Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo

Bankitalia. Maggio21. Debito delle Amministrazioni Pubbliche 2,686,811 milioni.

Giuseppe Sandro Mela.

2021-07-15.

Banca di Italia 013

La Banca di Italia ha pubblicato il Report Finanza pubblica: fabbisogno e debito – maggio 2021.

«Questa pubblicazione mensile riporta i dati relativi al fabbisogno e al debito lordo delle Amministrazioni pubbliche suddivise nei sottosettori: Amministrazioni centrali; Amministrazioni locali; Enti di previdenza.

Il debito delle Amministrazioni pubbliche è consolidato tra e nei sottosettori (in linea con la definizione adottata ai fini della Procedura per i disavanzi eccessivi dell’Unione economica e monetaria europea) e ne viene fornita anche la composizione per creditore (settori detentori), scadenza originaria, vita residua e valuta. Inoltre, sono fornite informazioni sul sostegno finanziario ai paesi della UEM e sui depositi attivi delle Amministrazioni pubbliche»

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2021-07-15__ debit pubbic 001

L’Italia ha una lunga e comprovata esperienza nell’arte di vivere di debiti.

Si noti però come 604.764 miliardi siano a scadenza di un anno.

In altri termini, si dovranno trovare sul mercato benefattori che vogliano comprare 604.764 miliardi di titoli di stato italiani.

Si presume che sarà una ben difficile operazione.

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Bankitalia: nuovo record debito pubblico a 2.687 miliardi

Aumento di 6 miliardi rispetto ad aprile.

Ennesimo record del debito pubblico italiano. Secondo le rilevazioni di Bankitalia, contenute nella pubblicazione sulla Finanza pubblica, a maggio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 6,0 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.686,8 miliardi.

L’aumento è dovuto al fabbisogno (14,4 miliardi), che ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (10,5 miliardi, a 91,3); l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio ha aumentato il debito di 2 miliardi. (ANSA).

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo, Unione Europea

ECB e Banca di Italia. Stanno preparandosi alla battaglia finale.

Giuseppe Sandro Mela.

2021-06-11.

2021-06-01__ Bankitalia 001

«sono tante le cose che gli Ignazio Visco non dicono. E tutte poco piacevoli.»

«Ecb prestatrice di unica istanza»


Come i tedeschi asserragliati a Berlino nel 1945 mostravano una fede incrollabile nella futura vittoria finale, e chi non avesse professato tale fede sarebbe stato impiccato immediatamente, così nell’enclave liberal socialista occidentale sarebbe di obbligo ostentare un granitico ottimismo. L’inflazione è transitoria e tutto va per il meglio: ciò che importa è il godersi appieno il politicamente corretto e tutte le ultime legalizzazioni di ogni tipo di trasgressione.

Ma come molti gerarchi tedeschi cercavano di fuggire alla loro sorte reale, così Ecb e Banca di Italia stanno preparandosi alla battaglia finale. Hanno deciso di morire in bellezza come a suo tempo la Francia sotto il macigno degli Assignat.

È avvenuta una mutazione, incompatibile con la vita.

Ecb e banche centrali sono rimaste le uniche detentrici ed acquirenti dei titoli di debito nazionali.

Gli investitori stranieri, quelli nazionali non-finanziari e finanziari, hanno eliminato dai loro portafogli la quasi totalità dei titoli di stato europei.

Con questa manovra le banche centrali si sono totalmente staccate dalla realtà del mercato.

Generano moneta fiat con la quale acquistano titoli di stato nazionali: avrebbero inventato il moto perpetuo.

Così facendo il sistema sarebbe metastabile: ma l’inflazione è già passata dal +2.0% in aprile al +2.5% in maggio.

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A proposito.

Alla fine gli stoici difensori di Berlino fecero un bel viaggio di sola andata in Siberia.

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«Le considerazioni finali del governatore di Bankitalia hanno delineato un quadro composito e ottimistico per il Paese, auspicando però l’emissione di debito comune Ue»

«E la realtà lo conferma: negli ultimi 12 mesi, la Banca centrale è stata prestatore di «unica» istanza dei nostri Btp su mandato dell’Eurotower»

«Se il 10 giugno il mercato prezzerà davvero un taper o una fine della deroga sul limite per emittente, cosa accadrà?»

«una capacita di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali e fondata sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome»

«Tradotto, un Recovery permanente»

«al fine di stabilizzare e rendere sostenibile la crescita post-pandemica dell’eurozona»

«negli ultimi 12 mesi, la stessa Bankitalia è stata nuova detentrice net/net di tutto il debito italiano emesso»

«Di fatto, prestatrice di unica istanza»

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Ecb e banche centrali hanno scelto il modo con cui alla fine fallire.

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Il grafico che spiega la situazione di Bankitalia: senza Bce in stile Fed, l’Italia è nei guai

Le considerazioni finali del governatore di Bankitalia hanno delineato un quadro composito e ottimistico per il Paese, auspicando però l’emissione di debito comune Ue. E la realtà lo conferma: negli ultimi 12 mesi, la Banca centrale è stata prestatore di «unica» istanza dei nostri Btp su mandato dell’Eurotower. Se il 10 giugno il mercato prezzerà davvero un taper o una fine della deroga sul limite per emittente, cosa accadrà?

Le considerazioni finali di Ignazio Visco all’assemblea di Bankitalia sono state lunghe e articolate, come si conviene al momento senza precedenti che economia e conti pubblici del Paese stanno attraversando. Molti i temi toccati, tutti ruotanti attorno alla stella polare della ripresa post-pandemica: il sostegno alle imprese da mantenere, il nodo degli appalti e dei licenziamenti, il Pil che potrebbe attestarsi al di sopra del 4%, il Pnrr come fondamento di un processo di ridefinizione delle priorità e degli assetti per il Paese, la necessità di spendere con disciplina i fondi europei, i disequilibri da sanare in seno alla società italiana.

Ma, soprattutto, una capacita di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali e fondata sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome. Tradotto, un Recovery permanente. Esattamente quanto auspicato, seppur in maniera meno drastica in ossequio al ruolo che ricopre, dal presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, in un’intervista a Il Messaggero. In quel caso, ci si I all’auspicio di un raddoppio di quel piano e dei suoi controvalori, al fine di stabilizzare e rendere sostenibile la crescita post-pandemica dell’eurozona. Poco cambia.

Perché sia le poche parole di David Sassoli che le molte di Ignazio Visco sono riassumibili senza utilizzarne altre, appare sufficiente questo grafico elaborato nel weekend dagli analisti di Nordea. Il quale parla chiarissimo: negli ultimi 12 mesi, la stessa Bankitalia è stata nuova detentrice net/net di tutto il debito italiano emesso. Di fatto, prestatrice di unica istanza. Ovviamente, su mandato Bce, la vera custode di quel cumulo infinito di Btp. E in seno al Pepp, il piano anti-pandemico cominciato proprio un anno fa e che la narrativa vedrebbe oggi alla vigilia di un ridimensionamento già al board del 10 giugno. Quantomeno, formale e a livello di annuncio.

La chiave sta tutti in quell’area verde esplosa negli ultimi due semestri. E se il quadro appare già inquietante di per sé, se letto attraverso la lente di un possibile ridimensionamento di quel supporto esiziale, paragonabile a un polmone d’acciaio, ecco che la totale assenza di altri colori nella fascia temporale di pertinenza del Pepp porta a un’ulteriore conferma. Anche le banche italiane, sfruttando la netta accelerazione nel ritmo di acquisti della Bce delle ultime settimane, come mostra il grafico aggiornato all’ultima settimana, hanno alleggerito i loro bilanci dal cosiddetto doom loop, il cordone ombelicale fra debito sovrano e settore del credito che con gli anni si è tramutato in un devastante circolo vizioso. Quantomeno, a livello di tremori sugli stati patrimoniali ogni qualvolta lo spread rialzi la testa.

Intendiamoci, le banche e le assicurazioni italiane sono ancora cariche di Btp ma non quelli emessi negli ultimi 12 mesi e che, di fatto, tutti (Ignazio Visco in testa) prezzano già come sterilizzati dall’azione di reinvestimento sine die dell’Eurotower. Ora, però, tocca ragionare in altro modo. Se l’economia richiama agli obblighi della ripartenza, la sostenibilità del debito deve cominciare a fare i conti con una Bce che non opererà più come una Fed sotto mentite spoglie. Questo, nonostante la sospensione del Patto di stabilità e il rilassamento dei parametri europei, di fatto inteso come prolungato anche oltre il limite temporale di operatività del Pepp.

E come se questo non bastasse, altre due dinamiche rischiano di rendere l’appello di Ignazio Visco all’Europa non tanto un auspicio politico, quanto un grido d’aiuto. Prima, questo grafico mostra come la concessione di credito alle aziende non finanziarie nel mese di maggio abbia registrato un momentum ancora sostenuto nell’eurozona come insieme, seppur già in calo ma come il breakdown per nazione veda i flussi maggiori concentrati nelle economie della cosiddetta Europa core, mentre pressoché impercettibili in quella periferica. Tradotto, nel momento di maggior bisogno di credito e liquidità per aziende chiamate a un colpo di reni per ripartire, il meccanismo di trasmissione prioritario per il Paese – stante la residualità assoluta del finanziamento per via obbligazionaria, inservibile per le PMI – sia quantomeno in un momento di stagnazione.

Oltretutto, in pieno processo di deleverage (e de-risk) dei bilanci bancari da detenzione di Btp, venduti alla Bce sul secondario a un prezzo ancora più che appetibile. Pessimo segnale. Seconda dinamica, quella rappresentata in questo altro grafico: il livello di detenzione di debito pubblico delle banche greche sta cavalcando verso il ritorno al livello pre-default, tanto che la ratio su assets totali viaggia in area 13%. E se per l’Italia occorre ringraziare la deroga al limite per emittente del 33% e al vincolo sulla capital key degli acquisti pro quota (la stessa che ha permesso a Bankitalia di comprare senza sosta), nel caso di Atene è l’accettazione stessa di titoli di debito come collaterale per operazioni di finanziamento a essere soggetto di eccezione statutaria, non avendo ancora riguadagnato l’investment grade.

E con il decennale greco che prezza un rendimento inferiore addirittura a quello italiano, sorge una domanda: se il principio di taper che i Paesi del Nord hanno in mente – i falchi evocati da David Sassoli nella sua intervista, dipinti come ostacolo e minaccia a un ulteriore prolungamento del sostegno – dovesse porre sul tavolo di discussione il ritiro di almeno un paio delle tre deroghe in seno al Pepp, dove andrebbe a finire un momento dopo lo spread ellenico? E quanto re-price graverebbe a tempo zero sui bilanci delle banche di Atene, trascinando al ribasso l’indice benchmark della Borsa?

E questi ultimi due grafici sembrano non deporre a favore di un atteggiamento comprensivo della Bundesbank in sede di board Bce, fra dieci giorni: se infatti l’inflazione in Germania a maggio è salita al 2,5%su base annua dal 2% di aprile, il livello massimo dal 2011, anche i bond decennali legati ai mutui immobiliari – il cui rendimento è tornato in positivo – parlano la lingua di una classe media sempre più incapace di accostarsi al real estate e alle sue dinamiche di valutazione in continua crescita. Parafrasando il più noto successo di Fiorella Mannoia, sono tante le cose che gli Ignazio Visco non dicono. E tutte poco piacevoli.

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo, Finanza e Sistema Bancario

Bankitalia. Una tetra relazione sul primo semestre 2020.

Giuseppe Sandro Mela.

2021-01-22.

2021-01-15_ bANKITALIA 013

In estrema sintesi:

– la Banca d’Italia e il sistema bancario hanno svolto un importante ruolo nella intermediazione finanziaria, registrando una notevole espansione dei bilanci

– Il settore finanziario, impiegando la maggiore raccolta di depositi bancari prevalentemente per la sottoscrizione di titoli pubblici, ha inoltre consentito il finanziamento indiretto delle amministrazioni pubbliche

– il calo dei consumi nella prima metà dell’anno è stato eccezionalmente ampio (-9,8 per cento)

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Il nodo è il debito pubblico che stenta a trovare acquirenti nel mercato. In pratica quasi nessuno.

Banca di Italia si è trasformata in grande acquirente del debito pubblico e le banche hanno consumato in questa operazione gran parte delle liquidità raccolte. Obbligate con la pistola alla tempia.

Poco o nulla resta per finanziare il comparto produttivo.

Stiamo assistendo ad un grandioso schema Ponzi, di cui ben conosciamo la fine. Quando Banca di Italia e banche non potranno più acquistare il debito pubblico, allora sarà la fine.

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La Banca di Italia ha pubblicato il Report I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19.

Il documento è lungo e complesso, per cui ne rimandiamo al link i Lettori che vogliano approfondire, mentre qui esporremo solo degli excerpta.

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Nel primo semestre del 2020 i redditi primari dei settori privati non finanziari hanno registrato la contrazione più forte degli ultimi venti anni, che è stata solo in parte contrastata dalle misure adottate dalle amministrazioni pubbliche a sostegno del reddito disponibile. La ricostruzione della rete delle transazioni finanziarie tra i settori istituzionali mostra che la Banca d’Italia e il sistema bancario hanno svolto un importante ruolo nella intermediazione finanziaria, registrando una notevole espansione dei bilanci. Il settore finanziario, impiegando la maggiore raccolta di depositi bancari prevalentemente per la sottoscrizione di titoli pubblici, ha inoltre consentito il finanziamento indiretto delle amministrazioni pubbliche da parte dei settori in avanzo finanziario. Tra la fine del 2019 e la fine di giugno 2020, la variazione semestrale del debito pubblico in percentuale del PIL ha raggiunto i valori più alti negli ultimi venti anni considerati. ….

L’attività di intermediazione finanziaria ha pertanto indirettamente facilitato il finanziamento delle amministrazioni pubbliche da parte dei settori in avanzo finanziario, prevalentemente attraverso l’impiego della maggiore raccolta di depositi bancari nella sottoscrizione di titoli pubblici. ….

In un contesto di forte contrazione della spesa per consumi e investimenti, le famiglie e le imprese hanno nel complesso indirettamente trasferito risorse alle amministrazioni pubbliche, soprattutto attraverso l’impiego della liquidità accantonata presso il sistema bancario…..

                         I conti delle famiglie italiane.

Nel primo semestre del 2020 i redditi primari pro capite a valori correnti delle famiglie si sono ridotti dell’8,8 per cento rispetto al primo semestre del 2019, una contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi più acute della crisi finanziaria (-5,2 per cento) e di quella dei debiti sovrani (-3,4 per cento) riflettendo l’andamento delle poste principali6. I redditi da lavoro dipendente sono scesi dell’8,7 per cento per effetto del calo dei redditi unitari (-7,0 per cento) e dell’occupazione alle dipendenze (-1,7 per cento), mentre i redditi da lavoro e i profitti delle famiglie produttrici (il risultato netto di gestione e il reddito misto netto) sono diminuiti del 7,4 per cento. …..

Nonostante il forte sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, il calo dei consumi nella prima metà dell’anno è stato eccezionalmente ampio (-9,8 per cento). Ne è derivato un risparmio netto pari a 51,6 miliardi; il tasso di risparmio è più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (dal 2,8 al 9,2 per cento), contrariamente a quanto era accaduto durante le due precedenti crisi. ….

Nel primo semestre del 2020 le famiglie hanno accresciuto la loro ricchezza finanziaria netta grazie a un accreditamento netto pari a 58,8 miliardi. ….

La crescita dei depositi compresi tra 12,5 e 50 mila euro è stata significativa, mentre si è registrato un lieve calo tra i depositi superiori ai 500 mila euro, suggerendo una differente preferenza per la liquidità tra le classi durante la pandemia. ….

Gli acquisti di titoli pubblici si sono concentrati nel secondo trimestre, quando le famiglie hanno assorbito titoli per 9,9 miliardi, pari a circa il 9 per cento delle emissioni nette, più che compensando le vendite per 4,8 miliardi registrate nel primo trimestre. Sempre sulla base delle statistiche bancarie, oltre la metà degli acquisti del semestre è riconducibile a conti di deposito titoli con valori mobiliari a custodia compresi tra i 50 e i 250 mila euro; al contrario, i conti con valori mobiliari superiori ai 500 mila euro, a cui era riconducibile alla fine del 2019 oltre la metà dei titoli pubblici di proprietà delle famiglie, non hanno registrato acquisti significativi. ….

Ulteriori 17,7 miliardi sono stati investiti in strumenti del risparmio gestito (di cui 9,3 miliardi in quote di fondi comuni e 6 miliardi in polizze del ramo vita), mentre i crediti commerciali e le altre attività si sono ridotti per 24,9 miliardi. ….

Tali perdite, calcolate come differenza tra la variazione delle consistenze (a valore di mercato) e i flussi, sono stimabili in oltre 90 miliardi, pari al 2,7 per cento della ricchezza finanziaria netta alla fine del 2019. ….

I conti delle società non finanziarie

Nel primo semestre del 2020 il valore aggiunto delle imprese italiane è diminuito del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, un calo quasi doppio rispetto a quello, già eccezionale, registrato nel primo semestre del 2009 (-7,8 per cento), al culmine della crisi finanziaria. ….

Nello stesso semestre i profitti delle imprese si sono ridotti del 18 per cento; a fronte di una contrazione più marcata della spesa per investimenti lordi (-25 per cento), il settore ha registrato, similmente alle famiglie, un accumulo di risparmio finanziario. ….

L’andamento complessivo delle passività e attività dei conti finanziari (in particolare la crescita dei depositi delle imprese) mostra che la difficoltà nel far confluire i fondi delle famiglie nell’economia reale non è riconducibile né a difficoltà di canalizzazione del risparmio, né a limitazioni nella raccolta di finanziamenti.

                         I conti del resto del mondo e del settore finanziario.

Il settore estero è rimasto in sostanziale equilibrio.

Meno neutrale, nel quadro dei conti integrati, è stato il ruolo svolto dal settore delle società finanziarie residenti, il cui bilancio si è notevolmente ampliato operando anche una significativa trasformazione per scadenze, che ha indirettamente facilitato il finanziamento delle amministrazioni pubbliche da parte degli altri settori. ….

L’espansione dell’attivo delle società finanziarie è stata guidata dagli ingenti acquisti di titoli di Stato italiani. ….

La Banca d’Italia ne ha acquistati quasi 90 miliardi, un ammontare più elevato del precedente massimo raggiunto nel biennio 2015-16, quando si avviò il Public Sector Purchase Programme (PSPP), arrivando a detenere circa un quinto delle passività finanziarie delle AAPP.

Il sistema bancario ne ha acquistati quasi 60 miliardi (Fig. 8), impegnando sostanzialmente per intero le maggiori passività (4,7 per cento rispetto a giugno 2019, Fig. 9) derivanti dalla raccolta di depositi (6,5 per cento) soprattutto da famiglie e società non finanziarie. ….

Lo stock di titoli di Stato italiani in portafoglio ha raggiunto l’11 per cento del totale delle attività finanziarie del sistema bancario, il valore più elevato degli ultimi venti anni.

                         Le amministrazioni pubbliche.

Tra la fine del 2019 e la fine di giugno 2020, la variazione semestrale del debito pubblico in percentuale del PIL ha raggiunto i valori più alti negli ultimi venti anni. Nel confronto internazionale, tale aumento, in percentuale del PIL, è stato simile a quello registrato in Spagna e inferiore a quello della Francia, mentre l’aumento è stato superiore a quello del Regno Unito e della Germania. ….

Al fine di riconciliare l’indebitamento netto semestrale (78 miliardi di euro) e la corrispondente variazione del debito (121 miliardi), occorre tener presente che, a fronte delle maggiori passività, i flussi di attività del conto finanziario sono stati pari a 31 miliardi.

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo, Unione Europea

Banca di Italia. Proiezioni macroeconomiche nel quadriennio 2020-2023.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-12-13.

2020-12-13__ Bankitalia 013

«Lo scenario di base è fortemente dipendente dalle ipotesi sull’evoluzione della pandemia»

«un prolungamento degli effetti sfavorevoli della pandemia a livello globale, se non contrastati efficacemente dalle politiche economiche, potrebbe rappresentare un rischio per le prospettive di crescita se si ripercuotesse sui comportamenti di consumo e investimento, sugli scambi internazionali o sulle condizioni finanziarie»

«Le proiezioni, come concordato nell’ambito dell’esercizio, sono basate sulle informazioni disponibili al 19 novembre per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 25 novembre per i dati congiunturali»

«Dopo il ritorno a una crescita economica sostenuta nel terzo trimestre, cui hanno contribuito le politiche di sostegno messe in atto dal Governo, dall’Unione Europea e dall’Eurosistema, il forte aumento dei contagi degli ultimi mesi si sta riflettendo sulle prospettive di breve termine»

«Si assume che la domanda estera per i beni prodotti nel nostro paese, caduta di oltre il 10 per cento quest’anno, torni a espandersi in media di circa il 5 per cento all’anno nel prossimo triennio»

«I rendimenti dei titoli di Stato decennali …. sarebbero in media inferiori di circa 70 punti base nel triennio 2020-22»

«Sotto queste ipotesi, lo scenario di base prefigura, dopo una contrazione del PIL in Italia del 9,0 per cento quest’anno, una ripresa nel prossimo triennio (3,5 per cento nella media del 2021, 3,8 nel 2022 e 2,3 nel 2023)»

«In questo scenario un sostegno considerevole all’attività economica proviene dalla politica di bilancio e dall’utilizzo dei fondi europei disponibili nell’ambito del programma Next Generation EU

«l’espansione sarebbe trainata dagli scambi di beni, che si riporterebbero sui valori pre-crisi già a inizio 2021, mentre quelli di servizi risentirebbero più a lungo della debolezza dei flussi turistici internazionali»

«Sul mercato del lavoro, si valuta che il numero di ore lavorate diminuisca quest’anno di quasi il 13 per cento»

«La diminuzione del numero di occupati quest’anno sarebbe stata limitata all’1,8 per cento»

«I prezzi al consumo diminuirebbero lievemente quest’anno»

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I risultati ottenuti dalle proiezioni nel tempo dipendono strettamente dalle ipotesi sottostanti.

Se potrebbe sembrare essere ragionevole prevedere un crollo del -9% nel 2020, le ipotesi sottese agli anni futuri sembrerebbero essere troppo ottimistiche.

In particolare, a nostro sommesso punto di vista, si considera implicitamente l’enclave socio – economica occidentale come se fosse l’unica al mondo, senza tener conto che Cina, India e Russia producono e commerciano sul mercato mondiale, determinandone gli andamenti.

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Banca di Italia. Proiezioni macroeconomiche per l’Italia – dicembre 2020.

La Banca d’Italia diffonde le proprie proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel quadriennio 2020-2023. Le proiezioni sono elaborate dagli esperti della Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema.

Le proiezioni per l’area dell’euro sono state rese note il 10 dicembre dopo la riunione del Consiglio direttivo della BCE.

Proiezioni macroeconomiche per l’Italia – dicembre 2020 pdf 572.2 KB Esercizio previsivo coordinato dell’Eurosistema.

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Questa nota presenta le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel quadriennio 2020-23 elaborate dagli esperti della Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema. Le proiezioni per l’area dell’euro sono state rese note il 10 dicembre dopo la riunione del Consiglio direttivo della BCE.

Le proiezioni, come concordato nell’ambito dell’esercizio, sono basate sulle informazioni disponibili al 19 novembre per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 25 novembre per i dati congiunturali. Una più ampia discussione degli scenari previsivi per l’economia italiana – che includerà le nuove informazioni resesi nel frattempo disponibili – verrà presentata, come di consueto, nel Bollettino economico della Banca d’Italia in uscita il prossimo 15 gennaio.

Dopo il ritorno a una crescita economica sostenuta nel terzo trimestre, cui hanno contribuito le politiche di sostegno messe in atto dal Governo, dall’Unione Europea e dall’Eurosistema, il forte aumento dei contagi degli ultimi mesi si sta riflettendo sulle prospettive di breve termine. Sottostante alla proiezione di base qui presentata vi è l’ipotesi di un persistere sugli attuali livelli dell’epidemia nelle prossime settimane, di un suo successivo graduale ritorno sotto controllo nel corso della prima metà del 2021 e di un completo superamento dell’emergenza entro il 2022, grazie anche alla diffusione di soluzioni mediche efficaci. Si assume che la domanda estera per i beni prodotti nel nostro paese, caduta di oltre il 10 per cento quest’anno, torni a espandersi in media di circa il 5 per cento all’anno nel prossimo triennio. I rendimenti dei titoli di Stato decennali, sulla base del profilo implicito nelle quotazioni dei mercati di metà novembre, sarebbero in media inferiori di circa 70 punti base nel triennio 2020-22 rispetto a quanto ipotizzato in luglio, per effetto dell’ampio accomodamento monetario e della riduzione dei premi per il rischio sovrano.

Sotto queste ipotesi, lo scenario di base prefigura, dopo una contrazione del PIL in Italia del 9,0 per cento quest’anno, una ripresa nel prossimo triennio (3,5 per cento nella media del 2021, 3,8 nel 2022 e 2,3 nel 2023; Tav. 1 e fig. 1). In termini congiunturali, il prodotto si ridurrebbe nel trimestre in corso e rimarrebbe debole all’inizio del 2021, per poi tornare a espandersi a ritmi significativi nella parte centrale del prossimo anno, grazie all’ipotizzato miglioramento del quadro sanitario e all’effetto delle misure di politica economica.

Rispetto allo scenario di base pubblicato nel Bollettino economico di luglio, la revisione al rialzo nel 2020 riflette l’andamento particolarmente favorevole registrato nel terzo trimestre, mentre nel successivo biennio la ripresa è spostata in avanti di alcuni mesi. Il più contenuto dato medio annuo del 2021 risente dell’effetto trascinamento della flessione del prodotto nella parte finale del 2020; la crescita è più rapida dal secondo trimestre in poi e significativamente più forte nel 20222.

In questo scenario un sostegno considerevole all’attività economica proviene dalla politica di bilancio e dall’utilizzo dei fondi europei disponibili nell’ambito del programma Next Generation EU. Sulla base di moltiplicatori fiscali tradizionali e di informazioni ancora parziali sugli interventi programmati, si valuta che le misure inserite nel disegno di legge di bilancio e i fondi europei possano innalzare il livello del PIL complessivamente di circa 2,5 punti percentuali nell’arco del triennio 2021-23. Il conseguimento di questi effetti dipende però dalla concreta specificazione degli ulteriori interventi, che si prevede vengano in larga parte definiti nei prossimi mesi e inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, e da una loro tempestiva attuazione.

ancora elevata propensione al risparmio precauzionale, che verrebbe riassorbita solo gradualmente. Gli investimenti recupererebbero, dopo la forte caduta quest’anno, in misura più accentuata di quanto atteso a luglio, sospinti dagli interventi finanziati con i fondi Next Generation EU nonché dalle favorevoli condizioni di finanziamento. La significativa ripresa delle esportazioni, dopo la flessione nell’anno in corso, proseguirebbe a ritmi in linea con le ipotesi per la domanda estera; l’espansione sarebbe trainata dagli scambi di beni, che si riporterebbero sui valori pre-crisi già a inizio 2021, mentre quelli di servizi risentirebbero più a lungo della debolezza dei flussi turistici internazionali.

Sul mercato del lavoro, si valuta che il numero di ore lavorate diminuisca quest’anno di quasi il 13 per cento; tornerebbe a crescere nel corso del prossimo triennio, recuperando gran parte della caduta entro il 2023. La diminuzione del numero di occupati quest’anno sarebbe stata limitata all’1,8 per cento, grazie all’esteso ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG); dopo una riduzione nel 2021, che riflette l’effetto ritardato della crisi pandemica, gli occupati tornerebbero ad aumentare nel 2022 e nel 2023.

I prezzi al consumo diminuirebbero lievemente quest’anno, principalmente per effetto della caduta di oltre il 30 per cento delle quotazioni del petrolio; l’inflazione rimarrebbe molto bassa nel 2021, risentendo degli ampi margini di capacità inutilizzata che frenerebbero gli aumenti salariali e si tradurrebbero in politiche di prezzo prudenti delle imprese; salirebbe poi gradualmente, portandosi all’1,2 per cento nel 2023.  

Lo scenario di base è fortemente dipendente dalle ipotesi sull’evoluzione della pandemia. Minori ripercussioni dei contagi sull’attività nella parte finale del 2020 e all’inizio del 2021 potrebbero tradursi in un ritmo di crescita più elevato nella media dell’anno prossimo.

Per contro, un prolungamento degli effetti sfavorevoli della pandemia a livello globale, se non contrastati efficacemente dalle politiche economiche, potrebbe rappresentare un rischio per le prospettive di crescita se si ripercuotesse sui comportamenti di consumo e investimento, sugli scambi internazionali o sulle condizioni finanziarie. A titolo esemplificativo, nella Tav. 2 si riportano gli effetti sulla crescita del PIL delle ipotesi che: (1) la domanda estera ristagni nel 2021; (2) gli effetti della pandemia sui comportamenti e le misure di distanziamento sociale si protraggano per un periodo più prolungato, raggiungendo a inizio 2021 un’intensità simile a quella dello scorso aprile e in seguito rientrando con gradualità; (3) si verifichi un irrigidimento dell’offerta di credito, su un livello prossimo a quanto stimato durante la crisi finanziaria globale. Queste ipotesi avrebbero effetti negativi sul PIL nel 2021 rispettivamente di -1,6, -0,9 e -0,9 punti percentuali (-1,0, -0,7 e -0,7 nel 2022); nel 2023 il miglioramento del quadro sanitario darebbe invece luogo a una crescita più elevata.

Pubblicato in: Banche Centrali

Bankitalia. Settembre. Debito salito a 2,582.551 miliardi.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-11-16.

2020-11-16__ Bankitalia 013

Banca Di Italia ha rilasciato il Report Finanza pubblica: fabbisogno e debito – settembre 2020.

«Appendice metodologica

Indicazioni generali

Questa pubblicazione riporta i dati relativi al fabbisogno e al debito delle Amministrazioni pubbliche e dei suoi sottosettori (Amministrazioni centrali, Amministrazioni locali ed Enti di previdenza).

Il fabbisogno non coincide con la variazione del debito per effetto principalmente del diverso trattamento riservato alle disponibilità liquide del Tesoro (depositi presso la Banca d’Italia e impieghi della liquidità); il fabbisogno è ottenuto infatti come variazione del debito al netto della variazione delle disponibilità liquide del Tesoro. Il fabbisogno e la variazione del debito differiscono inoltre per i diversi criteri contabili adottati nel computo dei due aggregati statistici.

In particolare: a) nel fabbisogno, con l’eccezione dei BOT, le emissioni di titoli sono valutate al “netto ricavo”, mentre nel debito esse sono incluse al valore nominale; b) nel fabbisogno le passività denominate in valuta estera sono

convertite al tasso di cambio vigente al momento della regolazione dell’operazione, mentre nel debito la conversione è effettuata al tasso di cambio di fine periodo; c) nel fabbisogno, la rivalutazione dei titoli indicizzati nel capitale espleta i suoi effetti solo all’atto del rimborso mentre nel debito viene periodicamente imputata. Alla formazione del fabbisogno delle Amministrazioni centrali concorrono le transazioni con gli altri enti delle Amministrazioni pubbliche; il fabbisogno delle Amministrazioni locali e degli Enti di previdenza riflette pertanto unicamente necessità di finanziamento aggiuntive rispetto a quelle coperte dai trasferimenti statali.

Il debito delle Amministrazioni pubbliche consiste nell’insieme delle passività finanziarie del settore valutate al valore facciale. Esso è consolidato tra e nei sottosettori, ossia esclude le passività che costituiscono attività, nei medesimi strumenti, di enti appartenenti alle Amministrazioni pubbliche, in linea con la definizione adottata ai fini della Procedura per i disavanzi eccessivi dell’Unione economica e monetaria europea. L’aggregato è calcolato in coerenza con i criteri metodologici definiti nel Regolamento del Consiglio delle Comunità Europee n. 479/2009, sommando le passività finanziarie afferenti alle seguenti categorie: monete e depositi, titoli diversi dalle azioni, prestiti. I prestiti di Istituzioni finanziarie monetarie sono attribuiti al sottosettore delle Amministrazioni pubbliche cui appartiene il debitore effettivo, ossia l’ente che è tenuto al rimborso, e non a quello cui appartiene l’ente che riceve il finanziamento.»

Pubblicato in: Banche Centrali

Bankitalia. Luglio. Debito delle Amministrazioni Pubbliche 2,560.475 miliardi.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-09-16.

2020-09-15__ MEF 001

Banca di Italia ha rilasciato il Report

Finanza pubblica: fabbisogno e debito – luglio 2020.

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Al primo gennaio il Debito delle Amministrazioni Pubbliche ammontava a 2,409.841 miliardi.

A fine luglio era incrementato di 150.634 miliardi.

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«Debito

La Banca d’Italia elabora, sulla base delle regole statistiche fissate in ambito europeo, il debito delle Amministrazioni pubbliche. Il debito delle Amministrazioni pubbliche consiste nell’insieme delle passività finanziarie del settore valutate al valore facciale.»

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«Fabbisogno

Il fabbisogno è il saldo riferito ai conti pubblici, valutato in termini di cassa, delle partite correnti, di quelle in conto capitale e di quelle di natura finanziaria. Può essere inoltre espresso come saldo fra le accensioni e i rimborsi di prestiti.»

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Bankitalia, nuovo record del debito pubblico a 2.560,5 miliardi.

Aumento di 29,9 miliardi sul mese precedente, fabbisogno a 7,9 miliardi.

Nuovo record del debito pubblico, che a luglio ha raggiunto i 2.560,5 miliardi, in aumento di 29,9 miliardi rispetto al mese precedente. “L’incremento riflette – spiega Bankitalia nella pubblicazione mensile ‘Finanza pubblica: fabbisogno e debito’ – oltre al fabbisogno del mese (7,9 miliardi), l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (23,3 miliardi, a 83,9)”.

“Confermo l’intendimento di conseguire una significativa discesa del rapporto debtio/Pil non solo nel primo anno di recupero dell’economia che auspichiamo sia il ’21: questa discesa vogliamo che continui anche negli anni successivi onde rientrare gradualmente sui livelli prepandemici e nel lungo termine conseguire una ulteriore riduzione”. Così il ministro dell’Econmia Roberto Gualtieri parlando in audizione alla Camera sul Recovery Fund. 

Pubblicato in: Banche Centrali

Bankitalia. Indagine straordinaria sulle famiglie italiane.

Giuseppe Sandro Mela.

2020-07-12.

2020-07-07__Bankitalia 013

Banca di Italia ha rilasciato il Report:

Principali risultati dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane nel 2020.

2020-07-08__Bankitalia 001

In estrema sintesi.

2020-07-08__Bankitalia 002

– il 50.8% del totale accusa negli ultimi due mesi riduzione del reddito (14.9% più del 50%)

– il 78.37% dei lavoratori autonomi accusa negli ultimi due mesi riduzione del reddito (35.8% più del 50%)

– il 47% del totale si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nell’arco dei prossimi 12 mesi

– il 17.1% del totale dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di un mese a coprire le spese per consumi essenziali

– il 38.4% del totale dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi a coprire le spese per consumi essenziali

– il 68.0% dei dipendenti a termine dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi

– il 53.6% degli indipendenti dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi

– il 77.6% degli indipendenti dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi

– il 55% del totale entro tre mese scenderà sotto la soglia di povertà.

2020-07-08__Bankitalia 003

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2020-07-08__Bankitalia 004

Poco meno della metà degli individui dichiara che prima dell’emergenza sanitaria arrivava alla fine del mese con difficoltà, con quote più elevate per i lavoratori dipendenti a termine e per i disoccupati (rispettivamente pari al 55 e al 64 per cento, tav. 1).

  • Negli ultimi due mesi, corrispondenti alla fase più rigida delle misure di contenimento dell’epidemia, oltre la metà degli individui dichiara di aver subito una riduzione nel reddito familiare, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; per il 15 per cento il calo è di oltre la metà del reddito complessivo. L’impatto è più negativo tra i lavoratori indipendenti: quasi l’80 per cento ha subito un calo nel reddito e per il 36 per cento la caduta è di oltre la metà del reddito familiare (tav. 2).

  • Circa la metà della popolazione si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nell’arco dei prossimi 12 mesi, anche se di intensità inferiore a quella degli ultimi due mesi: solo il 7 per cento ritiene che tra un anno il reddito della sua famiglia avrà subito un calo di oltre il 50 per cento rispetto a quello precedente l’emergenza sanitaria (tav. 3). Anche tra coloro che riportano una caduta di oltre il 50 per cento del reddito negli ultimi 2 mesi, più della metà si aspetta che tra un anno il calo sarà ridimensionato e il 15 per cento ritiene che il reddito tornerà ai livelli precedenti l’emergenza sanitaria.

  • Oltre a un diffuso calo nei redditi, più di un terzo degli individui dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate, un periodo compatibile con la durata del lockdown legato all’emergenza Covid-19. Questa quota supera il 50 per cento per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine (tav. 4). Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50 per cento del reddito familiare nei primi due mesi della emergenza sanitaria.

  • Utilizzando come riferimento omogeneo una soglia di povertà relativa stimata sulla base dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie italiane (IBF) del 20162, la quota di popolazione che non ha sufficienti risorse finanziarie liquide per poter restare alla soglia di povertà per 3 mesi in assenza di altre entrate raggiunge il 55 per cento.

  • Quasi il 40 per cento degli individui indebitati dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi; la quota è più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno (tav. 5). Solo un terzo di chi è in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo ha fatto ricorso o intende far ricorso alla moratoria mutui. Fra coloro che hanno un finanziamento per credito al consumo la percentuale di individui in difficoltà con il pagamento della rata è del 34 per cento.

  • L’emergenza sanitaria incide negativamente anche sulle aspettative di spesa: circa il 30 per cento della popolazione dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60 per cento ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi.

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Banca di Italia. Principali risultati dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane nel 2020.

È online l’articolo “Principali risultati dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane nel 2020”, curato da ricercatori della Banca d’Italia.

Tra aprile e maggio 2020 la Banca d’Italia ha condotto un’indagine straordinaria sulle famiglie italiane (ISF) per raccogliere informazioni sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie durante la crisi legata alla pandemia di Covid-19. Oltre la metà della popolazione dichiara di aver subito una contrazione nel reddito familiare, in seguito alle misure adottate per il contenimento dell’epidemia. L’impatto è stato particolarmente severo per i lavoratori indipendenti. Più di un terzo degli individui dichiara di non avere risorse liquide sufficienti a far fronte alle spese per consumi essenziali della famiglia per un periodo di 3 mesi. Anche le aspettative di spesa delle famiglie risentono della situazione economica: oltre la metà della popolazione ritiene che, anche quando l’epidemia sarà terminata, le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno inferiori a quelle pre-crisi.

Pubblicato in: Banche Centrali, Devoluzione socialismo

Banca d’Italia. Fabbisogno e Debito. Debito a 2,446.893 miliardi. (Pre-Covid-19).

Giuseppe Sandro Mela.

2020-04-15.

2020-04-15__Banca Italia 001


Banca d’Italia ha pubblicato il Report Finanza pubblica: fabbisogno e debito – febbraio 2020.

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– Le entrate totali delle Amministrazioni Centrali ammontavano a 53.833 nel febbraio 2019, scese a 37.205 miliardi a febbraio 2020.

– A febbraio 2020 la Banca di Italia deteneva 403.239 miliardi in titoli, mentre i non residenti ne detenevano 732.516 miliardi.

– A febbraio 2020 la Banca di Italia deteneva in moneta e depositi 227.782 miliardi. Il debito era costituito da 118.511 miliardi in titoli a breve termine, 1,926.393 miliardi in titoli a medio e lungo termine.

– Il debito totale delle Amministrazioni pubbliche ammontava a 2,446.893 miliardi.

– Il debito delle Amministrazioni pubbliche ammontava a 2,380.942 miliardi nel 2018, e 2,409.841 miliardi nel 2019.

– A febbraio 2020 il Debito totale delle Amministrazioni locali ammontava a 86.848 miliardi.

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Questa era la situazione prima che scoppiasse l’epidemia da Covid-19, e le attività non esssenziali eran ancora funzionanti.

È altamente probabile che nel report di marzo si registrino minori entrate ed incremento del debito.