Giuseppe Sandro Mela.
2017-12-16.
È molto difficile misconoscere l’enorme retaggio religioso, umano e culturale che il medioevo ha lasciato in eredità all’umanità intera.
C’è voluta tutta la pervicace volontà dei così detti ‘illuministi‘ per definire quell’epoca come ‘secoli bui‘: dovevano demonizzare il passato per poter giustificare la loro presenza. Ma le menzogne non durano nel tempo. Sarebbe sufficiente andare a visitare le cattedrali gotiche: sono lì da ottocento anni.
Sarebbe davvero lungo enumerare tutte le eredità medievali, ma in questa sede una dovrebbe essere ricordata in modo particolare: la messa a punto della logica. Basata sulla geniale intuizione di Aristotele, essa è stata oggetto di profondi ripensamenti da parte delle maggiori menti dei diversi tempi. Da Boezio ad Alcuino, fino ad Abelardo con il celeberrimo Sic et non. Per non menzionare poi Alessandro di Hales e Tommaso d’Aquino.
Senza lo strumento logico sarebbe stato impossibile porre le basi della teologia e, come sequenziale evento, di ogni tipo di scienza. La matematica lasciò la veste di strumento di calcolo per diventare il regno assoluto della dimostrazione robusta. Le scienze empiriche furono fondate sull’assioma ‘adaequatio rei et intellectus‘ ideato dalla scolastica.
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Concetti che a noi contemporanei del ventunesimo secolo sembrerebbero essere auto evidenti non lo erano affatto.
In questo contesto culturale, che non dimentichiamolo ci ha donato l’architettura gotica e scuole artistiche culminate con Raffaello, Bramante, Leonardo e Michelangelo, Fra Luca Pacioli assume una sua ben precisa figura di spicco.
«Fra Luca Bartolomeo de Pacioli o anche Paciolo (Borgo Sansepolcro, 1445 circa – Roma, 19 giugno 1517) è stato un religioso, matematico ed economista italiano, autore della Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e Proportionalità e della Divina Proportione. Egli è riconosciuto come il fondatore della ragioneria.
Studiò e avviò la sua formazione a Sansepolcro, città natale, completandola poi a Venezia. Entrò nell’Ordine francescano nel 1470, probabilmente nel convento di Sansepolcro. Fu insegnante di matematica a Perugia, Firenze, Venezia, Milano, Pisa, Bologna e Roma e viaggiò molto. Nel 1497 accettò l’invito di Ludovico il Moro a lavorare a Milano, dove collaborò con Leonardo da Vinci.
Nel 1499 abbandonò Milano insieme a Leonardo da Vinci. Andò prima a Mantova poi a Venezia. Per Isabella d’Este scrisse il trattato De ludo scachorum, prezioso manoscritto sul gioco degli scacchi, introvabile per 500 anni e riconosciuto dal bibliofilo Duilio Contin tra i libri della Fondazione Coronini Cronberg di Gorizia, ospitati dalla Biblioteca statale Isontina, nel dicembre del 2006. ….
Nel 1494 pubblicò a Venezia una vera e propria enciclopedia matematica, dal titolo Summa de arithmetica, geometria, proportioni e proportionalità (stampata e pubblicata con Paganino Paganini), scritta in volgare, come egli stesso dichiara (in realtà utilizza un miscuglio di termini latini, italiani e greci), contenente un trattato generale di aritmetica e di algebra, elementi di aritmetica utilizzata dai mercanti (con riferimento alle monete, pesi e misure utilizzate nei diversi stati italiani). Uno dei capitoli della Summa è intitolato Tractatus de computis et scripturis; in esso viene presentato in modo più strutturato il concetto di partita doppia, già noto e divulgato nell’ambiente mercantile, (e quindi: “Dare” e “Avere”, bilancio, inventario) che poi si diffuse per tutta Europa col nome di “metodo veneziano”, perché usato dai mercanti di Venezia.» [Fonte]
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Dopo l’azzeramento economico dell’alto medioevo, si iniziò il lungo cammino di una ripresa economica integrata, ove le realtà diventavano ogni giorno più complesse. Le realtà politiche ed amministrative del medioevo centrale erano davvero rudimentali, ma tutto si edifica nel tempo e facendo tesoro degli errori fatti.
Un primo e fondamentale motore furono le abbazie. Queste si dotarono ben presto di un sistema economico differenziato e coordinato, che già da solo aveva bisogno di una corretta tenuta dei conti. Ma il momento critico si determinò quando dall’abbazia madre furono fondate abbazie figlie ad essa collegate anche dal punto di vista economico. Per dare un solo esempio, Cluny raggiunse al suo apice quasi cinquantamila sedi distaccate ovvero funzionalmente dipendenti. Fare quello che oggi chiameremmo il bilancio consolidato era impresa fuori dall’allora umana possibilità.
Poi venne lo sviluppo economico e mercantile e, di conserva, le prime banche nel senso moderno del termine.
Sicuramente nelle repubbliche marinare italiane si svilupparono molteplici sistemi per cercare di tenere una contabilità ragionevolmente chiara e leggibile. Il trattato del Bongiorno, Il Bilancio di uno Stato Medievale, li tratteggia in modo vivace e dettagliato.
«The oldest record of a complete double-entry system is the Messari (Italian: Treasurer’s) accounts of the Republic of Genoa in 1340. The Messari accounts contain debits and credits journalised in a bilateral form, and include balances carried forward from the preceding year, and therefore enjoy general recognition as a double-entry system. ….
The earliest extant accounting records that follow the modern double-entry system in Europe come from Amatino Manucci, a Florentine merchant at the end of the 13th century. Manucci was employed by the Farolfi firm and the firm’s ledger of 1299-1300 evidences full double-entry bookkeeping. Giovannino Farolfi & Company, a firm of Florentine merchants headquartered in Nîmes, acted as moneylenders to the Archbishop of Arles, their most important customer suggest that Giovanni di Bicci de’ Medici introduced this method for the Medici bank in the 14th century.» [Fonte]