Giuseppe Sandro Mela.
2016-11-28.
Il quattro novembre 2011 Genova ha subito una delle solite alluvione che la perseguitano.
Comune, Provincia e Regione hanno vissuto per decenni nella più totale incuria nei confronti dei lavori necessari per mettere in sicurezza i torrenti che attraversano la città. Anche il semplice sturare i tombini era considerata cosa vana e superflua.
In compenso, il personale di detti enti viveva e prosperava alla grande: numerosi come le stelle in cielo, la maggior parte avventizi stabilizzati, stipendi da megadirigenti delle Nazioni Unite. Per non parlare poi dei politici del tempo: tutti rigorosamente pidiini, come del resto la stragrande maggioranza dei burocrati.
Una sindachessa, la sig.ra Marta Vincenzi, con il tasso culturale di un anfiosso zoppo ed un interesse per la cosa pubblica che si arrestava al percepire e distribuire stipendi ed emolumenti. Ma era nel cuore dei dirigenti pidiini.
Il giudizio su tale genia non potrebbe esser più drastico: e pur essendo drastico sarebbe sempre benevolo.
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Il quattro novembre 2011 esondò il Ferreggiano, ammazzando molte persone.
Come risultante di un’incuria decennale, sicuramente, ma anche di una vacua leggerzza orripilante.
«i politici e i tecnici non chiusero le scuole nonostante fosse stata diramata l’allerta 2»
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«la mattina della tragedia, non chiusero le strade»
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«gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle 11 mentre il rio Fereggiano esondò intorno alle 13»
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«falsificarono il verbale alterando l’orario dell’esondazione»
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Adesso il Tribunale di Genova ha condannato a cinque anni l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, e con lei i suoi sodali dell’apparato burocratico. Cinque soli anni per omicidio plurimo
Sono passati cinque anni ed i morti non ritornano. Almeno, ricordiamole.
- Shiprese Djala, 29;
- Gioia Djala, 8;
- Gianissa Djala, 10 mesi;
- Serena Costa, 18;
- Angela Chiaramonte, 40;
- Evelina Pietranera, 50.