Giuseppe Sandro Mela.
2018-06-12.
Il Progetto Belt and Road è un piano a livello mondiale: si propone di costruire quasi ovunque nei paesi sottosviluppati infrastrutture di base: acquedotti, reti fognarie, centrali elettriche e relativa rete di distribuzione, strade, autostrade e ferrovie. Lungo il decorso di queste nuove arterie di comunicazione risulta essere conveniente impiantare realtà produttive, collegate in modo decente con il resto del mondo.
L’intero progetto sarebbe valutabile attorno ai 1,500 miliardi di dollari americani, 580 dei quali da spendersi entro il 2020.
La Cina si propone molti obbiettivi.
L’appoggio politico ed economico fornito a paese poveri, se porto con garbo, costituisce materiale cementante i rapporti. Permette di stabilire rapporti cordiali e di reciproca utilità, destinati ad incrementarsi nel tempo via via che questi paesi poveri entrano in una fascia di almeno relativo benessere.
Il progetto cinese è strategico: se sia vero che interessano anche i risultati immediati, sarebbe altrettanto vero constatare come gli obbiettivi reali siano sul lungo termine. In linea generale potremmo dire tra venti – trenta anni.
Se è vero che il progetto Belt and Roda, di cui il Silk Road è una componente, mira ad aiutare le economie al momento misere ad emergere, sarebbe altrettanto vero constatare che i cinesi intendono averne gestione diretta, anche perché i soldi sono i loro. Un caso paramount è la concessione degli appalti, in cui le ditte cinesi sono invariabilmente preferite a discapito di quelle occidentali.
Belt and Road. La Cina rigetta il rapporto C4ADS. Gli Usa fuori dagli appalti: sono liberal.
Cina. Grande Muraglia contro la Germania. – Handelsblatt.
Questa posizione cinese, peraltro ben capibile, è anche facilitata dalle posizioni occidentali, che legano la possibilità collaborativa delle proprie imprese a vincoli che rispecchiano la proprio particolare concezione etica e morale. Che poi le imprese sgattaiolino anche in modo rocambolesco è un altro paio di maniche, ma senza l’ombrello protettivo di una diplomazia aperta ed efficiente le imprese occidentali risultano essere fortemente penalizzate.
Confindustria tedesca ha definito il sistema cinese come una nuova Grande Muraglia eretta contro di lei.
Il nodo è che a cambiare non sarà certo la Cina: l’Occidente dovrebbe cambiare registro se intende lavorare nel progetto Belt and Road.
Poi, vi sono anche tutti i problemi di rapporti diplomatici con i paesi con i quali la Cina sta collaborando.
Con alcuni paesi questi sono chiari e facili, con altri alquanto tribolati.
Per esempio, la Cina ha ancora in essere un contenzioso territoriale con l’India, la quale non vede poi troppo di buon occhio il prorompente sviluppo economico cinese: il suo concreto timore è quello di restare accerchiata politicamente ed economicamente.
Altri paesi si stanno rendendo conto che, pur essendo il Progetto Belt and Road gigantesco quanto mai munifico, verosimilmente avrebbero potuto contrattare condizioni migliori. Questo è per esempio il caso del Myanmar.
Da ultimo, ma non certo per ultimo, il mondo inizia finalmente a rendersi conto a rendersi conto che, proseguendo su questo trend, tra due decenni la Cina sarà egemone a livello mondiale, evenienza questa che non tutti sono disposti ad accettare.
«The economic corridor did not play an important role in Indian development plans, whereas the Chinese attached great significance to it»
Un pensiero riguardo “Cina. New Silk Road. Qualche difficoltà nel sud-est asiatico.”
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