Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Geopolitica Europea, Giustizia, Unione Europea

Polonia. Le epurazioni dei socialisti dai ruoli amministrativi.

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 La fotografia del Processo di Norimberga dovrebbe ricordare a tutti come i Cittadini siano tenuti ad osservare le leggi degli stati nei limiti nei quali esse siano conformi a giustizia, etica e morale. Ognuno di noi è responsabile in prima persona delle proprie azioni, e presto o tardi sarà chiamato a rendere ragione di ciò che ha fatto.

Parevano i padroni del mondo: eccoli seduti sul banco degli imputati. Presto siederanno al loro posti gli attuali dirigenti del socialismo idelogico: giudicati, condannati, e quindi giustiziati.

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Il mondo intero e l’Unione Europea in particolare stanno vivendo lo storico momento della devoluzione del regime socialista.

L’internazionale socialista frana anche in America Latina.

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Nell’Unione Europea i partiti socialisti ideologizzati stanno vistosamente perdendo consenso. Il partito socialista francese è il fantasma di ciò che era ed adesso è quotato tra il 13% ed il 18%: alle prossime presidenziali potrà al massimo ambire a far eleggere il candidato dei Les Républicains. La socialdemocrazia tedesca è in rotta. Nelle recenti elezioni in tre Länder è uscita sonoramente ridimensionata e nelle elezioni del prossimo settembre a Berlino e nel Mecklenburg-Vorpommern le proiezioni prevedrebbero un calo di 15 punti percentuali. La poltrona stessa di Frau Merkel è in forse.

Caduti questi due bastioni l’Europa risulterà essere completamente diversa da quella passata.

Similmente l’Unione Europea.

Certo, il processo non sarà istantaneo. I socialisti occupano ancora moltissimi centri di potere ed hanno in pugno tutti i media, così come le Corti di giustizia europee e quelle di molte nazioni. Ma è solo questione di tempo.

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Adesso i socialisti europei iniziano ad avere paura. Molta paura.

Se da una parte iniziano ad avvertire il fatto che perderanno quel potere che era il motivo della loro vita, dall’altra iniziano anche a comprendere che in un futuro più o meno lontano saranno chiamati a rispondere delle proprie azioni.

Iniziano a capire che saranno trattati per come hanno trattato.

E questo genera il loro terrore.

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Nelle ultime elezioni politiche in Polonia i socialisti non sono stati in grado di fare eleggere nemmeno un deputato. Nemmeno uno per sbaglio.

Così come loro in passato una volta al potere allontanarono dalla burocrazia statale tutti i cattolici professi e tutti gli oppositori dell’ideologia socialista, adesso i partiti vincitori delle elezioni stanno procedendo all’epurazione di quanti fossero stati socialisti o collusi con il socialismo.

È del tutto comprensibile che i socialisti europei cerchino di usare tutti i mezzi, più illeciti che leciti secondo loro costume, per almeno ritardare quanto necessariamente avverrà.

«The Polish government has until Monday to show it’s moving towards fixing its draconian law on the country’s high court. A failure to act will prompt the the EU executive to move to hold Poland to account»

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La legge in questione è tutt’altro che draconiana, perché rimuove gli indegni senza portali tuttavia di fronte a Tribunali. Né usa nei loro confronti il metro socialista di condanna in via amministrativa.

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I polacchi, ma con loro tutte le componenti non socialiste europee, hanno ben compreso un concetto storico chiaramente espresso da Francesco Petrini nel suo trattato “Il Dopoguerra in Europa“, che citiamo:

«In Italia l’epurazione fu affidata a un sistema giudiziario in cui prevaleva largamente la continuità col periodo fascista. Non sorprende che i risultati siano stati particolarmente deludenti. Su 394.000 funzionari statali indagati a febbraio 1946, solo 1580 furono licenziati e di questi la maggior parte ben presto avrebbe recuperato il posto. Dei 50.000 fascisti incarcerati solo una piccolissima parte passò lungo tempo in galera, la maggioranza uscì con l’amnistia decretata nel giugno 1946 dal guardasigilli Togliatti. Così, nel 1960, 62 dei 64 prefetti in servizio erano stati funzionari sotto il fascismo, lo stesso valeva per tutti i 135 questori e i loro 139 vice.»

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«l’esperienza italiana è un esempio estremo di qualcosa che si verificò dappertutto nell’Europa occidentale. Le epurazioni del dopoguerra furono dappertutto un fallimento almeno parziale».

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Senza una previa quanto attenta e scrupolosa bonifica della Magistratura sarebbe poi impossibile eliminare tutti i compromessi con il pregresso regime socialista.

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Le azioni dell’Unione Europea contro la sovranità polacca sono partite, ma sembrerebbe essere impossibile che vadano a termine. Le prossime elezioni presidenziali francesi e politiche federali tedesche sono vicine, e con esse il crollo definitivo del regime.

Nota.

Si ricorda che il Deutsche Welle è rosso come il fuoco.

 

Deutsche Welle. 2016-05-19. Brussels warns Warsaw it needs to act to maintain rule-of-law, and democracy

The Polish government has until Monday to show it’s moving towards fixing its draconian law on the country’s high court. A failure to act will prompt the the EU executive to move to hold Poland to account.

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What sounded like a dire warning from Brussels for Poland to address concerns about the country’s rule-of-law by next week, or face consequences, was received in Warsaw with apparent nonchalance.

Foremost among the European Commission’s (EC) concerns is a new law by the conservative Polish government that effectively guts the independence and authority of the judiciary, in particular the country’s highest court – the Constitutional Court.

The EC warned that if the tribunal “is prevented from fully ensuring an effective constitutional review, there can be no effective scrutiny of compliance with fundamental rights of legislative acts.”

In other words, Poland’s highest court is being blocked from providing constitutional checks and balances on the country’s legislative and executive branches. The EC has given Warsaw until Monday to show that progress is being made to fix the situation.

If Poland’s conservative Law and Justice Party (PiS), which rules alone after winning outright majorities in both chambers of parliament in last year’s elections, does not respond adequately, the Commission could act under the “rule of law framework,” which is aimed at protecting EU values like the rule of law, democracy, equality and the respect of human rights.

EU questions Polish democracy.

The EC launched an unprecedented probe in January to see if the PiS’s so-called “reforms” violated the EU’s democracy rules and warranted punitive measures.

“If there is no significant progress by May 23, then the First Vice-President (Frans Timmermans) has been empowered to adopt the draft rule of law opinion,” the commission, the EU’s executive arm, said in a statement.

But Polish officials appear to be in no hurry to act.

Deputy Foreign Minister Konrad Szymanski said Poland needs “much more time” to solve the crisis and no breakthrough should be expected by Monday.

He said he does not see the EC warning as an ultimatum, adding that Warsaw is in constant “friendly” discussion with the Commission.

“We certainly need more time,” Szymanski said, “for example legislative changes require parliamentary work, so it seems that Monday can be seen as an auxiliary date, not an ultimatum for sure.”

But if Poland continues to drag its feet in remedying the situation then the Commission, which enforces the EU’s treaties, could take action. The EC might recommend ways for Poland to fix the problems and set a deadline.

If Warsaw’s intransigence persists the EC could even impose sanctions against Poland, and the country could lose its EU voting rights.

Earlier this month more than 200,000 Poles took to the streets to protest their government’s actions.