Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Geopolitica Europea, Unione Europea

Germania. Socialdemocratici isterici.

Giuseppe Sandro Mela.

2016-07-19.

 Voltaire-pensiero

«Quos Deus vult perdere prius dementat».

Questa celebre frase di Euripide sembrerebbe descrivere molto bene l’attuale isteria che ha colpito la socialdemocrazia tedesca: stanno estinguendosi e non sanno più a quale diavolo votarsi.

È in atto da anni la devoluzione del socialismo ideologico. L’iniziale fermento culturale di ripulsa alle idee socialiste e del concetto stesso di stato accentratore e coordinatore della vita privata ed economica dei Cittadini ha subito un’accelerazione, ed ha iniziato a concretizzarsi in movimenti politici sotto la spinta di alcuni sommoventi drammatici.

In primo luogo, il sostanziale fallimento economico. L’Eurozona è da anni in depressione e stagnazione, il pil è fermo e la disoccupazione supera abbondantemente le soglie critiche. In particolare, la disoccupazione giovanile viaggia su percentuali dell’ordine del 20% e le classi giovani percepiscono chiaramente di essere senza futuro.

In secondo luogo, la denatalità degli autoctoni europei ha condotto a severi squilibri nei rapporti tra anziani e giovani. Nel farsi paladina dei “diritti precostituiti“, la socialdemocrazia è transitata da partito delle masse lavoratrici a quella dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e dei pensionati. Ha perso il consenso giovanile. Ha innescato una lotta generazionale per il momento strisciante, ma che in un domani potrebbe esplodere con virulenza.

In terzo luogo, la socialdemocrazia rigetta, avversa e combatte per motivazioni ideologiche le radici religiose, storiche, culturali e sociale dell’Occidente. Ma la crisi ingravescente tende invece ad acuire il sentimento di identità personale e nazionale, di ciò che i tedeschi definiscono “Heimat“. La gran parte dei movimenti politici eurocritici è abbarbicata alla tradizione nazionale ed europea.

In quarto luogo, proprio come conseguenza di quanto prima riportato, l’attuale dirigenza dell’Unione Europea persegue un tentativo di accentramento politico non vidimato da consultazioni referendarie, ed il tutto improntato ai classici canoni socialisti. Bene: proprio questo modello è in crisi di rigetto. I movimenti politici spregevolmente denominati “euroscettici“, come se l’essere critici non costituisca più una fisiologica diatriba dialettica di una democrazia bensì sia una sorta di eresia da estirparsi, stanno crescendo a livello impetuoso. Sono arrivati al punto di votare il Brexit.

In quinto luogo, la socialdemocrazia, islamofila in odio al cristianesimo ed al retaggio occidentale, dopo aver fatto l’umano possibile per scardinare l’Istituto familiare e promuovere una denatalità a livello di estinzione, si è fatta alfiere e paladina dell’immigrazione illegale. Ufficialmente per mantenere inalterato il numero del potenziale umano lavoratore, in pratica per islamizzare l’Europa. La reazione popolare è stata immediata. Nelle elezioni di marzo l’Spd è crollata nel Baden –  Württemberg dal 23.1% al 12.7% e nel Sachsen-Anhalt dal 21.5% al 10.6%. Nelle recenti elezioni presidenziali austriache l’Fpö ha ottenuto il 48.8% dei voti, nonostante che lo spoglio sia stato fatto “all’austriaca“, ossia con brogli così diffusi e pacchiani che persino la Corte Costituzionale ha dovuto invalidare le elezioni e ribandirne delle nuove.

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I socialdemocratici tedeschi sono disperati: le elezioni già fatte e le proiezioni per le prossime li vedono dimezzati. I parlamentari socialdemocratici iniziano adesso a percepire chiaramente non solo che non torneranno più al governo, ma anche che non saranno più rieletti: e questa è la peggiore sciagura che possa capitare ad un politico di professione. Per un socialdemocratico poi questa è la morte civile.

L’articolo di Reuters riportato in appendice è patognomonico del loro stato di confusione mentale. Ricordiamo come il corrispondente Reuters per la Germania sia rosso come il fuoco: al suo confronto la Pravda di vecchia memoria era il giornaletto del Vaticano.

Invece di pensare al loro crollo e, magari, cercarne una qualche via di uscita, l’Spd gioisce perché AfD avrebbe avuto un “crollo” nelle previsioni elettorali federali.

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«Support for the anti-immigrant Alternative for Germany (Afd) has fallen dramatically».

Beh: diciamolo pure francamente: «fallen dramatically» per denotare una contrazione dal 15% all’8% è forse un termine un po’ troppo severo, anche perché non risponde al vero.

(1). In Tabella riportiamo, e la riportiamo in fotocopia per evitare errori di battuta e critiche uggiose, mai AfD ha toccato il 15%. Il giornalista di Reuters se lo è semplicemente inventato, come peraltro gran parte dell’articolo.

(2). Sulle quattro proiezioni uscite questo mese, il giornalista cita soltanto quella della Forsa, che, guarda la strana coincidenza, è la società di sondaggi della socialdemocrazia, unitamente alla GMS, che le è particolarmente vicina. Forsa e GMS danno AfD all’8% ed al 9%, rispettivamente. Insa quota per contro AfD al 12.5% ed Infratest al 12.0%.

(3). Si noti come nelle recenti elezioni in Baden –  Württemberg ed in Sachsen-Anhalt Forsa ed GMS avevano sovrastimato l’Spd di quasi sei punti percentuali e sottostimato AfD di quasi quattro punti percentuali. È un precedente che non depone certo a favore di queste due società. Insa ed Infratest al contrario avevano centrato i risultati al ±1%. Sono ben più affidabili.

(4). Più che gioire per qualche eventuale arretramento di altri competitori politici, i socialdemocratici farebbero molto meglio a pensare a come rattoppare casa propria. E, soprattutto, se smettessero la cattiva abitudine di mentire anche con sé stessi, e di credere alla fine alle menzogne dette, il mondo potrebbe andare un po’ meglio.

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La menzogna è parte integrante della mentalità socialista e socialdemocratica: menzognera l’ideologia, menzognere le persone che la condividono.

E questo è un altro dei motivi per i quali la gente non li vota più.

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Cari socialdemocratici,

ci rivedremo a Filippi!

 


Reuters. 2016-07-15. Germany’s far-right AfD implodes over Brexit, good for Merkel

Support for the anti-immigrant Alternative for Germany (Afd) has fallen dramatically amid party infighting, racially-tinged criticism of Germany’s popular national soccer team and even a local backlash over Britain’s vote to leave the EU.

Analysts said the unexpectedly rapid implosion of the far-right AfD from 15 percent in opinion polls two months ago to a year-low of 8 percent on Wednesday could make it easier for Angela Merkel to retain power in next year’s election.

Because Merkel’s center-right conservatives, their center-left Social Democrat coalition allies and other parties reject any AfD alliance, the populist party’s rise had cast doubt on her hopes of finding a partner big enough for a fourth term.

“All of a sudden, the populists aren’t looking as attractive anymore,” said Hans Vorlaender, political scientist at Dresden’s Technical University. He said support was eroding due to bitter squabbling among AfD leaders and second thoughts on Brexit.

Britain voted in a referendum by a 52 to 48 percent margin on June 23 to leave the European Union. But several top leaders of the “Leave” campaign have since fallen by the wayside amid infighting over candidacies for top government posts and suggestions that some of their policy pledges were unrealistic.

“That Brexit leaders Boris Johnson and Nigel Farage ran away from responsibility so quickly showed AfD supporters they were promising an illusion,” he added. “Their flight exposed the true colors and led to a lot of disillusionment toward populists.”

Exacerbating the Afd’s troubles, deputy leader Beatrix von Storch has drawn widespread condemnation for suggesting the German soccer team’s semi-final defeat in the Euro championship tournament last week was the fault of the many players from immigrant families on the team.

Another AfD leader, Alexander Gauland, stirred outrage in May by saying most Germans would not want one of the team’s black soccer stars, Jerome Boateng, as a neighbor.

Right-wing populist parties in Germany have a history of short shelf lives. In 1993, the Statt Partei (Instead Party) won 5.6 percent in Hamburg and up to 16 percent in local elections across Germany but collapsed as it drifted to the far right.

In 2001, the Schill Party enjoyed success in Hamburg, winning 20 percent of the vote. It tried to turn itself into a nationwide party but plunged into obscurity within six years.

“The AfD is being incredibly stupid, just like other far-right parties before it,” said Hajo Funke, political scientist at Berlin’s Free University. “Their leaders are openly tearing each other apart. The AfD is imploding faster than I expected.”

Merkel has vacillated between trying to ignore the AfD, which began as an anti-euro party in 2013 and won 4.7 percent five months later in the last parliamentary election, and fighting it. Critics forecast it would self-destruct.

The AfD nearly collapsed in 2015 over another leadership battle but rebounded as a public backlash arose against Merkel’s open-door policy toward refugees that saw Germany take in more than one million fleeing wars in Syria, Iraq and Afghanistan.

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