Giuseppe Sandro Mela.
2018-10-12.
La Cooperativa Ruah è un esempio caratteristico di ciò che accadeva in Italia e che adesso sta mutando.
«Cooperativa Impresa Sociale Ruah nasce nel 2009 dall’evoluzione dell’Associazione Comunità Immigrati Ruah, attiva nella Bergamasca dal 1991, con lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità verso la promozione umana e l’integrazione dei cittadini italiani e stranieri. ….
Comunità Immigrati Ruah Onlus opera sul territorio di Bergamo dal gennaio del 1991, quando si iniziò ad offrire accoglienza ai primi cittadini africani, senegalesi e ghanesi, da poco arrivati a Bergamo. A seguire, vennero accolti ospiti albanesi sbarcati sulle coste italiane in seguito alla crisi economica che aveva colpito l’Albania in quel periodo. Da allora i passi compiuti dalla Comunità Ruah sono stati molti: con il passare del tempo e dell’esperienza acquisita, sono stati aperti numerosi servizi sia per sostenere il percorso migratorio dei propri ospiti, sia per portare sul territorio il proprio lavoro. Questi servizi sono stati il bagaglio prezioso consegnato alla Cooperativa Ruah, nata nel 2009.
Oggi la Comunità Immigrati Ruah Onlus è l’Associazione a cui si riferiscono tutti i volontari che prestano il loro tempo a sostegno alle attività svolte.»
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Questo è il bilancio 2017.
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Utili record per la Cooperativa Ruah. «Ma l’accoglienza non è business»
«A supporto di chi definisce l’accoglienza dei migranti «un business», ci sono i numeri: 367,7 milioni di euro di fatturato complessivo considerando solo le 45 realtà più rilevanti che hanno depositato presso la Camera di Commercio locale il proprio bilancio 2016. Un aumento, come ha sottolineato Libero, del 24,81 per cento sul 2015. A supporto di chi, invece, definisce l’accoglienza un’attività sociale, c’è il lavoro che svolgono quotidianamente tante persone, volontari e non.
Tra queste, anche Bruno Goisis e Francesco Fossati, presidente e direttore della Cooperativa Ruah, che da 26 anni si occupa di accoglienza e che, in Bergamasca, gestisce circa 1.600 richiedenti asilo su un totale di 2.700. Non è un caso che, nella “classifica” dei fatturati delle 45 realtà italiane più rilevanti del settore, la Ruah sia undicesima con 9 milioni e 246mila euro circa. «È un dato impressionante – ammette Goisis -, soprattutto se valutato sul 2015, quando il fatturato fu di 4 milioni e 852mila euro. E che influisce sull’utile, salito da 82mila a 284mila euro».»
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E chi mai si sarebbe sognato di dire che l’immigrazione illegale e clandestina sia un business?
Che ci si metta a questionare per 367.7 milioni di euro pubblici conferiti nella sola provincia di Bergamo alle pie persone ed alle pinzochere che accolgono, curano e proteggono gli immigrati illegali, traendone il giusto guadagno?
Chi la pensasse in questa maniera sarebbe solo un pedissequo valvassore di questo Governo giallo-verde.
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La Cooperativa Ruah percepisce 9.246 milioni di euro pubblici per accudire 1,600 migranti raggranellati con la massima cura: costo unitario per migrante 5,778.75 euro l’anno. Migranti che poi godono, ovviamente, di tutti gli altri benefit, dedotte ovviamente spese per il personale di codesta simpaticissima onlus.
Ricordiamo come ‘onlus’ significhi ‘organizzazione non lucrativa di utilità sociale‘. Lo stipendio ovviamente non è un ‘lucro‘.
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Poi venne il 4 marzo 2018.
«Nella primavera del 2017, all’apice del sistema dell’accoglienza, la cooperativa contava 210 persone, tra assunti a tempo determinato e indeterminato, che si dedicavano ai richiedenti asilo nelle varie strutture»
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«Ad agosto di quest’anno il numero è sceso a 170, oggi ce ne sono 156, con la prospettiva di scendere a 135 a fine anno»
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«La riorganizzazione del personale comunicata dalla cooperativa a Cgil e Cisl non riguarda gli operatori assunti a tempo indeterminato»
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«Tanto che più di un operatore assunto a tempo indeterminato, d’accordo con la cooperativa, avrebbe già iniziato a cercare nuove collocazioni»