Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo, Finanza e Sistema Bancario, Unione Europea

Germania. Schäuble. Debito sovrano sceso al 68%.

Giuseppe Sandro Mela.

2016-09-07.

 Bundesbank 01

La Germania è un paese ove tutte le caratteristiche hanno un ché di grandioso, nel bene o nel male.

Hanno praticato in modo teutone una limitazione delle nascite che sta portando gli autoctoni alla estinzione ed una politica immigratoria che ha generato il più grande sommovimento politico degli ultimi settanta anni.

Nel contempo, hanno Wolfgang Schäuble e lo stanno lasciando lavorare in pace.

Il Ministro delle Finanze ha presentato un bilancio preventivo caratterizzato dal buon senso:

«Spenderemo soltanto quello che abbiamo, prudentemente».

Erano parole che si sarebbero quasi dovute considerate desuete in questa povera Europa afflitta da governi nazionali drogati dal debito, e che proprio per questo stanno andando di male in peggio.

«La riduzione del debito continua, tanto che il ministro prevede quest’anno di arrivare al 67-68% ed entro il 2020 di scendere al 60% del Pil, raggiungendo l’obiettivo stabilito dall’Unione europea»

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Herr Schäuble sta magistralmente utilizzando il periodo di tassi negativi per far rientrare il debito sovrano sotto controllo. Una volta raggiunto questo obiettivo, tutto diventa immediatamente facile, banale.

Le sue posizioni circa il futuro sono sequenziali.

«Usciremo da questa fase se mettiamo in moto una crescita sostenibile in Europa …. risultato ottenibile soltanto con riforme strutturali …. e non seguendo il vecchio sentiero dello stimolo monetario».

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Germania ed Herr Schäuble sono esecrati in Europa per diversi motivi.

Sono la dimostrazioni vivente che è possibile ridurre i debiti sovrani, sempre che lo si voglia, ed a questo consegue una ragionevole prosperità economica, invidiata da tutti coloro che non hanno la volontà di lavorare per conseguirla. Il tutto è frutto di un bilancio tenuto in surplus utilizzato per rientrare dal debito.

Mentre l’economia tedesca è sostanzialmente ragionevole, quella degli stati altamente indebitati ed incapaci di contenere la crescita del debito sovrano versa in condizioni non buone. Questo è il dato di fatto difficile da razionalizzare e da metabolizzare. I teorici del debito infinito sono gli avvocati difensori degli stati in deficit.

Tutto questo determina alla fine una netta discrepanza delle esigenze: mentre la Germania si sta ben preparando al ritorno ad una politica economica dell’Ecb di normali tassi di interesse, gli stati del sud Europa auspicherebbero la prosecuzione sine die del trend attuale. Stesso discorso per i QE.

È evidente che Ecb non può soddisfare simultaneamente ambedue le esigenze.

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In questa Europa sembrerebbe che nessuno tranne Herr Schäuble voglia prendere atto che la politica di tassi negativi non può essere protratta all’infinito, anche perché evidenzia severe controindicazioni, non ultimo tra le quali il lucro cessante e danno emergente per il sistema bancario, che vive proprio sugli interessi positivi.

Per complicare il quadro, oltre ai problemi accennati sta prendendo forma una severa crisi politica in tutta l’Unione Europea. Stanno emergendo un po’ in ogni stato consistenti forze molto critiche nei confronti degli attuali governi e della dirigenza europea. Per il momento potrebbero essere stimate al 25% – 30% dell’elettorato totale: una solida base per un’opposizione. Ma stanno crescendo molto rapidamente.

Il chaos politico sarebbe, alla fine, proprio l’ultima cosa necessaria all’Europa ed alla Germania.

Nota.

I recenti avvenimenti al G20 di Hangzhou dovrebbero, a nostro sommesso parere, essere meditati a fondo. Il peso politico, economico e militare dell’Occidente sta scemando giorno dopo giorno. È arrivato al punto che la Cina si è potuta permettere di svillaneggiare il Presidente degli Stati Uniti, che un semplice miliziano cinese abbia potuto bloccare addirittura Mrs Susan Rice, il national security advisor dell’Amministrazione Obama, che un semplice funzionario abbia potuto zittire Frau Merkel.

Putin il Grande e Xi Jingping dominano il G20. Lo riporta Bloomberg. 2016-09-06

I tempi per almeno bloccare il tramonto dell’Occidente si stanno restringendo sempre più. Si voglia o meno, la via tedesca è l’unica realmente percorribile.


Sole 24 Ore. 2016-09-07. Il bilancio 2017 di Schäuble: conti in surplus, taglio al debito, aumento minimo della spesa.

Il budget 2017, anno elettorale per la Germania, punta sulla stabilità e sarà «un’àncora di salvezza in tempi di incertezza globale». Lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble presentando il progetto al Parlamento. Custode del rigore dei conti, nonostante il surplus, il governo di Berlino ha ribadito l’intenzione di attuare politiche fiscali di contenimento, nonostante la necessità di aumentare la spesa soprattutto in ricerca e infrastrutture anche in seguito al massiccio afflusso di rifugiati. Ha inoltre sottolineato che la prima economia dell’Eurozona è in ottima forma.

Schäuble ha ricordato ai deputati che il tasso di disoccupazione è ai minimi da 25 anni, i salari hanno ripreso a salire dopo un lungo periodo di compressione; i prezzi sono stabili e la crescita è costante. La riduzione del debito continua, tanto che il ministro prevede quest’anno di arrivare al 67-68% ed entro il 2020 di scendere al 60% del Pil, raggiungendo l’obiettivo stabilito dall’Unione europea.

«Spenderemo soltanto quello che abbiamo, prudentemente» ha affermato il ministro, ricordando l’impegno della cancelliera Angela Merkel ad evitare nuovo indebitamento netto fino al 2020. Le politiche fiscali e di bilancio riaffermano «stabilità e affidabilità» dell’economia tedesca che dal 2014 ha i conti in pareggio e li manterrà, dice il governo, fino al 2020.  

Il budget per il 2017 include un incremento della spesa pari al 3,7 per cento e qualche alleggerimento fiscale che verrà compensato dall’aumento delle entrate determinato dalla crescita economica. Schäuble ha espresso preoccupazione per la fase di tassi troppo bassi, nonostante questi abbiano fatto risparmiare parecchio alla Germania in interessi sul debito: 122 miliardi in otto anni, dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008. «Usciremo da questa fase se mettiamo in moto una crescita sostenibile in Europa» ha aggiunto il ministro. Un risultato ottenibile soltanto con «riforme strutturali» attraverso un vero cambiamento e non seguendo «il vecchio sentiero dello stimolo monetario». Berlino critica da tempo, infatti, la politica dei tassi zero della Banca centrale europea perché la ritiene responsabile di un impoverimento dei risparmiatori tedeschi e di un allontanamento delle riforme strutturali da parte dei governi della zona euro.