Giuseppe Sandro Mela.
2021-05-18.
«Pechino pesca in compagnie della isola [Taiwan] per rafforzare la propria industria»
«Taiwan ha ordinato alle agenzie di recruiting dell’isola di rimuovere tutte le offerte di lavoro dalla Cina per evitare che vi sia una fuga di talenti nei settori più remunerativi verso il continente, soprattutto quello dei chip»
«Il ministero del Lavoro di Taipei ha ordinato che tutte le compagnie che si occupano di reclutare staff, taiwanesi o straniere operanti a Taiwan, non possano più promuovere inserzioni per lavori nella Cina continentale, in particolare nei settori chiave dei circuiti integrati e dei semiconduttori»
«A causa delle tensioni geopolitiche tra Usa e Cina, lo sviluppo dei semiconduttori cinesi ha subito alcuni rovesci e come risultato la Cina è diventata più aggressiva nell’andare a caccia di principali talenti taiwanesi nel settore dei chip per costruire una catena di fornitura auto-sufficiente»
«Le nuove regole non riguardano solo le compagnie cinesi continentali e straniere, ma anche le posizioni lavorative in Cina di compagnie taiwanesi come Foxconn e Pegatron, che hanno grandi impianti manifatturieri nel continente»
«La Cina in effetti ha iniziato ad attirare talenti da Taiwan»
«Oltre 100 dipendenti del leader globale dei chip, Taiwan Semiconductor Manifacturing Company (TSMC) sono stati assunti dalla Quanxin Integrated Circuit Manifacturing (QXIC) di Jinan e dalla Wuhan Hongxin Semiconductor Manifacturing Company (HSMC)»
«I produttori di smartphone cinesi Xiaomi e Oppo hanno assunto alcuni veterani nello sviluppo di semiconduttori provenienti da MediaTek»
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La Cina presenta alcune caratteristiche, incomprensibili per l’occidente liberal, che però stanno dimostrandosi carte vincenti.
La prima caratteristica è una rigida meritocrazia, maturata in migliaia di anni nella scuola mandarinica, ove le progressioni di carriera erano e sono fatte esclusivamente sulla base del merito. “Non interessa il colore del gatto, purché acchiappi i topi”, così diceva il grande Deng Xiaoping. Questo è il motivo cardine per cui la dirigenza politica, economica, sociale cinese è al top mondiale della efficienza. L’attuale Pcc altro non è che la prosecuzione della scuola mandarinica.
La seconda caratteristica discende dalla prima. I cinesi ben si guardano dal pensare e dall’agire sulla base di ideologie, di idee preconcette. Sono degli empiristi, pronti a mutare idea e comportamento sulla scorta dei dati di fatto.
La terza caratteristica è la visione imperiale del mondo. Secondo la Weltanschauung statalista, uno stato tende a fagocitare l’altro, assimilandolo a sé stesso in ogni aspetto: religioso, sociale, politico ed economico: è lo stato che si ingrandisce, che ingloba. Opposta è la visione imperiale: il centro avoca a sé il mantenimento dell’ordine interno, la difesa, la politica estera e la riscossione di una parte delle imposte. I diversi stati mantengono il proprio retaggio religioso, storico, e sociale, nel vicendevole rispetto delle diverse identità, organizzandosi come meglio aggrada.
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Evaluation Criteria for Foreigners Employed in China (Trial)
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«China is issuing long-term visas to lure highly skilled people from abroad to work in the country»
«The multi-entry visas will be valid for between five and 10 years, according to state media»
«Technology leaders, entrepreneurs and scientists from in-demand sectors are among those eligible to apply»
«China has set out goals for its economic and social development, and sees recruiting experts from abroad as key to achieving that»
«When plans for the scheme were first considered, China said at least 50,000 foreigners would benefit»
«Nobel Prize winners welcome»
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Cina. 1000TTP. Ne ignorate la esistenza. Domani vi mangerete le dita.
«Dopo il Progetto Belt and Road, un investimento di 1,500 miliardi di dollari americani in infrastrutture costruite nei paesi emergenti, adesso la China sta lanciando un grandioso progetto di richiamo del bene più prezioso che esista a questo mondo: l’intelligenza umana. Premi Nobel, ricercatori di eccellenza, persone intelligenti: venite a lavorare in Cina. Sarete stimati socialmente, sarete ben pagati, e nessuno vi importunerà con problemi amministrativi. Ma soprattutto, vivrete liberi dalla dittatura liberal.»
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Tra Cina e Formosa non corre buon sangue, esattamente come l’occidente liberal vede la Cina con crescente apprensione.
Adesso un centinaio di ricercatori di eccellenza di Taiwan si sono volontariamente trasferiti in Cina, ove possono vivere lavorando liberi in pace, ben pagati e socialmente stimati. Ma questo è solo uno dei molteplici casi.
A poco vale la cortina di ferro con cui si cerca di bloccarli.
Non ci si stupisca quindi se la Cina si avvia a diventare la potenza egemone mondiale.
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Crisi chip, Taiwan cerca di bloccare flusso talenti verso Cina.
Pechino pesca in compagnie isola per rafforzare la propria industria.
Taiwan ha ordinato alle agenzie di recruiting dell’isola di rimuovere tutte le offerte di lavoro dalla Cina per evitare che vi sia una fuga di talenti nei settori più remunerativi verso il continente, soprattutto quello dei chip. Lo segnala oggi Nikkei Asia.
Il ministero del Lavoro di Taipei ha ordinato che tutte le compagnie che si occupano di reclutare staff, taiwanesi o straniere operanti a Taiwan, non possano più promuovere inserzioni per lavori nella Cina continentale, in particolare nei settori chiave dei circuiti integrati e dei semiconduttori.
La decisione cerca di contenere la minaccia per l’economia di Taiwan rappresentata dalla decisione cinese di rafforzare la propria industria dei semiconduttori, nella quale l’isola è leader mondiale grazie a giganti come TSMC e Foxconn.
“A causa delle tensioni geopolitiche tra Usa e Cina, lo sviluppo dei semiconduttori cinesi ha subito alcuni rovesci e come risultato la Cina è diventata più aggressiva nell’andare a caccia di principali talenti taiwanesi nel settore dei chip per costruire una catena di fornitura auto-sufficiente”, sostiene nella nota inviata alle compagnie di recruiting il ministero.
Per questo motivo, sono state messe in campo anche delle ammende nei confronti delle agenzie di lavoro che procurino personale per la Cina. “Se il reclutamento riguarda i semiconduttori e i circuiti integrati, la pena sarà anche più alta”, spiega la nota.
Le nuove regole non riguardano solo le compagnie cinesi continentali e straniere, ma anche le posizioni lavorative in Cina di compagnie taiwanesi come Foxconn e Pegatron, che hanno grandi impianti manofatturieri nel continente.
La Cina in effetti ha iniziato ad attirare talenti da Taiwan per accelerare il rafforzamento della sua industria dei semiconduttori, in un momento in cui c’è una forte penuria di chip a livello globale. Oltre 100 dipendenti del leader globale dei chip, Taiwan Semiconductor Manifacturing Company (TSMC) sono stati assunti dalla Quanxin Integrated Circuit Manifacturing (QXIC) di Jinan e dalla Wuhan Hongxin Semiconductor Manifacturing Company (HSMC).
Inoltre i produttori di smartphone cinesi Xiaomi e Oppo hanno assunto alcuni veterani nello sviluppo di semiconduttori provenienti da MediaTek, una compagnia taiwanese seconda al mondo per sviluppo di chip per apparati mobili. Ancora, la Luxshare-ICT cinese ha cercato di assumere talenti dalla Foxconn.