Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Unione Europea

Kurz. Make Austria Great Again. I dolori dell’EU.

Giuseppe Sandro Mela.

2018-01-18.

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Per comprendere appieno il tema proposto, potrebbe essere suggeribile leggere prima il seguente articolo:

Fonti di informazione e difficoltà di tenersi informati.


Stiamo vivendo un periodo di intensa trasformazione sociale, economica e politica, sia a livello domestico sia a livello internazionale: gli interessi in gioco sono di dimensioni difficilmente concepibili e la lotta si preannuncia all’ultimo sangue.

Se è vero che la rivoluzione francese ha permesso l’emersione di forze prima latenti, è altrettanto vero che ha virtualmente annientato, anche fisicamente, la classe nobile. Non solo. Delle quasi 120,000 leggi nazionali e locali all’epoca in vigore nessuna è sopravvissuta alla rivoluzione. Nel dopo rivoluzione, poi, l’età media della classe dirigente scese di quasi trenta anni: già questo solo fatto costituiva una rivoluzione.

Poi, vi è il contesto mondiale, che da bipolare è transitato a tripolare e si appresta a diventare multipolare.

Da un punto di vista meramente economico, se si considera il pil per potere di acquisto 2016, il mondo genera 108,036,500 milioni Usd, la Cina 17,617,300 (16.31%) e gli Stati Uniti 17,418,00 (16.12%). L’Eurozona rende conto di 11,249,482 (10.41%) ed il Gruppo dei G7 di 31.825,293 (29.46%). Però i Brics conteggiano un pil ppa di 32,379,625 Usd, ossia il 29.97% del pil ppa mondiale. I Brics valgono come i paesi del G7.

Di conseguenza, la voce dell’Occidente vale nel mondo al massimo per il 29.46%, ma quella degli Stati Uniti vale solo il 16.12% e quella dell’Eurozona uno scarno 10.41%.

Questi dati e discorsi sembrerebbero indicarci un dato di fatto ineludibile: chi governasse l’Occidente governerebbe al massimo un trenta per cento del mondo, non di più.

Occidente è dilaniato da una specie di guerra civile tra l’ideologia liberal e socialista, che ha improntato gli ultimi decenni, e quel qualcosa che sta nascendo di nuovo, ovvero di non – liberal né socialista, per comprenderci meglio.

Al momento attuale, se è vero che liberal e socialisti hanno perso la quasi totalità dei governi occidentali, sembrerebbe essere altrettanto vero che abbiano conservato la quasi totalità dei media e quello che è usualmente definito come deep state: corpo burocratico dell’apparato statale.

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Quanto detto sembrerebbe avere gran peso nel tenersi informati allo stato dell’arte.

Cercheremo di spiegarci meglio utilizzando un esempio.

Questo è il titolo del Vienna Times:

Austrians Demonstrate Against Far-Right Coalition

«More than 20,000 people rallied on Saturday in Vienna against Austria’s new conservative-far right coalition over its hardline stances on immigration and social policy …. against a government that wants to divide society, demonise minorities, erode women’s rights, devalue solidarity».

Cerchiamo di ragionare.

Austrians

Con il termine Austrians si capisce tutti gli austriaci. L’Austria ha 8,783,198 abitanti: 20,000 persone però rappresentano meno dello 0.2% della popolazione. Una percentuale davvero troppo scarna per farla assumere a tutta l’Austria. Serve una dose immane di supponente presunzione credere e voler far credere che lo 0.2% rappresenti la totalità.

Demostrate“.

Nei paesi che siano e si reputino democratici, si svolgono delle elezioni dai risultati delle quali si forma un governo legalmente eletto: il governo governa e l’opposizione si adegua ai voleri della maggioranza.

Orbene: codesti dimostranti, ripetiamo solo per chiarezza lo 0.2% della popolazione, fanno parte di coloro che hanno perso le elezioni. Hanno ben poco da dimostrare, se non la propria esiguità. Fatto è che non si rassegnano alla sconfitta elettorale, non si rassegnano al fatto che Herr Kurz abbia preso un ÖVP semi distrutto da anni di alleanza con la socialdemocrazia austriaca, e che lo abbia portato a vincere le elezioni riposizionandolo a destra. L’SPÖ ha un dna rivoluzionario, per cui una esigua minoranza conquista il potere non con le elezioni, bensì con la violenza della piazza. L’SPÖ è tutto tranne che democratico.

Against a government that wants“.

Questa è un’altra frase caratteristica di questa sinistra liberal e socialista. Il governo Kurz sta semplicemente attuando il programma elettorale con il quale si è presentato alle elezioni, vincendole. Un governo eletto esprime ed assomma semplicemente la volontà della maggioranza degli elettori: è lì a governare proprio per fare la volontà del popolo che lo ha eletto a maggioranza con un ben preciso programma.

“Resistance” and “Do not let the Nazis govern”“.

Nel linguaggio politico corrente, il termine resistenza è utilizzato per indicare quanti si oppongano ad un regime dittatoriale. Il Governo Kurz sembrerebbe invece essere stato eletto: fosse dittatoriale non avrebbe permesso la dimostrazione ed avrebbe fatto arrestare tutti i dimostranti. Taluni potrebbero anche esclamare “peccato che non sia tirannico“!

Il termine Nazis è poi tutto un programma liberal. Intanto, il termine “nazista” è stato coniato dai liberal del dopo guerra per evitare di denominare le cose con il loro proprio nome: nazionalsocialismo. Sarebbe stato difficile proporsi come socialisti con un precedente del genere. Poi, che il Governo Kurz sia nazionalsocialista è un qualcosa che alberga solo in menti alquanto distaccate dal reale.

Le sinistre hanno il vezzo di bollare quanti non la pensino come loro di nazionalsocialismo proprio per il fatto che ne sono loro stesse le eredi ed epigoni.

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Si potrebbe proseguire compitando ogni termine, ma potrebbe sembrare essere pedanteschi.

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Domandiamoci allora per quale motivo la stampa liberal tenti di demonizzare il Governo Kurz.

Semplice. Questo, pur asserendo la valenza positiva dell’Unione Europea, non condivide l’operato dell’attuale dirigenza. Agli occhi dei liberal e dei socialisti ideologici questa mancata adesione è un’eresia da stroncare nel sangue: un vero e proprio oltraggio.

Ricordiamo infine come l’Austria sieda di diritto nel Consiglio di Europa ed ivi abbia diritto di voto.


Deutsche Welle. 2018-01-17. Make Austria Great Again — the rapid rise of Sebastian Kurz

Sebastian Kurz took the Austrian election by storm by reshaping Austria’s biggest party in his own image. During his inaugural visit to Berlin, DW looks at his meteoric rise to becoming Europe’s youngest government head.

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Sebastian Kurz was sworn in in mid-December as Austria’s new, and at 31, youngest-ever chancellor, leading a nationalist government that includes the country’s most virulent far-right party as coalition partners. On Wednesday, he makes his first visit to Berlin as the head of government and will meet with German Chancellor Angela Merkel — who at more than twice his age has been involved in politics for nearly as long as Kurz has been alive.

But it seems Kurz’s power, ambitions and plans to change Austria’s image are just as tenacious as his youth.

Kurz rose to prominence in 2013, when at 27 he became the world’s youngest serving foreign minister — looking practically pubescent in photo ops with counterparts of the time, including US Secretary of State John Kerry and Iran’s Javad Zarif.

But his political career started in school when, just before taking his A Levels, he joined the youth wing of the conservative Austrian People’s Party (ÖVP) and became its leader while studying law. With a string of controversial and polarizing local election campaigns in Vienna he helped the conservatives make inroads in a traditionally Social Democratic stronghold. In a show of gratitude, the ÖVP appointed him state secretary for integration in 2011. After a Social Democratic-People’s Party coalition was formed four years ago, Kurz became Austria’s foreign minister — the youngest top diplomat in Europe.

When a new wave of refugees seeking to relocate to Europe became a continent-wide concern in 2015, Kurz recognized Austrian voters’ anxiety over unchecked immigration. He called for tougher external border controls, better integration and stringent control of “political Islam” funded from abroad. He also organized the shutdown of the popular overland route through the West Balkans. 

The man who would be king

His hard-line positions have prompted observers to call him “hard-hearted,” as Gemany’s Die Welt newspaper did.

“He is a power-hungry neoliberal,” one young voter in Vienna who asked not to be named told DW. “What does he want? The Hapsburg empire back again?”

“He’s also cultivated an image as a political outsider, despite having been foreign minister for four years.”

‘A conservative Macron or Trudeau’

According to professor Peter Filzmaier, a political scientist with Austria’s Krems and Graz universities, what Kurz has accomplished is “unprecedented in Austrian politics, but also quite logical.”

“The ÖVP is an extremely complex organization, dependent on municipal and regional bodies,” said Filzmaier. “He consolidated decision-making functions under the party leader, namely, himself.”

Filzmaier also downplayed concerns that Kurz is seeking to become some sort of anti-immigrant nationalist leader in the vein of Hungary’s prime minister, Viktor Orban, or the US president, Donald Trump, stressing that the young politician is ardently pro-EU.

“He sees himself more as a conservative Emmanuel Macron or Justin Trudeau,” Filzmaier said. “He hasn’t started his own party like Macron, but he has tried to make his changes in the ÖVP look like a new movement. And it’s working. Before he took over the party’s leadership in the spring, the ÖVP was lagging in third place at 20 percent in the polls. Now, it’s in first place at over 30 percent.”

Possible boon for far-right populists

Kurz’s ÖVP has spent much of the post-war period ruling in a so-called “grand coalition” with their natural rivals, the Social Democrats (SPÖ). But now, Austria’s two biggest parties have both said they refuse to rule together again. This paved the way for the far-right populist Freedom Party (FPÖ) which performed nearly as well as the SPÖ in October’s elections, (26.86 percent for the Social Democrats to the FPÖ’s 25.97 percent) to enter into government with the ÖVP, which garnered the most votes at 31.47 percent.

“The SPÖ and the ÖVP deciding not to govern together means there is an actual chance of the FPÖ ending up in a governing coalition,” Filzmaier said.