Pubblicato in: Devoluzione socialismo

Renzi. ‘Per un’operazione complessiva da 265 milioni di euro’. Nomi e cognomi.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-12-03.

2019-11-28__Renzi 001

«Repubblica è in grado di rivelare l’elenco completo delle società italiane e straniere sottoposte al vaglio dei pm fiorentini, che in queste ore stanno cercando di districare “l’intreccio tra prestazioni professionali rese da Alberto Bianchi e i finanziamenti alla Fondazione Open”, come scrivono nel decreto di perquisizione dell’avvocato Bianchi»

«Una prima lista è composta da una ventina di soggetti tra società e imprenditori, individuati lo scorso ottobre dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Firenze: British American Tobacco, Fingen spa, Chiantishire Società Agricola, Sanavir srl, Chiti Alessandro, Rtv38, Gruppo Menarini, Gruppo Garofalo, Gruppo Maestrelli Pida, Telecomunicazioni Italia srl, Gruppo Golden Production, l’Nh Group di Vittorio Farina, il Gruppo Moby di Vincenzo Onorato, Algebris Investment di Davide Serra, la galassia societaria di Alfredo Romeo, e Vito Pertosa»

«C’è poi un secondo elenco di persone fisiche o persone giuridiche “collegate ai soggetti predetti”: Airlines Handling Agents spa, Corporation America Italia, Alicross, Lagfin, Aurelia srl, Big Space, Begin, G.F. Uno, Getra Power, Mossi e Ghisolfi spa, Golden Production, Associazione Azimut, Associazione Comunicazione Reale, Il Mercante dei Sogni, Intek Group, Promidis, Irbm spa, Karat srl, Impresa Pizzarotti, Intesa Aretina scarl. Gli ultimi ad essere stati individuati dai finanzieri, a novembre, sono stati Kairos Investment Management spa e Kairos Partners Sgr»

«l’avvocato Bianchi, già legale rappresentante della Fondazione Open (“cassaforte” che ha finanziato l’ascesa politica di Matteo Renzi) ottiene dal Gruppo Toto un incarico per risolvere un contenzioso con Autostrade per l’Italia e per cui viene pagato 2 milioni e 250 mila euro; parte di quel denaro, 750 mila, se lo fa accreditare sul proprio conto personale; bonifica poi ad Open 200 mila euro, e altri 200 mila li gira al Comitato per il Sì al referendum del 2016»

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«Centomila euro per un incontro a quattrocchi con Matteo Renzi. Ecco qui la lauta tariffa che Alberto Bianchi – ex capo della Fondazione Open – e amico del leader di Italia Viva chiedeva in occasione delle cene riservate.»

«Nel mirino dei magistrati – e della Guardia di Finanza – ci sono tutte quelle società che hanno finanziato le attività e le iniziative politiche del fu presidente del Consiglio, oltre che l’appuntamento della Leopolda»

«Ecco, a proposito di Toto, i magistrati – scrive sempre Repubblica – sospettano una potenziale intromissione dell’avvocato Bianchi “nei percorsi normativi di tre importanti dossier sui tavoli del governo, tutti di grande interesse per il Gruppo, chiamato, dopo i terremoti dell’Aquila (2009) e di Amatrice (2016), a mettere in sicurezza antisismica le due autostrade A24 e A25″»

«Per un’operazione complessiva da 265 milioni di euro»

Stiamo vivendo un’istruttoria gridata sui tetti, ove ogni elemento è considerato essere sentenza passata in giudicato.

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Open, ecco le quaranta società nel mirino dei pm

Gli inquirenti fiorentini sulle tracce dello “schema Bianchi”, ma i legali dell’ex presidente della Fondazione frenano: “Quasi nessuna consulenza”.

E’ caccia allo “schema Bianchi”. Repubblica è in grado di rivelare l’elenco completo delle società italiane e straniere sottoposte al vaglio dei pm fiorentini, che in queste ore stanno cercando di districare “l’intreccio tra prestazioni professionali rese da Alberto Bianchi e i finanziamenti alla Fondazione Open”, come scrivono nel decreto di perquisizione dell’avvocato Bianchi.

Una prima lista è composta da una ventina di soggetti tra società e imprenditori, individuati lo scorso ottobre dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Firenze: British American Tobacco, Fingen spa, Chiantishire Società Agricola, Sanavir srl, Chiti Alessandro, Rtv38, Gruppo Menarini, Gruppo Garofalo, Gruppo Maestrelli Pida, Telecomunicazioni Italia srl, Gruppo Golden Production, l’Nh Group di Vittorio Farina, il Gruppo Moby di Vincenzo Onorato, Algebris Investment di Davide Serra, la galassia societaria di Alfredo Romeo, e Vito Pertosa.
C’è poi un secondo elenco di persone fisiche o persone giuridiche “collegate ai soggetti predetti”: Airlines Handling Agents spa, Corporation America Italia, Alicross, Lagfin, Aurelia srl, Big Space, Begin, G.F. Uno, Getra Power, Mossi e Ghisolfi spa, Golden Production, Associazione Azimut, Associazione Comunicazione Reale, Il Mercante dei Sogni, Intek Group, Promidis, Irbm spa, Karat srl, Impresa Pizzarotti, Intesa Aretina scarl. Gli ultimi ad essere stati individuati dai finanzieri, a novembre, sono stati Kairos Investment Management spa e Kairos Partners Sgr.

Cosa cercano gli inquirenti? Tracce di quello che sempre di più si va delineando come lo “schema Bianchi”, e che i pm ritengono di aver fotografato nell’affaire Toto. In sintesi: l’avvocato Bianchi, già legale rappresentante della Fondazione Open (“cassaforte” che ha finanziato l’ascesa politica di Matteo Renzi) ottiene dal Gruppo Toto un incarico per risolvere un contenzioso con Autostrade per l’Italia e per cui viene pagato 2 milioni e 250 mila euro; parte di quel denaro, 750 mila, se lo fa accreditare sul proprio conto personale; bonifica poi ad Open 200 mila euro, e altri 200 mila li gira al Comitato per il Sì al referendum del 2016. Non irrilevante, ai fini della dimostrazione dello schema, l’appunto datato 12/9/2016, in cui Bianchi riferisce all’allora sottosegretario Luca Lotti “di aver ricevuto 750 k sulla base dell’accordo con Toto” e lo informa di aver fatto il bonifico ad Open.

Un’impostazione rigettata completamente dall’avvocato difensore di Bianchi, Nino D’Avirro, il quale sostiene che il suo assistito non ha avuto consulenze con quasi nessuno delle società indicate dagli inquirenti. E che anche nel caso di Toto si trattava di una regolare parcella.

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Il ricco tariffario di Renzi: “Per parlargli centomila euro”

Si allarga l’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open. E spuntano le laute tariffe per incontrare il leader di Italia Viva.

Centomila euro per un incontro a quattrocchi con Matteo Renzi. Ecco qui la lauta tariffa che Alberto Bianchi – ex capo della Fondazione Open – e amico del leader di Italia Viva chiedeva in occasione delle cene riservate.

Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta della Procura di Firenze sulla fondazione “renziana” presieduta fino al 2018 (quando fu sciolta) proprio dall’avvocato Bianchi e di cui Marco Carrai – amico di Renzi – era membro del consiglio di amministrazione. I due, ora come ora, sono gli unici indagati dalle toghe gigliate per traffico di influenze.

Nel mirino dei magistrati – e della Guardia di Finanza – ci sono tutte quelle società che hanno finanziato le attività e le iniziative politiche del fu presidente del Consiglio, oltre che l’appuntamento della Leopolda.

Ora un nuovo capitolo, svelato da La Repubblica. Già, perché il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari scrive che nel fascicolo dell’inchiesta su Open, che tocca da vicino anche l’ex segretario del Partito Democratico, ci è finita anche la mail inviata agli imprenditori del cosiddetto “Giglio Magico” proprio dall’avvocato Bianchi, braccio destro del “rottamatore”. Rep, a tal proposito, scrive di “fondi in cambio di interlocuzioni col futuro premier”.

All’attenzione degli inquirenti il contenuto del personal computer di Bianchi. Sotto la lente di ingrandimento una email risalente al novembre 2013 firmata appunto Alberto (Bianchi) e Marco (Carrai) e indirizzata a imprenditori possibili finanziatori come Davide Serra, Vito Pertosa, Beniamino Gavio, Luigi Scordamaglia. “La fondazione – come scrivono i pubblici ministeri Luca Turco e Antonino Nastasi – ha necessità di reperire risorse e offre la possibilità di periodiche interlocuzioni con Renzi Matteo”, riporta Rep, citando le toghe, che parlano anche di “impegni reciproci”: “Supporto di 100 mila euro all’anno per cinque anni, sostegno di idee, suggerimenti, proposte per Matteo e per la Fondazione, interlocuzioni con Matteo sia dirette, sia tramite Alberto e Marco”.

Quindici giorni dopo quella mail, l’8 dicembre 2013, Matteo Renzi sarebbe diventato il segretario del Pd stravincendo le Primarie con il 67,55 dei voti, sbaragliando la concorrenza di Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati.

Dunque, un'”ombra” che risponde al nome del Gruppo Toto (settore costruzioni). La società era appunto cliente di Bianchi e allo stesso tempo figurava tra i principali finanziatori di Open, oltre che degli allora “Comitati per il Sì” in vista del Referendum del 4 dicembre 2016 sulla riforma della Costituzione, bocciato dal 60% degli italiani.

Ecco, a proposito di Toto, i magistrati – scrive sempre Repubblica – sospettano una potenziale intromissione dell’avvocato Bianchi “nei percorsi normativi di tre importanti dossier sui tavoli del governo, tutti di grande interesse per il Gruppo, chiamato, dopo i terremoti dell’Aquila (2009) e di Amatrice (2016), a mettere in sicurezza antisismica le due autostrade A24 e A25”. Per un’operazione complessiva da 265 milioni di euro.