Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Geopolitica Mondiale

Mr Trump, Spoils system e National Security Council.

Giuseppe Sandro Mela.

2016-12-20.

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Con il termine “spoils system” si intende la pratica politica per cui ad un rinnovo di una carica politica conseguono le dimissioni di tutti gli alti burocrati da quella carica dipendenti.

Questa procedura soddisfa una esigenza tipica di ogni organizzazione di grandi dimensioni: le alte cariche burocratiche svolgono sicuramente compiti amministrativi, ma questi sono a livello tale da essere imprescindibilmente a contenuto politico.

Sarebbe semplicemente impensabile poter governare seguendo una linea politica od economica non condivisa dalla alta dirigenza burocratica.

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«Il Consiglio per la sicurezza nazionale (National Security Council in inglese) è il principale organo che consiglia e assiste il presidente degli Stati Uniti in materia di sicurezza nazionale e politica estera.

Il Consiglio fu creato nel 1947, ad opera del presidente Harry S. Truman, attraverso il National Security Act. L’intento era quello di assicurare il coordinamento e la collaborazione tra marina, esercito, aviazione ed altri strumenti della politica di sicurezza nazionale (come la CIA, creata anch’essa con la stessa legge).

Fin dalla sua istituzione la funzione del Consiglio è stata anche quella di consigliare e assistere il presidente in materia di sicurezza nazionale e politica estera. Il Consiglio inoltre ha servito il presidente come braccio principale per il coordinamento di tali politiche tra le varie agenzie governative.

Il Consiglio è presieduto dal presidente degli Stati Uniti d’America. I suoi membri di diritto (sia statutari che non) sono il vicepresidente, il segretario di Stato, il segretario del Tesoro, il segretario della Difesa, e l’assistente del presidente per la Sicurezza degli affari nazionali: quest’ultimo ha anche il titolo di Consigliere per la sicurezza nazionale e fa parte dell’Ufficio esecutivo del presidente (con posizione pari a quella dei membri del Gabinetto degli Stati Uniti) ed è il funzionario che ha l’incarico di supervisionare quotidianamente gli affari del Consiglio per la sicurezza nazionale.

Il capo dello stato maggiore congiunto è il principale consulente militare del Consiglio per la sicurezza nazionale, il Direttore dell’Intelligence Nazionale è il consulente per l’intelligence. Il procuratore generale e il direttore dell’Ufficio per la gestione e il bilancio sono invitati a partecipare alle riunioni relative alle loro responsabilità. I capi degli altri dipartimenti ed agenzie esecutive, così come altri alti funzionari, possono essere invitati a partecipare alle riunioni del Consiglio quando ciò è appropriato in relazione ai loro compiti e alle loro responsabilità e in relazione all’occasione e al momento.» [Fonte]

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«La United States Intelligence Community è un’entità federativa che racchiude 17 agenzie e organizzazioni del governo federale degli Stati Uniti d’America. Esse agiscono separatamente o congiuntamente per condurre attività di intelligence considerate necessarie per porre in essere le relazioni internazionali e la protezione della sicurezza nazionale negli USA.

La comunità è retta dal Direttore dell’Intelligence nazionale. Tra le loro varie responsabilità, i membri della comunità raccolgono e producono informazioni di intelligence interna ed esterna, contribuiscono alla pianificazione militare ed eseguono operazioni di spionaggio. ….

La comunità è stata istituita per volere del Presidente Ronald Reagan il 4 dicembre 1981, con l’Executive Order 12333. ….

Il direttore dell’Intelligence Nazionale (DNI) è un funzionario federale, direttamente sottoposto all’autorità, alla direzione e al controllo del Presidente degli Stati Uniti, il quale, a norma del Intelligence Reform and Terrorism Prevention Act approvato nel 2004:

– è il principale consigliere del presidente degli Stati Uniti, del National Security Council e dell’Homeland Security Council per le questioni di intelligence correlate alla sicurezza nazionale;

– dirige la United States Intelligence Community, composta da sedici enti e agenzie;

– supervisiona e dirige il National Intelligence Program.» [Fonte]

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«Il neo presidente Donald Trump ha offerto il ruolo di consigliere alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti all’ex generale Michael Flynn. Il 57enne è stato advisor di Trump durante la campagna elettorale, dimostrandosi un “perfetto surrogato” – per usare un’espressione del Politico – contro la democratica Hillary Clinton, attaccata per aver messo a rischio informazioni classificate con l’utilizzo di un server di posta privato quando era segretario di Stato. ….

I democratici lo accusano di essere islamofobo e simpatizzante del presidente russo Vladimir Putin. Registrato tra gli elettori democratici, vanta 33 anni di carriera militare, con posizioni di primo piano, dalla guida di missioni Nato in Afghanistan e in Iraq fino alla direzione della Dia (Defence Intelligence Agency) dal 2012 al 2014, quando è stato licenziato dal presidente Barack Obama.» [Agi]

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Anche il The Guardian ammette che:

«The top level officials in the National Security Council (NSC) are political appointees who have to submit resignations and leave in a normal transition».

È una procedura usuale ad ogni rinnovo presidenziale negli Stati Uniti d’America.

Ogni Presidente imposta la politica estera e di difesa secondo la propria visione, che può anche essere completamente opposta a quella del predecessore. È un normale cambio di guardia democratico.

Comprendiamo il rammarico dei democratici sconfitti: avranno modo di tentare di rifarsi alla prossima tornata elettorale.

Segnaliamo però quanto la situazione attuale differisca dall’usuale.

Devoluzione socialista ed il futuro dell’Europa.

La ‘vittoria inaspettata’. Colpa della dirigenza, non dei fatti.

L’Amministrazione Obama ha usato la politica estera ed economica per veicolare alcune visioni particolari, alla accettazione delle quali faceva soggiacere gli interessi nazionali. Tanto da domandarsi se stessero più a cure le prime delle seconde.

«China’s popularity in Africa is strong. Its policy of not linking aid and investments to human rights and good governance has made Beijing many friends on the continent, beyond its authoritarian governments» [Deutsche Welle]

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«The letter was sent after the energy department refused to hand over to the Trump transition team a list of names of staffers who had worked on climate change.»

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È del tutto logico che personale che in passato aveva utilizzato la propria posizione per cercare di imporre in ogni luogo del mondo la propria visione, invero molto personale, di “human rights“, “good governance” e “climate change” sia incompatibile con la nuova Amministrazione Trump.

 


The Guardian. 2016-12-18. White House faces exodus of foreign policy experts ahead of Trump’s arrival

An unusual number of the National Security Council’s more junior officials are looking to depart, due to concerns about incoming advisor Michael Flynn.

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The White House is struggling to prevent a crippling exodus of foreign policy staffers eager to leave before the arrival of the Trump administration, according to current and former officials.

The top level officials in the National Security Council (NSC) are political appointees who have to submit resignations and leave in a normal transition. The rest of the 400 NSC staff are career civil servants on secondment from other departments. An unusual number of these more junior officials are now looking to depart.

Many are concerned by a proliferation of reports about the incoming national security adviser, Michael Flynn. On Wednesday the Washington Post reported that Flynn had improperly shared classified information with foreign military officers. On the same day, CNN reported that the former DIA chief had this week deleted a tweet he had sent out a few days before the election that linked to a fake news story suggesting Hillary Clinton took part in crimes against children.

“Career people are looking get out and go back to their agencies and pressure is being put on them to get them to stay. There is concern there will be a half-empty NSC by the time the new administration arrives, which no one wants,” said one official.

The official added that the “landing team” sent to the NSC – Trump representatives who are supposed to prepare for the handover to Trump appointees – have been focused on issues of process, how the office functions, rather than issues of substance involving an explanation of current national security threats and the state of the world the new administration will inherit.

The Trump transition team in New York did not respond to a request for comment. The current NSC spokesman, Ned Price said in an email: “The administration has undertaken its national security transition planning with the utmost rigour and seriousness in order to effect the most seamless and responsible transition.”

Price added: “We have been working since this spring to assemble a broad variety of transition material focused on critical national security challenges as well as NSC organizational issues and the NSC-led interagency policy process. The NSC staff also is offering to the incoming team in-person briefings and discussions with current NSC leadership and staff, and is coordinating statutorily-required interagency homeland security exercises that will include both incoming and outgoing national security leadership from departments and agencies, as well as senior career public servants who will provide continuity through the transition.”

It is not clear how many of the incoming team have taken up the offer of personal briefings. Flynn himself has been meeting a steady flow of foreign diplomats in New York in recent days. He met the UK national security adviser, Mark Lyall Grant, over the weekend, and French president’s diplomatic adviser, Jacques Audibert, a few days earlier.

It is unclear how much contact there is between the embryonic policy teams in New York and the landing teams in Washington, however.

“Most of the folks I have talked to at the three agencies: DoD (department of defence), state and White House, claim they have little or no interaction with these teams to date,” Julianne Smith, a former deputy national security adviser to vice-president Joe Biden, said.

“There are very important substantive hand-offs that need to be occurring, that are in fact not happening. That is creating added concern about the career civil servants who are in these agencies, wondering what they are in for.”

Smith, now director or strategy and statecraft and the Centre for a New American Security, added: “Many of them are starting to look at other options, some of the younger people are looking to switch careers, return to graduate school, try and go abroad. I have seen and met with a lot of these people and there does seem to be an unusual level of worry and concern and fear.”

It could be hard for NSC staffers “detailed” (seconded) from other departments to return to their former positions ahead of schedule. That would require the agreement of their managers and could harm long-term career prospects. Those that do leave however, will leave vacancies that are hard to fill. Their replacements would have to be drawn from career civil servants at other agencies, as the White House does not have the budget to fund the posts if they are filled by political appointees. As a result the process of filling the empty posts could take months. Ultimately, Republicans want to reduce the NSC to 200 staff, but it would have to be restructured if it is to be cut in half.

“An understaffed White House is one potential risk right now and another is having a team that hasn’t had the substantive briefing they need from the current team for the hand off,” Smith said.

Reports from the state department suggest most of its staff are taking a wait-and-see to the prospect of having the ExxonMobil oil executive, Rex Tillerson, at the helm. On Thursday, most of the Democrats on the House foreign affairs committee wrote to the current secretary of state, John Kerry, offering his staff protection against a “witch-hunt” by the new administration against civil servants who worked on Obama policies Trump wants to reverse. The letter was sent after the energy department refused to hand over to the Trump transition team a list of names of staffers who had worked on climate change.

Pubblicato in: Amministrazione, Sistemi Politici

Mr Trump e lo Spoils System. Migliaia di Dem a chiedere l’elemosina.

Giuseppe Sandro Mela.

2016-11-19.

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Con il termine “spoils system” si intende la pratica politica per cui ad un rinnovo di una carica politica conseguono le dimissioni di tutti gli alti burocrati da quella carica dipendenti.

La prima forma istituzionalizzata per una carica elettiva risale a SS San Clemente I Romano, papa dall’88 al 97. La sua formulazione formale risale invece a SS Innocenzo III, al secolo Lotario dei Conti di Segni, papa dal 1198 al 1216. Tutte le cariche curiali erano considerate essere dimissionarie al momento della elezione del nuovo papa, che all’atto dell’insediamento le avrebbe rinnovate pro tempore, in attesa di prendere una decisione definitiva.

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Questa procedura soddisfa una esigenza tipica di ogni organizzazione di grandi dimensioni: le alte cariche burocratiche svolgono sicuramente compiti amministrativi, ma questi sono a livello tale da essere imprescindibilmente a contenuto politico.

Sarebbe semplicemente impensabile poter governare seguendo una linea politica od economica non condivisa dalla alta dirigenza burocratica.

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Contrapporre la scelta meritocratica con lo spoils system è destituito di fondamento logico ed è argomento portato avanti in modo specioso.

Infatti, la scelta meritocratica inerisce la selezione di persone che abbiano qualità e conoscenze tecniche idonee a svolgere le mansioni loro affidate, mentre invece lo spoils system inerisce scelte politiche.

Sono due criteri totalmente differenti: non solo, un alto burocrate scaltro ed esperto ma politicamente non in sintonia con il governo è ancora peggio di un funzionario ebete.

Quando poi per selezione meritocratica si intendesse quella attraverso pubblici concorsi, il problema si sposterebbe semplicemente a chi governa le commissioni che decidono le nomine. Di norma questo non è nemmeno un potere elettivo.

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Un problema sono i numeri.

Se il numero degli alti burocrati si aggira attorno ai 400 – 600, quello degli “avventizi” e soprattutto dei “consulenti” si aggira sopra i 10,000.

Non si sottovaluti il potere di queste figure.

Di norma un burocrate non ama prendere decisioni in prima persona. Di conseguenza nomina una commissione di consulenti, suoi amici ça va sans dire, che faranno una ponderosa relazione la cui sintesi finale sarà esattamente quello che voleva il burocrate. Così, codesto figuro formalmente si sottomette al parere dei tecnici, sostanzialmente fa ciò che gli pare.

Infine, si noti l’assurdità della situazione.

Il popolo sovrano elegge un rappresentante politico, ma alla fine a governare sarebbero dei tecnici, e per buon peso nemmeno eletti. Cosa da generare sorriseti sardonici. Ma questo era la norma sotto il regime di Obama e dei suoi amici “democratici”.

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Un gran numero di democratici di specchiata fede dovrà così cercarsi un lavoro.

Solitamente si imboscavano in una qualche agenzia statale, ma con Mr Trump sembrerebbe essere cosa molto difficile. Il clima e l’energia avevano una straordinaria ed inimmaginabile congerie di posti disponibili per i bene orientati politicamente.

E con le lune che tirano, essersi chiaramente dichiarati alteramente orientati potrebbe essere causa più di esclusione che di cooptazione. Ma anche fautori delle variazioni climatiche, delle rinnovabili, evoluzionisti, propalatori di quote rosa e similari non avranno facile inserimento. Se sperassero che la gente si dimentichi quanto dicevano e come si comportavano avrebbero preso un solennissimo granchio. La memoria è ottima. Saranno trattati per come hanno trattato.

Già.

Per molti sarà una vera e propria valle di lacrime.

L’ultima illusione che potrebbero nutrire è che la gente si dimentichi degli scempi che hanno fatto. Saranno tutti chiamati a render ragione del loro operato.

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«Lo spoils system (traduzione letterale dall’inglese: sistema del bottino) è la pratica politica, nata negli Stati Uniti tra il 1820 e il 1865, secondo cui gli alti dirigenti della pubblica amministrazione cambiano con il cambiare del governo. Le forze politiche al governo affidano dunque la guida della complessa macchina amministrativa a dirigenti che ritengono che non soltanto possano, ma anche vogliano far loro raggiungere gli obiettivi politici.

Nell’accezione più negativa, le forze politiche al governo distribuiscono a propri affiliati e simpatizzanti le varie cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l’organizzazione politica, e in modo da garantire gli interessi di chi li ha investiti dell’incarico.

Sebbene le linee generali di questa pratica si possano ricondurre alla nozione di clientelismo, l’espressione spoils system non implica, originariamente, una connotazione negativa o l’idea che tale distribuzione di cariche sia necessariamente un abuso (in altre parole, si tratta di un’espressione moralmente neutra che descrive una prassi formalmente riconosciuta, e apertamente applicata, in determinati periodi storici negli Stati Uniti d’America come in altri paesi).

Anche se l’espressione era già in uso di sicuro dal 1812, è stata resa famosa da un discorso del senatore William Marcy nel 1832, in cui, difendendo una delle nomine del presidente Andrew Jackson, disse: “To the victor belong the spoils of the enemy” (in italiano: “Al vincitore spetta il bottino del nemico”).

Allo spoils system si contrappone spesso il merit system (letteralmente: sistema del merito) in base al quale la titolarità degli uffici pubblici viene assegnata a seguito di una valutazione oggettiva della capacità di svolgere le relative funzioni, senza tenere conto dell’affiliazione politica dei candidati agli uffici. Un tipico esempio attraverso il quale si realizza il merit system è un concorso pubblico.

In particolare nel sistema statunitense, durante i primi 60 giorni di mandato, il Presidente degli Stati Uniti d’America copre direttamente 200-300 ruoli chiave dell’esecutivo, rimpiazzando elementi nominati dal mandato precedente. Le nomine istituzionali dette contratti di spoils system decadono nel momento in cui il rappresentante politico perde la carica.» [Fonte]

 


GP News Usa. 2016-10-26. Spoils system, la corsa dei cv su K Street prima del vetting

Questo è il periodo in cui è più facile trovare casa a Washington: capita di sicuro ogni otto anni, talora ogni quattro. Merito, o colpa, dello spoils system, che segna gli avvicendamenti al governo statunitensi da quasi due secoli: cominciò a essere applicato nel 1820 e fu perfezionato nel 1865 da Abramo Lincoln. Quando cambia il presidente, cambiano ministri e sotto-segretari e tutti i dirigenti dell’Amministrazione pubblica; e spesso pure gli incarichi di fiducia, segreterie comprese.

La squadra che era al comando lascia i posti liberi e se ne va, molto spesso via da Washington: torna a casa o va altrove. Migliaia le famiglie coinvolte. Quelli che devono partire lo sanno e si sono già preoccupati del loro futuro: hanno dato disdetta della loro casa, se non l’hanno ormai liberata. Quelli che li rimpiazzeranno, ancora non lo sanno e, comunque, non ne sono certi: c’è un’elezione di mezzo e, anche solo per scaramanzia, nessuno blocca per ora casa.

Così, fino all’8 novembre ci sono molti appartamenti sfitti e poca domanda, specie a Georgetown o a Spring Valley, i quartieri più richiesti; e i prezzi sono relativamente bassi. Dopo l’8 novembre, inizierà la carica dei subentranti e i prezzi cominceranno a salire.

Lo spoil system passa attraverso tre fasi: l’individuazione dei candidati, il loro vaglio – il ‘vetting’ – e, infine, il reclutamento. Tutto gestito, almeno a livello politico, dal ‘transition team’. Hillary e Trump hanno già allestito il loro. Quello repubblicano, guidato dal governatore del New Jersey Chris Christie, sta al momento in panchina. Quello democratico, guidato dall’ex ministro dell’Interno Ken Salazar, senatore del Colorado, sta già scaldandosi a bordo campo.

Per chi aspira a un posto nella nuova Amministrazione, che si insedierà il 20 gennaio 2017, è l’ora di ‘limare’ il CV e, soprattutto, di accertarsi di non avere scheletri nell’armadio. A Washington, specie sulla K Street, la strada dei consulenti e dei lobbisti, un esercito di esperti, avvocati, commercialisti e guru, lavorano con parcelle da capogiro, fino a 1000 dollari l’ora, scrive Politico, per controllare passato e presente di potenziali consiglieri, candidati giudici e di chiunque ambisca ad un incarico, fosse anche un posto di segretaria.

Le verifiche investono le finanze, il fisco, la fedina penale e pure la vita privata di ogni candidato. E il ‘vetting’ è implacabile: che siate il futuro vice-presidente o un giornalista che vuole accreditarsi alla Casa Bianca – nel giro di pochi giorni, riceverete a casa la visita di un agente dell’Fbi, che avrà pure avuto cura di parlare con i vostri vicini -.

Le cronache raccontano che nel 1993 l’appena eletto presidente Bill Clinton scelse Zoe Baird come ministro della Giustizia; ma saltò fuori che Zoe aveva pagato in nero una collaboratrice domestica immigrata irregolare. E nel 2005 il presidente Bush, appena rieletto, cercava un nuovo responsabile per la sicurezza nazionale, al posto di Tom Ridge: scovò a New York un super-poliziotto che faceva paura solo a vederlo e che era stato in Iraq dopo l’invasione, Bernard Kerik. Ma gli si scoprirono subito un sacco di magagne: lui si ritirò e diede in pasto alla stampa una baby sitter ‘alla Baird’, ma finì sotto processo e pure in prigione.

Proprio per evitare intoppi in extremis, che stingono sulla credibilità della nuova Amministrazione, sulla K Street ci si porta avanti, per essere poi pronti a compilare il questionario da circa 100 pagine preparato dalla ‘transition team’ per ogni candidato di peso. Ogni presidente ha le sue fisime: Obama faceva chiedere conto dell’uso di marijuana in gioventù e di possibili foto imbarazzanti postate su Facebook. (gp)