Pubblicato in: Devoluzione socialismo, Unione Europea

Rai. Nuovo cda. Teste che cadono e nuovo che avanza. Nomi e cognomi.

Giuseppe Sandro Mela.

2018-10-04.

Ghigliottina 1008

Alle elezioni del 4 marzo 2018 il centrodestra ha ottenuto 264 deputati, M5S 221, ed il centrosinistra 112.

Il lato grottesco è che la dirigenza del partito democratico, che così fattivamente ha concorso al tracollo del proprio partito, sembrerebbe essere stata sorpresa dei risultati. Eppure la nuova legge elettorale se la erano fatta proprio loro, con le loro manine, perché convinti di essere sempre votati dagli Elettori.

Adesso la musica è cambiata.

Non solo, ma tutti i sondaggi danno in continua ascesa la popolarità del governo giallo verde.

Poi, alle susseguenti elezioni amministrative, il partito democratico ha perso la quasi totalità degli enti locali che governava.

E mo? Di cosa avrebbe mai da lamentarsi?

È nelle regole democratiche che chi si è saputo conquistare la maggioranza parlamentare nomini negli enti pubblici persone capaci sicuramente sì, ma anche di sua fiducia.

Per decenni il partito democratico, in tutte le sue precedenti versioni nominative, ha piazzato alla dirigenza Rai persone il cui unico merito era la tessera di partito. Adesso questi devono fare fagotto ed andarsene, ringraziando anche il Cielo che le folle inferocite non li hanno linciati.

I giornalisti Rai, ma anche quelli del Corriere, de La Stampa, de La Repubblica e del Sole 24 Ore mica scherzano: rossi come pomodori maturi, propalatori di ogni nequizia infamante su Lega e M5S, quasi fossero non solo nemici giurati ma flagello della umanità.

In questi mesi il partito democratico ha goduto di una visibilità artefatta solo perché i sodali della Rai ne ricordavano la inutile esistenza: bene, ora la pacchia è finita.

Si è anche stupiti ed ammirati della mitezza che M5S e Lega stanno mostrando nei loro confronti.

Auspichiamo che nel futuro prossimo quella genia sia licenziata e che non si faccia più rivedere.

Vada a cuocere frittelle alle residue feste della Unità. La gente, i Cittadini Elettori, di loro proprio non ne vuole più sapere nulla.

Le urla dei pidiini stanno diventando balsamo per le ferite che hanno inflitto per decenni.


Adnk. 2018-10-01. Nomine Rai, chi è in pole

Chiuso il capitolo presidenza con il via libera a Marcello Foa a viale Mazzini, M5S e Lega tornano ad accendere i riflettori sulle nomine di Reti e Tg. A quanto apprende l’Adnkronos da fonti di governo, la settimana prossima sarebbe in agenda un incontro tra i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, per affrontare la questione. L’intenzione è quella di chiudere la partita a stretto giro.

Per ora l’unico disco verde, sul fronte Rai, ha visto protagonista Alessandro Casarin a capo della Tgr. E così la Lega, dopo aver incassato il via libera al sovranista Foa, ha ottenuto un altro punto a suo favore. Al vicedirettore di Rainews – dato da settimane in corsa per i Tg regionali – è stato tuttavia affidato l’interim, segno che c’è diffidenza tra i due soci di governo.
Dai vertici del M5S assicurano che sarà il merito a tracciare la rotta delle nomine. Per questo ricoprire ruoli apicali non farà la differenza per le nuove direzioni. “Vogliamo lasciare la partitocrazia fuori dalla porta di viale Mazzini”, il ragionamento.

Se la Lega ha puntato i piedi per affidare la presidenza di viale Mazzini a un sovranista, in molti, tra i 5 Stelle, pensano che sarebbe una forzatura cedere anche il Tg1. Per questo, sulla rampa di lancio per la direzione del Tg della Rete ammiraglia figurano Alberto Matano e Franco Di Mare. Due volti noti di viale Mazzini e anche per questo graditi ai vertici grillini che vorrebbero personaggi di grido e vicini alla gente.

Per la direzione del Tg1, ma stavolta sul versante Lega, circolano i nomi di Gennaro Sangiuliano, Luciano Ghelfi e Roberto Pacchetti, giornalista Rai in forza alla redazione milanese. Non si esclude che uno di questi nomi possa alla fine approdare alla direzione del Tg2, con Sangiuliano decisamente in pole.

I giallo-verdi sono consapevoli di dover fare i conti anche con un problema di quote rosa per la direzione delle testate giornalistiche. Questa consapevolezza favorirebbe la corsa di Simona Sala, che resta un’altra carta da giocare. Quirinalista del Tg1 di lungo corso, quello di Sala è un profilo istituzionale che resta in pista per le direzioni del Tg3 (dove però potrebbe essere confermato Luca Mazzà) e di Rainews24.

Sul Giornale radio, dove sembra prevalere la sensibilità del M5S, in pole c’è Giuseppe Carboni, 20 anni di radio alle spalle, attualmente in forza alla redazione politica del Tg2.

A Rai sport per la successione di Bruno Gentili, nominato ad interim, oltre al nome di Jacopo Volpi si fa largo quello di Maurizio Losa: il suo profilo piace perché nella sua lunga carriera non si è occupato solo di sport ma anche di altro, non ultimo l’affaire tangentopoli. Antonio Preziosi sarebbe invece in corsa, in quota opposizione (è vicino a Fi), per i servizi parlamentari.

Infine le direzioni di Rete. Per Rai Uno la Lega sarebbe orientata a confermare un nome che gira ormai da mesi, quello di Marcello Ciannamea, mentre per la seconda Rete resta in pole Maria Pia Ammirati, ex vicedirettrice di Rai1, dal 2014 a capo di Rai teche e molto gradita ai grillini. Restano poi aperti altri capitoli, tra gli altri quello del capo del personale e soprattutto il responsabile di Rai pubblicità. Una casella quest’ultima considerata molto importante da Silvio Berlusconi, strategica per il futuro di Mediaset.

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