this outcome, not least of which is the rising trend of the buy-side becoming more actively involved in managing settlement risk. Today, most of the world’s largest asset managers use CLS, as clients of our members, to manage settlement exposure. This has materially improved liquidity management while allowing buy-side participants to reduce operational errors in the 18 currencies in which we settle. The additional volume of transactions has had the added benefit of reducing the cost of incremental transactions to all of our clients. In 2017, over 90% of our new business growth came from third party business.

“Having proven that the PvP model can deliver a safer and more stable foreign exchange market, we are also experiencing increased growth and interest for CLS services in new territories. For example, within the last 12 months, we have seen our first ever activity from third party participants in Korea, our first Japanese non-bank financial institution, new activity from Latin America (Columbia and Chile) and we look to welcome our first settlement member bank from Mexico very soon.»

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Se la politica valutaria è appannaggio del governo di una nazione, uno dei compiti delle banche centrali è quello di mantenere con gli strumenti che sono loro propri i cambi delle valute possibilmente stabili, intendendo con tale termine il fatto che oscillino entro ristrette bande di variazione: diciamo un ±1%.

I mercati valutari hanno assunto dimensioni notevoli.

Ogni giorno sono transate dal solo sistema Cls 1,855 miliardi di Usd. Se però cercassimo di stimare il volume dei movimenti globali si salirebbe attorno ai 4,000 miliardi di dollari che ogni giorno passano di mano.

È facile comprendere come nessuna banca centrale abbia i mezzi necessari e sufficienti per condizionare il mercato, se non per periodi brevissimi: giorni. Anche il governo di una nazione economicamente molto potente si trova a mal partito a non assecondare direttamente gli andamenti di mercato.

Le variabili che maggiormente influiscono sui mercati dei cambi sono i volumi richiesti: grandi volumi fanno mercato.

Se grandi volumi sono appannaggio di grandi sistemi economici, variazioni anche molto significative sono indotte quasi sempre dalle politiche governative. In questa ottica, per esempio, la variazione del tasso di interesse è sicuramente compito della banca centrale, ma questa altrettanto usualmente agisce a nome e per conto del governo, in accordo alla politica economica del medesimo. Un fattore invece staccato all’azione della banca centrale è la variazione della pressione fiscale, sia come tributi sia come dazi. Se uno stato riduce la pressione fiscale solitamente attrae capitali esteri che cercano di collocarsi ove tale carico risultasse essere minore. Al contrario, l’innalzamento significativo dei dazi allontanerebbe gli investimenti esteri. Ma si tenga presente che oltre i dazi in senso stretto possono essere messe in campo normative che facilitino oppure ostacolino un determinato flusso finanziario.

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In tempi di “normale” attività le variazioni dei rapporti dei cambi si attuano molto lentamente nel tempo. La stabilità dei cambi è elemento base per garantire il buon funzionamento di un sistema economico.

Intanto, nessun singolo operatore ha la consistenza di indurre variazioni durature, poi, tranne rari casi, a nessuno interessano variazioni vorticose.

Un aspetto da mettere in evidenza è l’azione del mercato finanziario. Di solito sono volumi marginali che cercano di sfruttare cambiamenti di livello nell’ordine del ±1% – ±2%. La speculazione finanziaria pura, a conti fatti, incide molto poco, ricordando sempre che la massa mobilizzata giornalmente supera i 4,000 miliardi.

Sono le realtà economiche produttive la grande utenza dei mercati dei cambi. Queste hanno la caratteristica di essere alquanto prevedibili nella tempistica e nelle dimensioni degli acquisti. Una nazione priva di materie prime, per esempio il Giappone, deve periodicamente rifornirsi di materie prime, che usualmente sono trattate in dollari. Ma anche l’Unione Europea importa gran parte delle materie prime che poi impiega nella produzione e nella vita corrente: si pensi solo all’import di gas e petrolio. Nelle grandi trattative, molto spesso si stabiliscono anche regimi di cambio.

Si consideri infine come le diverse forme di assicurazione contro variazioni improvvise dei cambi siano possibili esclusivamente per singole operazioni, e per operazioni di modesti volumi. Semplicemente non esiste la possibilità di “assicurarsi” contro perdite di duecento miliardi al giorno per più giorni.

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Poi, si dovrebbero considerare i tempi non normali.

La tipologia è estremamente varia, ma quella più caratteristica è l’incombenza di un default, sia pur esso parziale. In quei momenti le transazioni economiche tendono a ristagnare e quelle finanziarie e speculative acquistano immediatamente un peso percentuale significativo.

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Da ultimo, ma non certo per ultimo, si dovrebbe prendere in considerazione la “fiducia”, ossia un sentimento di sicurezza e tranquillità riposto in una certa quale nazione o valuta. Diciamo pure che le “voci” non concorrono a generare fiducia,

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Ad oggi il mercato dei cambi è soggetto ad una serie di variazioni che si sono instaurate abbastanza rapidamente nel tempo. Gli Stati Uniti hanno ridotto la pressione fiscale sulle imprese produttrici, alzato il tasso di interesse con la prospettiva di ulteriori aumenti, e stanno mettendo, o minacciando di farlo, dazi anche elevati. Nel contempo l’eurozona è entrata in una profonda crisi: non riesce ad attirare investimenti produttivi. Intendiamo qui quelli su scala adeguata, non l’acquisto di una dittarella più o meno grande.

Guardiamo adesso con attenzione il grafico in cimosa.

Il 16 febbraio il rapporto Eur/Usd valeva 1.25. Oggi, al momento di scrivere l’articolo, vale 1.1625.

In questi tre mesi il dollaro si è rafforzato sull’euro del 7%, ossia [100 * (1.1625 – 1.25) / 1.25].

Ma per tornare al vecchio rapporto l’euro dovrebbe apprezzarsi del 7.53%.

Adesso facciamo il conto.

Transando ogni giorno 4,000 miliardi di dollari un aggravio del +7% corrisponde ad un esborso suppletivo di 280 miliardi di euro, sempre ogni giorno. E tutta questa variazione è avvenuta, ripetiamo, in soli tre mesi. Tutto a carico degli operatori della eurozona.

Questo è l’onere scaricato sulle imprese che devono importare, materie prime oppure prodotti energetici, per esempio.

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Alcuni diranno, correttamente, che un euro debole facilita le esportazioni dell’eurozona, per esempio i nostri vini ed i nostri formaggi. Corretto, in linea di principio. Ma mentre si è in una botte di acciaio quando si esporta petrolio, si è in un sacchetto di carta velina quando si esportano vino o formaggi.


Money. 2018-02-15. Forex trading: è record di volumi nel 2018, torna la volatilità

Grazie al ritorno della volatilità sui mercati e alle prossime mosse delle banche centrali, i volumi di scambio sul Forex toccano massimi record a inizio 2018.

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Il volume degli scambi sul mercato delle valute è in forte aumento da inizio 2018: i trader hanno incrementato le posizioni su un ulteriore indebolimento del dollaro, mentre l’incertezza su come si presenterà la fine dell’era dei tassi ai minimi storici ha contribuito a risollevare la volatilità.

Negli ultimi anni la volatilità nel Forex è a dir poco crollata a causa dell’enorme liquidità proveniente dalle banche centrali, che ha calmato i mercati e ridotto i modi in cui gli investitori potevano trarre profitto dal trading sulle valute. Ma il continuo deprezzamento del dollaro, alimentato dai commenti del Segretario al Tesoro USA secondo cui gli Stati Uniti accolgono con favore un dollaro più debole, e i segnali per cui le banche centrali cominceranno presto a ridurre lo stimolo monetario, hanno fatto esplodere il mercato del Forex.

Secondo i dati di CLS (Continuous Linked Settlement), il volume medio giornaliero degli scambi è salito a $1.805 miliardi a gennaio, una crescita del 24% rispetto all’anno precedente e del 15,6% rispetto ai livelli di dicembre.

«Quest’anno stiamo osservando un aumento molto più consistente grazie al ritorno della volatilità sul FX. Negli ultimi sei mesi del 2017 abbiamo assistito ad una tendenza di crescita generale anno su anno…rispetto al 2016, ma a gennaio il mercato è davvero decollato», ha dichiarato David Puth, CEO di CLS.

I dati mostrano che il trading sul Forex è aumentato ulteriormente agli inizi di febbraio, probabilmente a causa del sell-off sull’azionario iniziato a fine gennaio che ha aumentato ancora di più la volatilità.

Nei primi quattro giorni della scorsa settimana i volumi sono aumentati di un ulteriore 14% rispetto ai risultati di gennaio a quota $2.054 miliardi.

Le oscillazioni del mercato valutario, tuttavia, sono state molto più misurate rispetto a quelle registrate sulle azioni – sul mercato FX la volatilità rimane ancora al di sotto dei livelli medi di lungo periodo.

Ad inizio settimana Thomson Reuters ha riferito che i volumi di scambio di valute sulle piattaforme hanno raggiunto il loro massimo storico a gennaio, nel primo mese d’introduzione della nuova normativa sui mercati finanziari europei nota come MiFID II.

I volumi medi giornalieri hanno superato i $432 miliardi a gennaio rispetto ad una media di $407 miliardi.

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