Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Unione Europea

La battaglia di Italia si combatte a Berlino. Parità di bilancio.

Giuseppe Sandro Mela.

2017-10-27.

Bundestag 002

La battaglia per il dominio politico dell’Italia è stata combattuta fuori dai suoi confini: a Washington con la nomina di Mr Trump, nel Regno Unito con Brexit, in Francia con la scomparsa dei socialisti, in Germania con la débâcle della Große Koalition ed i socialdemocratici ridotti al 20.5%, in Austria con la vittoria di Herr Kurz, nella Repubblica Ceka con il tracollo dei Čssd al 7.8% mentre Ano 2011 ha volato fino  al 31.53%.

Adesso sono in corso le trattative su cosa imporre ai vinti: e ci sarà mano pesante.

I cinque punti chiave della riunione Bce sul tapering

Ecb inverte la rotta, iniziando la riduzione dei Qe. Ed è solo l’inizio.

Tempi ben duri li annunciano le trattative in corso per la formazione del nuovo governo tedesco.

Chi si fosse illuso che rimuovere Herr Wolfgang Schäuble dal Ministero delle Finanze fosse stato sinonimo di finanza allegra adesso potrebbe serenamente suicidarsi.

Germania, pareggio di bilancio per tutta la legislatura

«Il primo risultato del negoziato per la formazione della prossima coalizione di Governo in Germania è un’intesa sul mantenimento del deficit pubblico a zero per tutta la legislatura, fino al 2021»

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«Schäuble è stato il principale fautore del bilancio in pareggio, che la Germania ha ottenuto per la prima volta dopo oltre quarant’anni nel 2014, ma la cultura della disciplina fiscale è ben radicata nella politica e nell’opinione pubblica»

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«Ed è consacrata nella costituzione, che comprende il “freno al debito” che consente un deficit strutturale massimo dello 0,35% del Prodotto interno lordo, lasciando quindi limitati margini di manovra»

Non sappiamo se e quando Frau Merkel potrà formare un qualche governo, né se la Germania dovesse andare ad elezioni anticipate, ma se dovesse proseguire così, i paesi mediterranei dell’Unione Europea avranno triboli da vendere.

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Debito sovrano italiano. E moh, che fammo?

Biancaneve potrebbe commentare con la solita frase “Che me ne importa di cosa stanno facendo questi?

Importa. Importa, e come!

Significa che anche l’Italia dovrà adeguarsi a vivere senza il paracadute dell’Ecb, e, soprattutto, dapprima bloccando la crescita del debito sovrano, quindi iniziando a rifondere a scadenza i creditori.

Senza appoggio politico, gli economisti della cultura del debito transitano dalle stanze dei bottoni ai libri di storia economica. Senza escludere poi la possibilità concreta di essere portati in tribunale. Quanto sta accadendo in Cina dovrebbe pur insegnare qualcosa.

Cosa resterà agli italiani?

Ben poco o nulla. Si dovrà ricostruire sulle macerie. Lavoro reso improbo dalla frammentazione politica che si preannuncia.

Il figliol prodigo ha sperperato tutto ed adesso fa la guardia ai porci, invidiando il fatto che a quelli danno da mangiare, ed a lui no.

L’Italia si è avviata sulla strada che cobduce alla società della miseria.


Sole 24 Ore. 2017-10-26. Germania, pareggio di bilancio per tutta la legislatura

FRANCOFORTE – Il pareggio di bilancio non si tocca. Il primo risultato del negoziato per la formazione della prossima coalizione di Governo in Germania è un’intesa sul mantenimento del deficit pubblico a zero per tutta la legislatura, fino al 2021. Le questioni europee verranno affrontate oggi dai tre partiti che stanno discutendo per formare la maggioranza “Giamaica” (dai colori delle loro bandiere e di quella del Paese caraibico), cioè i democristiani del cancelliere Angela Merkel, i liberali della Fdp e i Verdi: è già emerso però che nessuno dei partecipanti è a favore della creazione di un budget per l’Eurozona, come proposto dal presidente francese Emmanuel Macron.

La prima fase della trattativa dovrebbe concludersi entro metà novembre per arrivare alla formazione di un Governo entro Natale, obiettivo che molti, anche fra i partecipanti alle pletoriche riunioni di questi giorni, ritengono ambizioso.

L’uscita dal ministero delle Finanze di Wolfgang Schäuble, che si è insediato questa settimana alla presidenza del Parlamento, non ha quindi portato alcun allentamento della politica fiscale, come chiedevano da tempo invece molti interlocutori europei di Berlino e le istituzioni finanziarie internazionali. Il saluto dei dipendenti del ministero al politico che li ha guidati per gli ultimi otto anni – tutti vestiti di nero a formare un grande zero (lo “Schwarze Null”, lo zero nero, l’etichetta tedesca per il pareggio di bilancio), in una foto rilanciata su Twitter – si è immediatamente concretizzato all’inizio della trattativa sul programma del prossimo Governo, dopo una prima sessione che si è conclusa a notte inoltrata.

Schäuble è stato il principale fautore del bilancio in pareggio, che la Germania ha ottenuto per la prima volta dopo oltre quarant’anni nel 2014, ma la cultura della disciplina fiscale è ben radicata nella politica e nell’opinione pubblica. Ed è consacrata nella costituzione, che comprende il “freno al debito” che consente un deficit strutturale massimo dello 0,35% del Prodotto interno lordo, lasciando quindi limitati margini di manovra. Al ministero delle Finanze si insedierà quasi certamente un esponente dei liberali, forse lo stesso leader del partito, Christan Lindner, che sono estremamente conservatori dal punto di vista fiscale.

Trovato l’accordo sulla cifra finale, i partiti dovranno ora discutere su come ottenerla. I Verdi, che erano i più inclini a una politica fiscale più espansiva, avrebbero accettato di confermare il pareggio in cambio di riduzioni delle imposte sui redditi bassi e medio-bassi (un obiettivo su cui tutte e tre le formazioni erano d’accordo) e di fondi per l’efficienza energetica nelle abitazioni. La nuova coalizione è d’accordo anche per rimuovere progressivamente la tassa per la solidarietà con la Germania Est, introdotta 27 anni fa dopo la riunificazione.

Secondo un calcolo effettuato dai democristiani della Cdu prima dell’avvio del negoziato, le promesse presentate in campagna elettorale dai tre partiti ammonterebbero a 100 miliardi di euro per i prossimi quattro anni, mentre il “tesoretto” disponibile, volendo evitare la creazione di nuovo debito pubblico, ammonterebbe solo a 30 miliardi di euro. Nel prossimo programma di Governo andranno inseriti anche investimenti addizionali, soprattutto sulle infrastrutture digitali (la Germania è indietro rispetto agli altri Paesi industriali, un punto lamentato dalle imprese), su cui c’è un largo consenso. L’ottimo andamento dell’economia, evidenziato anche ieri dall’ennesimo record dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese, dovrebbe creare però ulteriore spazio fiscale.

Su altri temi le divergenze sono ampie: dalla difesa, per la quale i Verdi respingono un aumento della spesa proposto dal cancelliere per portarla dall’1,5% del Pil al 2,1%, in linea con gli obiettivi Nato; all’immigrazione, che vede Verdi da un lato e Fdp e cristiano-sociali bavaresi della Csu, su posizioni opposte.