Pubblicato in: Devoluzione socialismo

MEF. 2020. Entrate tributarie erariali -5.3% anno 2020 su anno 2019.

Giuseppe Sandro Mela.

2021-03-10.

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«Il 1° marzo l’ISTAT …. ha certificato che, nel 2020, il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato è diminuito del 7,8%. …. Rispetto al 2019, in termini reali, la flessione del PIL è stata pari all’8,9%, i consumi finali nazionali sono diminuiti del 7,8% e gli investimenti fissi lordi del 9,1%»

«nel corso del 2020, le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica sono state pari a 446.796 milioni di euro con una diminuzione del 25.183 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019 (-5,3%)»

«Nel 2020, le imposte dirette ammontano a 252.572 milioni di euro, e risultano nel complesso sostanzialmente in linea con quelle del 2019 (+23 milioni di euro)»

«Il gettito dell’IRPEF si è attestato a 187.436 milioni di euro in riduzione di 4.178 milioni di euro (-2,2%) rispetto all’anno precedente»

«Le imposte indirette ammontano a 194.224, con una diminuzione tendenziale di 25.206 milioni di euro (pari al -11,5%)»

«riduzione dell’IVA (-13.227 milioni di euro, -9,7%) …. e di quella sulle importazioni (-3.850 milioni di euro, -27,7%)»

«le entrate dell’imposta sulle assicurazioni hanno registrato una diminuzione di gettito di 483 milioni di euro (-11,2%)»

«Le entrate relative ai “giochi” ammontano, nel 2020, a 10.510 milioni di euro (-5.095 milioni di euro, -32,6%)»

«Le entrate tributarie erariali derivanti da attività di accertamento e controllo si sono attestate a 8.854 milioni (-4.462 milioni di euro, pari a -33,5%) di cui 3.977 milioni di euro (-2.940 milioni di euro, -42,5%) affluiti dalle imposte dirette e 4.877 milioni di euro (-1.522 milioni di euro, -23,8%) dalle imposte indirette»

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«Nel mese di gennaio 2021, le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica ammontano a 36.508 milioni di euro, segnando una diminuzione di 1.179 milioni di euro rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (-3,1%)»

«le imposte indirette registrano un calo del 10,9%»

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Nel 2020 le entrate tributarie erariali sono scese del -5.3% rispetto a quelle levate nel 2019.

Poiché rispetto a 2019 il pil è crollato dell’8.9%, ne consegue che la pressione fiscale sarebbe aumentata, e proprio in un periodo di crisi pandemica. Il fisco è stato spietato peggio di Brenno.

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MEF. Entrate tributarie: nel 2020 gettito di 446,7 miliardi

Comunicato Stampa N° 41 del 05/03/2021.

La flessione del 5,3% rispetto al 2019 riflette sia il calo dell’attività economica, sia gli effetti delle misure adottate dal Governo in corso d’anno per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Il 1° marzo l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso i dati del PIL (Prodotto interno lordo) e dell’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche del quadriennio 2017-2020 e ha certificato che, nel 2020, il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato è diminuito del 7,8%. Rispetto al 2019, in termini reali, la flessione del PIL è stata pari all’8,9%, i consumi finali nazionali sono diminuiti del 7,8% e gli investimenti fissi lordi del 9,1%; il rapporto tra deficit e PIL è risultato pari a -9,5% a fronte del -1,6% del 2019.

La flessione delle entrate nel corso del 2020 ha contribuito al peggioramento dell’indicatore di indebitamento netto. In particolare, nel corso del 2020, le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica sono state pari a 446.796 milioni di euro con una diminuzione del 25.183 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019 (-5,3%). La variazione negativa riflette sia il peggioramento del quadro macroeconomico sia gli effetti dei provvedimenti di sostegno all’economia adottati dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria. In particolare, già a partire dal primo semestre 2020, l’andamento delle entrate tributarie è stato influenzato dagli effetti del Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 23, che ha disposto il rinvio dei versamenti tributari e contributivi per i soggetti esercenti attività di impresa, arte o professione. Successivamente, in risposta alla seconda ondata della pandemia nei mesi autunnali, il Governo ha varato quattro decreti legge – cosiddetti decreti “ristori”, poi confluiti in un’unica legge di conversione – che hanno disposto ulteriori interventi espansivi. Le misure adottate sono state in larga parte destinate al sostegno delle imprese e dei contribuenti operanti nelle attività produttive e nelle regioni interessate dalle restrizioni dell’attività economica classificate a rischio epidemiologico medio-alto introdotte negli ultimi mesi e hanno previsto, in particolare, per alcuni contribuenti e tributi, lo slittamento al 2021 dei versamenti tributari

IMPOSTE DIRETTE

Nel 2020, le imposte dirette ammontano a 252.572 milioni di euro, e risultano nel complesso sostanzialmente in linea con quelle del 2019 (+23 milioni di euro).

Il gettito dell’IRPEF si è attestato a 187.436 milioni di euro in riduzione di 4.178 milioni di euro (-2,2%) rispetto all’anno precedente per effetto sia dell’andamento negativo delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore privato (-4.262 milioni di euro, -5,2%), che riflettono gli effetti sul gettito del maggior ricorso alla cassa integrazione, e di quelle sui redditi dei lavoratori autonomi (-599 milioni di euro, -5,3%). Le ritenute sui redditi dei dipendenti del settore pubblico, invece, hanno mostrano un incremento di 3.109 milioni di euro (+4,1%) ma va segnalato che confluiscono su questo capitolo di bilancio anche le ritenute sulla cassa integrazione corrisposta ai dipendenti privati.

I versamenti IRPEF da autoliquidazione hanno segnato una diminuzione di 2.282 milioni di euro (-10,9%).

L’IRES, che risente dell’andamento negativo dell’acconto (-2,8%), si è ridotta di 170 milioni di euro (-0,5%). I versamenti a saldo hanno segnato un incremento dell’8,3%.

Tra le altre imposte dirette vanno segnalati gli incrementi delle entrate dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (+1.615 milioni di euro), che riflette le performance positive dei mercati nel corso del 2019 e di quelle relativa all’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione (+1.129 milioni di euro) sostenute dagli andamenti positivi dei rendimenti medi nel 2019 delle diverse tipologie di forme pensionistiche complementari. Infine, il gettito dell’imposta sostitutiva sui redditi nonché ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale ha evidenziato un calo limitato a 40 milioni di euro (-0,5%).

IMPOSTE INDIRETTE

Le imposte indirette ammontano a 194.224, con una diminuzione tendenziale di 25.206 milioni di euro (pari al -11,5%). Alla dinamica negativa ha contribuito la riduzione dell’IVA (-13.227 milioni di euro, -9,7%), e, in particolare, della componente di prelievo sugli scambi interni (-9.377 milioni di euro, –7,6%) e di quella sulle importazioni (-3.850 milioni di euro, -27,7%).

Tra le altre imposte indirette, le entrate dell’imposta sulle assicurazioni hanno registrato una diminuzione di gettito di 483 milioni di euro (-11,2%). Negativi risultano anche gli andamenti delle entrate derivanti da imposte sulle transazioni (tasse e imposte ipotecarie: -159 milioni di euro, pari a -10%, imposta di registro: -865 milioni di euro (-18,1%) e diritti catastali e di scritturato: -38 milioni di euro pari a -6,2%). In aumento il gettito dell’imposta di bollo +158 milioni di euro (+2,4%).

Le entrate dell’accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi hanno registrato una riduzione di 4.184 milioni di euro (-16,4%). Analogamente hanno mostrato una diminuzione le entrate relative all’accisa sul gas naturale per combustione (-527 milioni di euro, -14,7%), l’accisa e imposta erariale sui gas incondensabili (-109 milioni di euro, -17,2%) e l’accisa sull’energia elettrica e addizionali (-51 milioni di euro, -1,9%).

ENTRATE DA GIOCHI

Le entrate relative ai “giochi” ammontano, nel 2020, a 10.510 milioni di euro (-5.095 milioni di euro, -32,6%).

ENTRATE DA ACCERTAMENTO E CONTROLLO

Le entrate tributarie erariali derivanti da attività di accertamento e controllo si sono attestate a 8.854 milioni (-4.462 milioni di euro, pari a -33,5%) di cui 3.977 milioni di euro (-2.940 milioni di euro, -42,5%) affluiti dalle imposte dirette e 4.877 milioni di euro (-1.522 milioni di euro, -23,8%) dalle imposte indirette.

Questi andamenti riflettono gli effetti del decreto “Cura Italia” che aveva già sospeso i termini di versamento delle entrate tributarie ed extratributarie derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione nel periodo dall’8 marzo al 31 maggio 2020, ulteriormente prorogati dal “Decreto Rilancio”. Da ultimo, il decreto legge n.129/2020 ha differito al 31 dicembre 2020 il termine di sospensione del versamento di tutte le entrate derivanti da cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento affidati all’agente della riscossione.

Sul sito del Dipartimento delle Finanze è disponibile il Bollettino delle entrate tributarie dell’anno 2020, corredato dalle appendici statistiche e la relativa Nota tecnica che illustra in sintesi i principali contenuti del documento.

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MEF. Entrate tributarie: nel mese di gennaio gettito pari a 36,5 miliardi

Comunicato Stampa N° 42 del 05/03/2021

Nel mese di gennaio 2021, le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica ammontano a 36.508 milioni di euro, segnando una diminuzione di 1.179 milioni di euro rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (-3,1%). Le imposte dirette segnano una lieve variazione in aumento dello 0,3%, mentre le imposte indirette registrano un calo del 10,9%.

IMPOSTE DIRETTE

Le imposte dirette ammontano a 26.293 milioni di euro (+74 milioni di euro, +0,3%) rispetto al mese di gennaio 2020. L’andamento registrato è riconducibile essenzialmente a quello dell’imposta sostitutiva sui redditi nonché ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale (+ 100 milioni di euro, +21,3%) e a quello delle ritenute sugli utili distribuiti dalle persone giuridiche (+55 milioni di euro, +19,0%). Mostrano, invece, un calo di gettito l’IRPEF -74 milioni di euro (-0,3%) e l’IRES -141 milioni di euro (-47,8%).

IMPOSTE INDIRETTE

Le imposte indirette ammontano a 10.215 milioni di euro in flessione di 1.253 milioni di euro (-10,9%). All’andamento negativo ha contribuito la diminuzione del gettito IVA (-473 milioni di euro, -7,5%) e in particolare di quello sulle importazioni che si è ridotto rispetto al 2020 di -506 milioni di euro (-38,0%), per effetto del calo dei consumi petroliferi (-15%). Segna un incremento di 33 milioni di euro, (+0,7%) il gettito Iva sugli scambi interni che nel primo mese dell’anno risente, tra l’altro, degli effetti dell’applicazione dell’art.13-quater della Legge 176/2020 che ha disposto la sospensione dei versamenti in scadenza nel mese di dicembre 2020.

Tra le altre imposte indirette è da segnalare la diminuzione del gettito relativo all’accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi (-216 milioni di euro, pari a -19,1%).

ENTRATE DA ACCERTAMENTO E CONTROLLO

Le entrate tributarie erariali derivanti da attività di accertamento e controllo si attestano a 523 milioni (-301 milioni di euro, -36,5%) di cui: 238 milioni di euro (-110 milioni di euro, -31,6%) riferiti alle imposte dirette e 285 milioni di euro (-191 milioni di euro, -40,1%) a quelle indirette.

Sul sito del Dipartimento delle Finanze è disponibile il Bollettino delle entrate tributarie del mese gennaio 2021, corredato dalle appendici statistiche e la relativa Nota tecnica che illustra in sintesi i principali contenuti del documento.

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo

Italia. 2020. Pil in volume -8.9%, anno 2020 su anno 2019; deficit/Pil -9,5%.

Giuseppe Sandro Mela.

2021-03-02.

2021-03-02__ Istat 001

In sintesi.

2021-03-02__ Istat 002

– Pil 2020 ai prezzi di mercato 1,651,595 milioni, -7.8%, in volume -8.9%

– Domanda interna: investimenti -9.1%, consumi finali nazionali -7.8%, Export -13.8%, Import -12.6%

– Settori: -6,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -11,1% nell’industria in senso stretto, -6,3% nelle costruzioni e -8,1% nelle attività dei servizi

– Nel 2020 le unità di lavoro (Ula) sono diminuite del 10,3% per effetto della riduzione del 9,3% delle Ula dipendenti e del 12,8% delle Ula indipendenti.

– L’indebitamento è di -156,338 milioni di euro, in peggioramento di circa 128.4 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente

– Nel 2020 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono diminuite del 6,4% rispetto all’anno precedente

– Imposte indirette -11.2%

– I contributi sociali effettivi sono scesi rispetto al 2019 (-5,8%)

2021-03-02__ Istat 003

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2021-03-02__ Istat 004

I governi si giudicano sui fatti e sui numeri, non sulle parole. Alcuni governi sono una vera e propria punizione divina.

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Istat. Pil ed Indebitamento AP.

– Nel 2020 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è diminuito dell’8,9%.

– Dal lato della domanda interna nel 2020 si registra, in termini di volume, un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi e del 7,8% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono scese del 13,8% e le importazioni del 12,6%.

– La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito negativamente alla dinamica del Pil per 7,8 punti percentuali. L’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,8 punti e quello della variazione delle scorte per 0,3 punti.

– Il valore aggiunto ha registrato cali in volume in tutti i settori: -6,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -11,1% nell’industria in senso stretto, -6,3% nelle costruzioni e -8,1% nelle attività dei servizi.

– L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -9,5%, a fronte del -1,6% nel 2019.

– Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -6,0% (+1,8% nel 2019).

Il commento.

Nel 2020 l’economia italiana ha registrato una contrazione di entità eccezionale per gli effetti economici delle misure di contenimento connesse all’emergenza sanitaria. A trascinare la caduta del Pil (-8,9%) è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito un contributo negativo limitato. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato cadute marcate, particolarmente nelle attività manifatturiere e in alcuni comparti del terziario. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una decisa riduzione dell’input di lavoro e dei redditi. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche ha registrato un netto peggioramento rispetto al 2019 per la caduta delle entrate e per il consistente aumento delle uscite, dovuto alle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi su famiglie e imprese.

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                         IL PIL E LE SUE COMPONENTI.

Nel 2020 l’insieme delle risorse disponibili è diminuito in volume del 9,7% rispetto all’anno precedente. La caduta del Pil, infatti, è stata accompagnata da un calo delle importazioni di beni e servizi del 12,6% (Tavola 4 dell’allegato statistico).

Dal lato degli impieghi le esportazioni di beni e servizi sono diminuite del 13,8%, gli investimenti fissi lordi del 9,1%, e i consumi finali nazionali del 7,8%.

Il contributo alla variazione del Pil della domanda nazionale al netto delle scorte è risultato ampiamente negativo (-7,8 punti percentuali), mentre la variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,3 punti; all’interno della domanda nazionale, hanno fornito un apporto negativo di 6,4 punti percentuali la spesa delle famiglie residenti e ISP e di 1,6 punti gli investimenti fissi lordi e oggetti di valore, mentre è stato positivo quello della spesa delle AP (+0,3 punti percentuali). Il contributo della domanda estera netta è stato negativo per 0,8 punti percentuali (Prospetto 2).

Nel 2020 il deflatore del Pil (Tavola 5 dell’allegato statistico) è aumentato dell’1,2%, con incrementi dello 0,4% per gli investimenti fissi lordi, dell’1,4% per la spesa delle AP e un calo dello 0,2% per la spesa delle famiglie residenti.

Nel 2020 si è registrato un miglioramento nella ragione di scambio con l’estero, quale risultante di un calo del deflatore delle esportazioni di beni e servizi (-0,5%) decisamente inferiore a quello registrato per le importazioni (-4,1%), guidato dalla forte diminuzione dei prezzi dei beni energetici.

                         LA DOMANDA INTERNA E LA DOMANDA ESTERA NETTA.

Nel 2020 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è scesa in volume del 10,7% (+0,3% nel 2019). Sul territorio economico, la spesa per consumi di beni è calata del 6,4% e quella per servizi del 16,4%. In termini di funzioni di consumo le cadute più accentuate, in volume, riguardano le spese per alberghi e ristoranti (-40,5%), per trasporti (-24,7%), per ricreazione e cultura (-22,5%) e per vestiario e calzature (-20,9%). Le uniche componenti di spesa che segnano una crescita sono alimentari e bevande non alcoliche (+1,9%), comunicazioni (+2,3%), e abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri combustibili (+0,6%) (Tavola 23 dell’allegato statistico).

La spesa delle Amministrazioni pubbliche ha registrato una crescita in volume dell’1,6% mentre quella delle Istituzioni sociali private (ISP) una diminuzione dell’11,8% (Tavola 4 dell’allegato statistico).

Gli investimenti fissi lordi hanno subìto un calo del 9,1% (+1,1% nel 2019), con contrazioni generalizzate a tutte le componenti: -6,3% gli investimenti in costruzioni, -12,1% in macchinari e attrezzature, -28,1% in mezzi di trasporto e -2,9% in prodotti della proprietà intellettuale (Figura 4).

Le esportazioni di beni e servizi sono scese in volume del 13,8%, le importazioni del 12,6%.

                         I SETTORI PRODUTTIVI.

Nel 2020 il valore aggiunto complessivo è diminuito in volume dell’8,6%; nel 2019 aveva registrato un aumento dello 0,2%. Il calo è stato marcato in tutti i settori: -11,1% nell’industria in senso stretto, -8,1% nei servizi, -6,3% nelle costruzioni e -6,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Nel settore terziario contrazioni particolarmente marcate hanno interessato commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (-16%), attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto (-10,4%) e il settore che include le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, di riparazione di beni per la casa e altri servizi (-14,6%).

                         OCCUPAZIONE E REDDITI DA LAVORO.

Nel 2020 le unità di lavoro (Ula) sono diminuite del 10,3% per effetto della riduzione del 9,3% delle Ula dipendenti (Figura 5) e del 12,8% delle Ula indipendenti. La flessione delle Ula ha interessato tutti i macrosettori: -2,3% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -10,2% nell’industria in senso stretto, -8,7% nelle costruzioni e -11,0% nei servizi (Tavole da 10 a 13 dell’allegato statistico).

I redditi da lavoro dipendente e le retribuzioni lorde sono scesi rispettivamente del 6,9% e del 7,5% (Tavole da 14 a 17 dell’allegato statistico). Le retribuzioni lorde per unità di lavoro hanno registrato un incremento del 2,0% nel totale dell’economia; nel dettaglio, l’aumento è stato dell’1,2% nell’industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore agricolo e del 2,5% nei servizi, mentre una lieve contrazione si registra per le costruzioni (-0,2%).

                         INDEBITAMENTO NETTO E SALDO PRIMARIO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE.

Sulla base delle informazioni ad oggi pervenute, l’Istat ha elaborato in via provvisoria le stime del conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per l’anno 2020. L’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari a -9,5% (-1,6% l’anno precedente). In valore assoluto l’indebitamento è di -156.338 milioni di euro, in peggioramento di circa 128,4 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente (Prospetto 4).

Il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi) è negativo e pari a -99.029 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil del -6,0% (+1,8% nel 2019). Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) è negativo e pari a -70.699 milioni di euro (+29.790 milioni nel 2019). Tale peggioramento è il risultato di una diminuzione delle entrate correnti di circa 53,5 miliardi di euro, a fronte di un’aumento delle uscite correnti di circa 47,0 miliardi (Tavole 18 e 19 dell’allegato statistico).

                         ENTRATE E USCITE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE.

Nel 2020 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono diminuite del 6,4% rispetto all’anno precedente (Prospetto 5). L’incidenza sul Pil è pari al 47,8%.

Le entrate correnti hanno registrato un calo del 6,4%, attestandosi al 47,5% del Pil. In particolare, le imposte dirette sono diminuite del 2,1%, principalmente per la forte contrazione dell’IRPEF, in parte compensata dall’aumento dell’imposta sostitutiva per i contribuenti in regime forfetario, mentre l’IRES ha registrato un calo più contenuto. Le imposte indirette hanno registrato una caduta più marcata (-11,2%), con diminuzioni significative del gettito IVA, delle accise, dell’imposta sul Lotto e lotterie e dell’IRAP. I contributi sociali effettivi sono scesi rispetto al 2019 (-5,8%). Le altre entrate correnti si sono ridotte dell’1,6%, nonostante l’andamento positivo dei dividendi.

Si segnala che le imposte e i contributi sociali includono una stima dei pagamenti sospesi, dovuti nel 2020 ma rinviati agli anni successivi secondo le disposizioni normative introdotte durante l’emergenza economico-sanitaria. Tale trattamento è stato effettuato al fine di garantire una corretta registrazione dei flussi in base al principio della competenza economica, in coerenza a quanto previsto dal Sistema Europeo dei Conti (SEC2010).

Il calo delle entrate in conto capitale (-7,0%) risente principalmente della contrazione delle imposte in conto capitale.

La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 43,1%, in aumento rispetto all’anno precedente, per la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (diminuito del 7,8%).

Nel 2020 le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute dell’8,6% rispetto al 2019. In rapporto al Pil sono risultate pari al 57,3%. Al loro interno, le uscite correnti sono aumentate del 5,8% principalmente a causa della dinamica delle prestazioni sociali in denaro (+10,6%, +3,7% nel 2019), a loro volta guidate dal forte incremento degli assegni di integrazione salariale (CIG), passati da circa 800 milioni nel 2019 a oltre 14,5 miliardi nel 2020, dagli assegni e sussidi assistenziali (da 20,1 miliardi del 2019 a 34,6 miliardi nel 2020) e dalle pensioni e rendite (+6,6 miliardi, +2,4%). Sono risultati in crescita anche i redditi da lavoro dipendente (+0,3%), i consumi intermedi (+2,8%) e le altre uscite correnti (+11,2%), queste ultime principalmente per l’aumento dei contributi alla produzione.

Gli interessi passivi diminuiscono del 5,0%, proseguendo la discesa già registrata nel 2019 (-6,6%).

Le uscite in conto capitale sono salite del 44,6% per la forte crescita delle altre uscite in conto capitale che includono la registrazione delle spese previste a copertura delle garanzie statali a favore delle piccole e medie imprese (oltre 12 miliardi) e i contributi a fondo perduto a supporto dell’attività di impresa (oltre 9 miliardi), per effetto delle misure previste dai decreti emanati nel corso del 2020.

Pubblicato in: Banche Centrali

Italia. Istat. 2020Q2. Pil -12.8% QoQ, -17.7% YoY.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-09-03.

2020-09-02__ Pil Q2 001

In sintesi.

– Il pil è diminuito del 12,8% rispetto al trimestre precedente

– Il pil è diminuito del 17.7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente

– cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali

– cali del 14,9% per gli investimenti fissi lordi

– Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.

2020-09-02__ Pil Q2 002

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2020-09-02__ Pil Q2 003

Il commento

La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate, con flessioni del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrate dal 1995. Nella stima preliminare il calo congiunturale era pari al 12,4%. A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di ULA e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato.

2020-09-02__ Pil Q2 004

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«Nel secondo trimestre, il Pil è diminuito in termini congiunturali del 9,1% negli Stati Uniti, del 13,8% in Francia e del 9,7% in Germania. In termini tendenziali, si è registrata una diminuzione del 9,1% negli Stati Uniti, dell’11,3% in Germania e del 19% in Francia. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito del 12,1% rispetto al trimestre precedente e del 15% nel confronto con il secondo trimestre del 2019 »

«La diminuzione degli investimenti è stata determinata dalla riduzione del 17% della spesa per impianti, macchinari e armamenti, del 20,3% della componente di mezzi di trasporto, dello 0,9% dei prodotti di proprietà intellettuale; gli investimenti in abitazioni e fabbricati non residenziali e altre opere sono scesi, rispettivamente, del 17,5% e del 20,7%.»

«La spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato una diminuzione in termini congiunturali del 12,4% (si veda la tabella 13 allegata). In particolare, gli acquisti di beni durevoli sono diminuiti del 21,4%, quelli di beni non durevoli del 4,4%, quelli di servizi del 15,8% e quelli di beni semidurevoli del 15,1%.»

«Nel secondo trimestre del 2020 le ore lavorate hanno registrato un diminuzione del 13,1% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato è dovuto a cali dell’8,3% dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, del 14,1% dell’industria in senso stretto e del 19,9% delle costruzioni, mentre i servizi registrano una riduzione del 12,7%.»

«Le unità di lavoro sono diminuite dell’11,8% per effetto di un calo generalizzato in agricoltura, silvicoltura e pesca, industria in senso stretto, costruzioni e servizi pari, rispettivamente, a -3%, -17,2%, -23,1% e -10,4%.»

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Questi sono dati da obitorio.

La ripresa più lontana del più remoto buco nero. Solo un ministro prevede un Q3 da urlo di gioia.

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Istat. Conti economici trimestrali. [Full text]

Nel secondo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% nei confronti del secondo trimestre del 2019.

La stima preliminare della variazione congiunturale del Pil diffusa il 31 luglio 2020 era stata del -12,4% mentre quella tendenziale del -17,3%.

Il secondo trimestre del 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019.

La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%.

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del Pil, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali.

Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti, rispettivamente, del 3,7%, del 20,2% e dell’11%.