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Russia. Oggi elezioni politiche.

Giuseppe Sandro Mela.

2016-09-18.

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 Oggi si vota in Russia per rinnovare i 450 parlamentari della Duma.

«Legislative elections will be held in Russia on 18 September 2016, having been brought forward from 4 December. At stake are the 450 seats in the State Duma of the 7th convocation, the lower house of the Federal Assembly of Russia. United Russia is currently the ruling party after having won the 2011 elections with 49.32% of the vote, taking 238 seats (53%) of the seats in the State Duma.

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The State Duma will be elected on a single day for a term of five years, with parallel voting that was used between 1993 and 2003. Half of the 450 seats will be elected by proportional representation from closed party lists with a 5% electoral threshold with the whole country as a single constituency. Seats are allocated using Hare quota and largest remainder method. The other 225 seats are elected in single-member constituencies using the first-past-the-post system.» [Fonte]

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«Significant personal changes to the top economic team are also unlikely. While this will produce policy continuity, no material improvement in the outlook for structural reforms is expected after the vote».

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«queste elezioni in uno Stato fortemente centralizzato, di cui già sembra di conoscere il risultato, solo in apparenza sono completamente scontate: sotto la superficie si nascondono diversi elementi di incertezza, per questo il Cremlino le prende sul serio. Preoccupato che con il passare del tempo l’effetto della sua carta migliore – la Crimea – inizi a svanire»

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Russia Unita, il partito di Dmitry Medvedev, aveva ottenuto nelle passate elezioni 238 su 450 seggi. Risultato che molto difficilmente potrà ottenere anche in questa tornata, ove è accreditato tra il 39% ed il 42%.

In ogni caso, gli occhi di tutti sono focalizzati sulle elezioni presidenziali del prossimo anno.


→  Sole 24 Ore. Russia al voto: Putin punta sull’effetto Crimea

MOSCA – Il biglietto da visita delle elezioni parlamentari di domani potrebbe essere il tesserino del metrò di Mosca che capita in mano in questi giorni. «Noi costruiamo il ponte – proclama l’immagine orgogliosa di un autista di Krasnodar -, è la mia strada verso casa!». Il ponte di Crimea, intende, che si sta costruendo a tappe forzate tra Mar Nero e Mar d’Azov per saldare anche fisicamente la penisola “ritrovata” alla madrepatria russa.

Cominciando dal metrò, Vladimir Putin non vorrebbe perdere occasione per parlare di Crimea agli elettori. È a Kerch – l’estremità orientale della penisola che andrà a collegarsi all’altra costa russa – che il presidente si è fatto riprendere in questi ultimi giorni di campagna, scrupolosamente sempre a fianco di Dmitrij Medvedev, primo ministro e leader del partito Russia Unita. Dalla Crimea Putin ha invitato i russi a recarsi a votare, dal momento che «dipende solo da voi come sarà il nuovo Parlamento». Perché queste elezioni in uno Stato fortemente centralizzato, di cui già sembra di conoscere il risultato, solo in apparenza sono completamente scontate: sotto la superficie si nascondono diversi elementi di incertezza, per questo il Cremlino le prende sul serio. Preoccupato che con il passare del tempo l’effetto della sua carta migliore – la Crimea – inizi a svanire.

«È stata l’annessione della Crimea nel marzo 2014 a determinare l’umore degli elettori – osserva Denis Volkov, sociologo dell’autorevole Centro Levada -. Per la maggior parte della popolazione quello è stato un momento di gloria, di riscoperta della Russia come grande potenza, alla pari degli Stati Uniti. Qui la nostalgia per la grandezza sovietica è profonda. Per questo la Crimea è stata accolta con tanta euforia, vissuta come una rivalsa da chi aveva vissuto come un trauma la fine dell’Urss, si era sentito umiliato dal confronto con l’Occidente. Violare le regole internazionali diventava un segno della grandezza del Paese. La popolarità di Putin (oggi all’82%, ndr) è rimbalzata in un paio di settimane». Dando il colpo di grazia a quello che era rimasto delle proteste antigovernative nate dall’ultima tornata elettorale, tra il 2011 e il 2012.

Ma gli ultimi sondaggi, tra cui quello del Centro Levada finito nella lista delle organizzazioni non governative bollate come “agenti stranieri”, hanno decretato un calo dei consensi per Russia Unita, il partito del potere molto distante, in ogni caso, dai livelli di popolarità di Putin. La grande preoccupazione è che sia la crisi a incidere, man mano che si fa sentire su fasce sempre più ampie della popolazione. «Finora il malumore è ben lontano dall’esplodere ed è improbabile che si verifichino proteste di massa come nel 2011 – dice Volkov -. Per via della Crimea la legittimità del sistema ancora tiene. Ma questo tipo di crisi economica procede gradualmente: nel lungo termine, l’effetto si farà sentire».

Putin non poteva prendere rischi. Paradossalmente, per rinsaldare il sistema che lo deve accompagnare al voto che lo riguarderà direttamente – le presidenziali del 2018 – alle elezioni di domani il presidente ha bisogno di un risultato credibile, che non possa essere messo in discussione dagli avversari del Cremlino: una riesplosione della protesta politica, in questo scenario di crisi economica, potrebbe avere effetti devastanti. Per questo l’apparato ha mescolato alle misure repressive con cui ha spento le dimostrazioni del 2012 una serie di concessioni: i partiti in gara domani sono più numerosi che in passato. Tra i candidati ammessi, incredibilmente, 19 sono appoggiati dall’uomo che 13 anni fa pagò con il carcere i finanziamenti dati all’opposizione, Mikhail Khodorkovskij. E a capo della Commissione elettorale centrale, screditata dai brogli del 2011, Putin ha chiamato Ella Pamfilova, rispettata attivista per i diritti umani che in pochi mesi ha cercato disperatamente di dare credibilità al sistema: «Non è più tempo di percentuali di voto del 99%», ha chiarito rivolta ai governatori regionali, auspicando che queste «siano elezioni di cui non dobbiamo vergognarci».

Il pieno utilizzo delle “risorse amministrative” a vantaggio del partito del potere, del resto, dovrebbe rendere superflui i brogli. Le pressioni invisibili sugli elettori che dipendono dal potente di turno nelle province, nelle fabbriche, negli ospedali, negli uffici; l’uso smodato dai media a vantaggio di Russia Unita; le restrizioni alla campagna elettorale delle opposizioni, guardate a vista, tutto questo farà in modo che il meccanismo assicuri la vittoria del sistema. Che può contare anche sui partiti della cosiddetta opposizione “fedele”, dai comunisti ai populisti di Vladimir Zhirinovskij, cooptati dal Cremlino come veicoli che assorbono la protesta antigovernativa pur restando leali; e sul ritorno al sistema elettorale misto, voluto per distribuire la metà dei 450 seggi della Duma in collegi uninominali dove si scommette sulla maggiore influenza, ancora una volta, dei candidati di Russia Unita. Tutto sembra sotto controllo: «Così strettamente – ironizza Khodorkovskij dal suo esilio in Svizzera – che non potrà passare neppure un topolino». Tra elezioni libere e un voto totalmente manipolato, il Cremlino potrebbe aver trovato la terza via.


→ CNBC. 2016-09-17. Putin’s ‘United Russia’ set to win elections despite public anger

Russia’s political scene will be closely watched this weekend as President Vladimir Putin’s party is tested in parliamentary and regional elections.

Despite the declining popularity of Putin’s United Russia party – although not of Putin himself – it is still expected to win the September 18 elections to the lower chamber of parliament (the State Duma) and gain an absolute majority of mandates, analysts predict.

“Some newcomers are likely to enter parliament, but the chamber will continue to be dominated by pro-Kremlin parties,” Otilia Dhand, senior vice president of risk consultancy Teneo Intelligence, said in a note earlier this week.

“Significant personal changes to the top economic team are also unlikely. While this will produce policy continuity, no material improvement in the outlook for structural reforms is expected after the vote,” Dhand added.

The analyst noted that the expected the win for United Russia (UR) will come despite a slow decline in recent polls, with the party currently attracting 39 to 41 percent of decided voters, down from 44 percent to 47 percent a month ago and it being reliant on its leader Putin for retaining popular support.

“The party’s fall-back strategy to put forward President Vladimir Putin, whose personal ratings significantly outperform the party’s, seems to have worked only partially as economic realities bite and voters blame the UR,” Dhand said. However, he noted that “none of the other parties that are likely to enter the parliament seem to be picking up UR’s lost votes in large numbers.”

For instance, the Liberal Democratic party (LDPR) is polling at 9-12 percent, while the Communist Party (CPFR) is at 8-10 percent, and the leftist Just Russia party (JR) at 5-6 percent, Dhand noted, adding that it should be borne in mind that UR also tends to underperform in pre-election polls.

Let them eat bread

The elections this weekend are an important precursor to a national election in 2018. The elections come amid a challenging economic environment and discontent among ordinary Russians about the stubbornly high price of basic goods.

On Friday, Russia’s central bank cut interest rates, as expected, by 50 basis points to 10 percent in a bid to stimulate the economy through gradual rate-cutting. The Russian economy has been hit by sanctions levied after Russia’s annexation of Crimea and involvement in a pro-Russian uprising in Ukraine, as well as the drop in the oil price. Poverty has increased.

However, inflation also remains high, potentially putting the central bank in a quandary. It hopes to lower the rate of inflation to 4 percent by 2017, but as of August it stood at 6.9 percent.

Eurasia Group’s Russia analysts Jason Bush, Zachary Witlin and Alexander Kliment said in a note on Thursday that a “inflation-targeting strategy harmonizes with Putin’s political goal of decisively winning the 2018 presidential election.”

“While industrial lobbies want lower interest rates, most ordinary Russians care more about bread-and-butter issues such as the price of bread and butter. According to one recent poll by the Levada center, an independent polling agency, the government’s failure to address rising prices is the number one concern for citizens; fully 42 percent of those polled say it’s their primary grievance. In contrast, just 25 percent hold the government responsible for ‘failing to deal with the economic crisis,'” the analysts said.

On a more positive note, the Russian economy is seen growing again in 2017. Plus, on Friday, S&P Global Ratings upgraded its outlook on the Russia’s credit rating to “stable” from “negative.”

“External risks to Russia have abated to a significant extent, while the country’s economy continues to adjust to the dual shocks of a lower oil price environment and sanctions imposed by the EU and the U.S.,” S&P said in a report on the revision.