Pubblicato in: Criminalità Organizzata, Devoluzione socialismo, Istruzione e Ricerca

Soros. Esercito universitario e controllo della cultura, strumenti del potere.

Giuseppe Sandro Mela.

2017-06-23.

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Gli allegati statistici ed i link fanno parte integrante dell’articolo.

I dati sono stati estratti in gran parte da:

Board of Governors of the Federal Reserve System. Consumer Credit – G 19.

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Sarebbe molto proficuo avere presente il contenuto dei due seguenti articoli:

Soros George. Uno stato negli stati. Ecco i suoi principali voivodati.

Massoneria e Poteri globali. Il dominio del mondo. Parte 1°.

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A nessuno sarà sfuggito il fatto che la quasi totalità degli atenei americani sia un feudo liberal democratico: sia il corpo docente sia quello studentesco sono graniticamente monolitici: ricordano strettamente gli atenei tedeschi degli anni trenta del secolo scorso. Il concetto di ateneo santuario, per esempio, è stato mutuato dalla prassi nazionalsocialista di allora.

Il contesto.

Il recente studio del Pew Charitable Trust ci ricorda che

«le spese quotidiane degli statunitensi sono aumentate del 14% in 10 anni, dal 2004 al 2014, ma il reddito medio delle famiglie è diminuito del 13 % …. Negli Stati Uniti, il 33% dei cittadini non riesce a soddisfare i propri bisogni elementari».

Il Rapporto Household Expenditures and Income ammonisce che questa crisi non è determinata dal consumo vistoso, ma dal calo dei guadagni.

«Nel 2014, le spesa quotidiana annua degli americani si è attestata su 38.600 dollari. Ricordiamo che, oggi, il 51% dei lavoratori americani guadagna meno di 30mila dollari l’anno, mentre il 28% guadagna addirittura meno di 20mila dollari. Dieci anni prima, gli americani che riuscivano a far fronte a tutte le spese potevano mediamente contare su un residuo attivo di 1500 dollari l’anno. Dieci anni dopo, quegli stessi americani si trovano un passivo di 2300 dollari.» [Fonte: CNBC].

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«La ricchezza della classe media americana è crollata del 20% in dieci anni, tendenza che ha fatto crollare gli USA al 19° posto nella classifica mondiale per ricchezza media. La ricchezza media famigliare era di 137.955 dollari nel 2007, ma oggi si è quasi dimezzata raggiungendo quota 82.725 dollari.» [Fonte]

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La National Low Income Housing Coalition ha rilasciato un chiaro report:

High Cost of Rental Housing in the U.S. is Out of Reach for Millions

«on average a full-time worker in the U.S. must earn $21.21 per hour to afford a modest two-bedroom apartment and $17.14 to afford a one-bedroom apartment …. A worker earning the federal minimum wage of $7.25 per hour would need to work 117 hours per week for 52 weeks of the year (or nearly 3 full-time jobs) to afford a modest two-bedroom rental home and 94.5 hours per week (2.4 full time jobs) to afford a modest one-bedroom apartment»

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«Around 11.2 million families spend the majority of their paychecks on rent, and currently only one of every four is eligible for public subsidies»

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Attenzione!

Il valor medio rappresenta bene le distribuzioni unimodale simmetriche, mentre la curva di distribuzione della ricchezza negli Stati Uniti è invece asimmetrica con una lunga coda destra.

Per questo motivo il pil pro capite, valutato con statistica parametrica, valeva 55,836.79 Usd nel 2015, valore del tutto conflittuale con il dato che il 51% degli americani guadagni meno di 30,000 Usd l’anno.

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Studenti Universitari.

Frequentare l’università presenta due tipologie di costi: da una parte, il mancato guadagno perché si studia, dall’altra l’esborso per vivere i quattro – sei anni del ciclo di studi e l’onere delle rette universitarie.

Se è vero che gli studenti meritevoli possono adire a borse di studio, è altrettanto vero che la competizione è serrata. Questo sia nelle università di afflato mondiale, come il Mit, sia in quelle di basso rango.

Tre sono i problemi di interesse.

Il primo problema si ricollega a quanto prima esposto. Quando la metà delle persone di una popolazione ha un reddito inferiore ai 30,000 Usd l’unico modo per poter frequentare l’università è il ricorso al debito. Si contraggono debiti per finanziare il ciclo di studi dello studente, nella speranza che a laurea ottenuta si possa guadagnare a sufficienza per vivere e rifondere il debito contratto. Ma il laureato entrerà pur sempre in un sistema economico ove la metà della popolazione ha redditi inferiori ai 30,000 Usd: in parole povere, un alto numero di laureati non avrà la possibilità materiale di rifondere il debito contratto.

Il secondo problema consiste nel fatto che l’erogazione di credito per lo studio non è un processo automatico. Un qualche ente con grandi liquidità deve decidere se finanziare o meno sulla fiducia questo o quello studente, con una probabilità di default non indifferente: più del 40%. Così riporta il The Wall Street Journal:

More Than 40% of Student Borrowers Aren’t Making Payments

«More than 40% of Americans who borrowed from the government’s main student-loan program aren’t making payments or are behind on more than $200 billion owed, raising worries that millions of them may never repay.»

Il terzo problema discende dai primi due.

Al momento attuale vi sono 44.2 milioni di persone con debiti per studio, per un debito totale che si aggira sull’1.44 trilioni Usd. Se una quota dei debitori riesce ad estinguere il debito in tempi ragionevolmente umani, circa la metà non ci riesce ed è costretta a rinegoziare il debito ovvero a prolungarne la durata per cercare di ridurre gli interessi.

Saranno però gli stessi enti che avevano accondisceso al prestito iniziale ad avere l’ultima parola se rinnovare / prolungare il debito oppure no. Il loro parere è vincolante ed inappellabile.

Il quarto problema è la risultante del tutto.

«Ma il dato più inquietante è quello sugli oltre 4,2 milioni di debitori che nel 2016 hanno gettato la spugna dichiarando default, il 17% in più dell’anno precedente.»

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«Nonostante il boom della Borsa e il crollo della disoccupazione, chi ha contratto debiti per frequentare l’università sta combattendo per sopravvivere»

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Quanto avvenuto alla Università di Bakeley questo febbraio è istruttivo.

Berkeley Cancels Milo Yiannopoulos Speech, and Donald Trump Tweets Outrage [NYT]

«A speech by the divisive right-wing writer Milo Yiannopoulos at the University of California, Berkeley, was canceled on Wednesday night after demonstrators set fires and threw objects at buildings to protest his appearance.

The university announced the cancellation on Twitter around 6 p.m. local time, about an hour after a section of the campus erupted in protest.»

Il Presidente Trump ha scritto in proposito:

«If U.C.Berekeley does not allow free speech and practices violence on innocent people with different point of vie – no federal fund?»

Gli ha risposto immediatamente Gavin Newsom, “the lieutenant governor of California and a former mayor of San Francisco“.

«As a UC Regent I’m appalled at your willingness to deprive over 38,000 students access to an education because of the actions of a few»

Cerchiamo di ragionare.

Erano tutti gli studenti di Bekeley a protestare, come aveva riportato il The New York Times, oppure erano quattro gatti come dice invece il Reggente di Berekely? Uno dei due mente.

Ma se erano quattro gatti, perché la polizia dell’Ateneo ha consentito loro di fare una manifestazione violenta, e perché l’Ateneo ha annullato il discorso di Mr Yiannopoulos?

Perché non si è chiarita la ‘coincidenza’ che i dimostranti violenti fossero tutti studenti indebitati ed insolventi?

Esattamente come nelle università dell’Unione Sovietica o, meglio, quelle tedesche sotto il regime nazionalsocialista.

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Una prima conclusione è che 44.2 milioni di cittadini americani sono ricattabili. Chiunque si debba trovare nella condizione di chiedere un prestito e, quindi, di doverlo rinnovare, è sempre in una situazione di debolezza nei confronti della controparte. Non solo. Ma nessuno sano di mente ama tagliare il ramo su cui sia seduto: il prestatario diventa di fatto un supporter del prestante e dei funzionari che lo rappresentano. Per non parlare poi di quel dieci per cento circa che in un anno hanno dichiarato default: sono persone più che ricattabili. E sono trattate peggio degli schiavi.

La seconda conclusione deriva strettamente dai prolegomeni. Mr Soros ha costituito un elevato numero di fondazioni e di ong che, direttamente od indirettamente, governano il mercato del credito per lo studio.

Questo marchingegno può non concedere crediti a quanti volessero frequentare una certo quale ateneo, oppure convogliare la concessione dei crediti verso atenei ‘amici’

Similmente, codesto marchingegno può, a suo insindacabile giudizio, concedere o meno il credito. Un esempio per tutti, il credito facilitato agli studenti che frequentano i club che patrocinano una certa quale causa, per esempio, l’lgbt, e credito negato o reso difficoltoso e con rigide clausole a quanti frequentino dichiaratamente realtà religiose.

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Nei fatti il network intessuto da Mr Soros è diventato elemento che condiziona l’accesso alla cultura superiore a livello di scelta personale di chi fare o non fare accedere al cursus studiorum.

Sempre nei fatti, come non comprendere il motivo per cui la quasi totalità degli studenti universitari americani abbia abbracciato le teorie liberal democratiche?


Student Loan Hero. 2017-05-17. A Look at the Shocking Student Loan Debt Statistics for 2017

It’s 2017 and Americans are more burdened by student loan debt than ever.

You’ve probably heard the statistics: Americans owe over $1.4 trillion in student loan debt, spread out among about 44 million borrowers. That’s about $620 billion more than the total U.S. credit card debt. In fact, the average Class of 2016 graduate has $37,172 in student loan debt, up six percent from last year.

But how does this break down at a more granular level? Are student loans being used to attend public or private universities? Is it mostly from four-year or graduate degrees? What percentage of overall graduates carry debt? Are more grads utilizing private student loan consolidation and refinancing?

General student loan debt facts

First, let’s start with a general picture of the student loan debt landscape. The most recent reports indicate there is:

$1.44 trillion in total U.S. student loan debt

44.2 million Americans with student loan debt

Student loan delinquency rate of 11.2% (90+ days delinquent or in default)

Average monthly student loan payment (for borrower aged 20 to 30 years): $351

Median monthly student loan payment (for borrower aged 20 to 30 years): $203

(Data via federalreserve.gov, newyorkfed.org here, here and here and clevelandfed.org here)

Public Service Loan Forgiveness statistics

As of Q4, 2016 (latest available data)

PSLF Borrowers: 552,931*

* – Total number of borrowers who have one or more approved PSLF Employment Certification Forms (ECF)

Note that borrowers are self-identified based on submission of an ECF.

Source: FedLoan Servicing via studentaid.ed.gov


Sole 24 Ore. 2017-04-07. Tremila default al giorno (+17%): studenti Usa strozzati dai debiti

Se grattiamo oltre i brillanti record dell’occupazione e delle azioni di Wall Street, negli Stati Uniti troviamo qualcosa di molto inquietante: gli enormi debiti contratti dagli studenti e dalle loro famiglie per pagarsi le costose università d’oltreoceano.

Il debito universitario americano oggi è pari a 1300 miliardi di dollari, circa la metà di quello pubblico italiano: solo nel quarto trimestre 2016 i debiti per lo studio statunitensi sono aumentati di 31 miliardi di dollari. A dover pagare questi particolari “mutui” sono qualcosa come 42,4 milioni di cittadini statunitensi, dicono i dati del Department of Education, ossia circa un settimo della popolazione. In media, nel 2015 ogni studente californiano aveva oltre 22mila dollari di debiti, che salgono a oltre 36mila dollari per gli allievi del New Hampshire.

Ma il dato più inquietante è quello sugli oltre 4,2 milioni di debitori che nel 2016 hanno gettato la spugna dichiarando default, il 17% in più dell’anno precedente. «Nonostante il boom della Borsa e il crollo della disoccupazione, chi ha contratto debiti per frequentare l’università sta combattendo per sopravvivere», lamenta Rohit Chopra, membro della Consumer Federation of America ed ex ombudsman del Consumer Financial Protection Bureau. Anche perché chi diventa insolvente rischia guai a ripetizione, continua Chopra: di non poter essere assunto in un nuovo posto di lavoro, di vedere decurtati gli accantonamenti per la pensione e perfino di non riuscire a comperare casa.

A gettare ulteriore benzina sul fuoco del debito universitario, poi, è arrivato Trump. La nuova amministrazione americana ha completamente ribaltato le direttive di Obama: l’ex presidente aveva proibito alle agenzie di garanzia (in pratica i creditori) di addebitare salate commissioni di riscossione a chi stipula un accordo per cercare di uscire dal default, in modo da dare un po’ di ossigeno a chi vuole rientrare dall’insolvenza.

Ora però Trump ha ingranato la retromarcia: chi scivola in default si ritroverà addebitate anche le commissioni di riscossione dei creditori, con il risultato di incontrare maggiori difficoltà a rimettersi in carreggiata. «Incredibile vedere come l’attuale amministrazione prenda posizione contro i debitori in default che fanno ogni sforzo per ripagare quanto dovuto in tempi stretti», attacca Persis Yu, direttore dello Student Loan Borrower Assistance Project al National Consumer Law Center. Che sia questa, come si sussurra da tempo, la nuova bolla “subprime” che piegherà l’America?